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 2016  aprile 01 Venerdì calendario

Le migliori gaffes della Gelmini

E niente, l’ha rifatto. C’è ricascata. Erano almeno un paio di mesi che Mariastella Gelmini non faceva una gaffe, che non diventava trend topic su Twitter, che non costringeva un portavoce o una segretaria a dimettersi, che non era costretta a rettificare le sue rettifiche, poi come sempre mi si è distratta un attimo e ne ha combinata una delle sue. Perché diciamolo: se Lapo Elkann in tema gaffe è un discreto professionista, la Gelmini è un autentico luminare, un faro scintillante nell’infinito oceano delle figure di merda mondiali. Ma andrei a stilare una classifica delle sue migliori gaffe partendo proprio dalla più fresca che nella giornata di ieri l’ha resa indiscussa protagonista delle cronache e dell’ilarità sul web:
La gaffe urbana. La nostra Mariastella decide di scendere in campo per sostenere il candidato sindaco di centrodestra Stefano Parisi a Milano. Stefano Parisi sottovaluta il rischio e la lascia fare. A quel punto la Gelmini che sul web è notoriamente fortissima (ad oggi sono stati partoriti più tweet contro di lei che meme su Leonardo DiCaprio), pubblica un suo video su Twitter. Nel video indossa un cappottino panna, ha la piega fatta, l’occhialino d’ordinanza, è tutto perfetto. Brandisce con severità un foglietto bianco che non si capisce cosa sia, se una multa o la ricevuta di Orlo Rapido, fatto sta che comincia la sua filippica contro questo viziaccio del sindaco Giuliano Pisapia di vessare i milanesi con ben 10.000 multe al giorno. Dice che sono uno strumento per fare cassa sulla pelle dei cittadini. Dice che il traffico andrebbe “fluidificato” manco stesse parlando di catarro anziché di un ingorgo al semaforo.
Nel frattempo, non si accorge di parlare davanti a tre auto in divieto di sosta, che è un po’ come trovarsi in viale Certosa, dire “Non è vero che ci sono tutte ‘ste prostitute in viale Certosa!” mentre un tizio alle tue spalle carica una nigeriana. Fatto sta che Giuseppe Sala, appresa la notizia dell’endorsement della Gelmini per Parisi, ha cominciato a provare la fascia tricolore davanti allo specchio.
La gaffe scientifica. Ci sono cose che non dimenticheremo mai. Il primo passo dell’uomo sulla luna. L’undici settembre. La mise verde di Daniela Santanchè alla Scala. La figuraccia della Gelmini sulla scoperta del Cern di Ginevra.
Fu memorabile la nota del suo ministero secondo il quale “Alla costruzione del tunnel tra il Cern e il laboratorio del Gran Sasso attraverso il quale s’è svolto l’esperimento (quello dei neutrini alla velocità della luce) l’Italia ha contribuito con uno stanziamento di 45 milioni di euro.”. Non si sa se poi la Gelmini abbia realizzato che quel tunnel non esiste o se continui a cercare sul navigatore “tunnel Ginevra-Vasto Marina”.
La gaffe tafazziana. Nel 2010 durante l’esame degli emendamenti del disegno di legge sull’Università, la Gelmini votò per distrazione con l’opposizione contro i suoi stessi emendamenti. Roberto Giachetti, in aula, glielo fece ironicamente notare. Nessuno ha mai capito se sia stata dissociazione dal partito o dissociazione della personalità.
La gaffe pornografica. Sempre nel 2010, ai cronisti che le domandarono: “Cosa ne pensa dello strappo con Fini?”, lei rispose serafica: “Ora siamo perfino più compatti. È l’effetto Bocchino”. Inutile infierire, anche perché la Gelmini fu lungimirante: senza un Bocchino ogni tanto a creare movimento, oggi in effetti sono molto meno coesi. Del resto si sa, certe cose creano affiatamento.
La gaffe lettiana. Nel 2011, durante Ballarò, Enrico Letta (con i documenti portati a Bruxelles da Tremonti alla mano) le chiese come mai il settore dell’istruzione avesse deciso di effettuare tagli per 4 miliardi e mezzo. Dopo un evidente attacco di angina pectoris accompagnato da preoccupante dilatazione delle pupille, la Gelmini farfugliò un clamoroso: “Ma non è vero, Tremonti me lo avrebbe detto!”. Che fu come ammettere che Giulio Tremonti le lasciava dei fogli da firmare, se poi finisse per firmare delle carte inerenti il suo ministero o i conti della ristrutturazione del bagno di servizio della casa al mare di Tremonti lei non se l’è mai chiesto. E comunque, era Tremonti a doverla avvisare anche con un messaggio su WhatsApp dopo cena, mica lei a doversi documentare.
La gaffe scolastica. Solidale, commovente, empatica la sua lettera ai maturandi nel 2011. “Alla Maturità nel ’92 scelsi Fogazzaro, Palazzeschi e i crepuscolari”, scrisse ai ragazzi in agitazione per gli esami. Peccato che Fogazzaro fu un crepuscolare come Sandro Bondi uno scapigliato e che infatti, quell’anno, Fogazzaro non uscì alla maturità.
La gaffe che verrà. Siamo certi che la Gelmini ci regalerà una rettifica entro stasera a proposito del video endorsement per Stefano Parisi con le auto parcheggiate in divieto di sosta. Naturalmente, rettifica che avverrà mentre alle sue spalle Lapo Elkann parcheggerà il suo Suv sul tetto di un’edicola.