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 2016  aprile 01 Venerdì calendario

Per non rinunciare all’Europa di Altiero Spinelli e dei suoi fondatori

I Paesi emersi dalla disgregazione del sistema sovietico avevano soprattutto lo scopo di affrancarsi dal dominio di Mosca cercando la protezione dell’Unione Europea e conseguentemente della Nato. Vivono antichi rancori ed hanno vecchi conti da regolare. L’integrazione europea li coinvolge finché gli fa comodo. Ma sono entrati perché faceva comodo alla Germania. Non sarebbe ora di ridisegnare la Ue a due corone concentriche, una interna composta dai pochi Paesi convinti della soluzione federale con moneta unica ed una esterna con accordi di collaborazione funzionale (dogane, dazi, ecc.)?
Carlo A. Barbieri
cabarbier@libero.it


Caro Barbieri,
La linea politica adottata dalla Germania federale verso gli ex satelliti dell’Unione Sovietica non fu suggerita soltanto da convenienze nazionali, politiche ed economiche. Il cancelliere Helmut Kohl, nato nel 1930, non poteva ignorare quanto le rivendicazioni polacche, cecoslovacche e ungheresi, insieme alla nascita del regime nazista, avessero contribuito ad avvelenare il clima degli anni Trenta e a creare le condizioni per un nuovo conflitto mondiale. Non è difficile immaginare perché l’ingresso dei satelliti nella Unione Europea sembrasse a molti tedeschi una garanzia di pace per l’intero continente. Ma furono commessi almeno due errori.
In primo luogo non fu tenuto conto del fatto che i Paesi asserviti all’Urss non erano stati impegnati nel dibattito sugli Stati Uniti d’Europa, a cui avevano partecipato appassionatamente, sin dall’immediato dopoguerra, i fondatori della Ceca e della Comunità economica europea. L’obiettivo prioritario di Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Estonia, Lettonia e Lituania, non era la costruzione di una nuova Europa, ma, più semplicemente, il recupero della sovranità nazionale.
Il secondo errore fu quello di permettere che i nuovi candidati, prima ancora di essere accettati nel club, partecipassero, pur senza diritto di voto, ad alcuni degli incontri in cui furono decise le grandi linee costituzionali della Unione allargata. Esisteva un’altra soluzione. Era quella che Jacques Delors, dopo l’unificazione tedesca, aveva suggerito al presidente francese. In una colazione a quattr’occhi nella biblioteca del Palazzo dell’Eliseo, il presidente della Commissione aveva prospettato a François Mitterrand l’ipotesi dei due cerchi concentrici. Del primo avrebbero fatto parte soltanto i Paesi che erano già membri della Unione Europea; del secondo avrebbero fatto parte anche i Paesi candidati. Questa formula avrebbe permesso ai vecchi soci di avanzare sulla strada della integrazione e ai nuovi arrivati di trarre grandi vantaggi dall’appartenenza a una grande zona economica unificata.
Non tutte le speranze sono perdute. Esiste ancora la norma sulle cooperazioni rafforzate che permette ad alcuni Paesi (non meno di 9) di accordarsi su un progetto comune. Se la Gran Bretagna resterà nell’Unione con le condizioni di favore che le sono state concesse, la cooperazione rafforzata sarà l’unica strada percorribile per non rinunciare all’Europa di Altiero Spinelli e dei suoi fondatori.