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 2016  aprile 01 Venerdì calendario

La storia di Peggy, la nipote povera, e Solomon, lo zio Paperone. Quando l’arte è storia di famiglia

«La gente pensa che la mia vita sia stata molto eccitante, ma non sa di tutto il dolore che si è portata con sé», confessava Peggy Guggenheim (1898 – 1979) in una delle interviste raccolte fra il 1970 e il 1976 dall’amica Virginia Dortch. I dolori de «la miliardaria», come la chiavano i giornali italiani nonostante lei aborrisse quel soprannome, cominciarono a 14 anni, con la morte del padre Benjamin annegato nella notte in cui il Titanic mandava a picco le illusioni della Belle Époque. Solo molti anni dopo la sorella minore di Peggy, Hazel, venne a sapere da una sarta sopravvissuta al naufragio che suo padre era in viaggio con una cantante francese, Léontine Aubart, amante di altri uomini d’alto bordo.
Benjamin Guggenheim era il quinto degli undici figli del ricco magnate Meyer, ebreo svizzero che aveva fatto i soldi in America con l’industria estrattiva. Solomon (1861 – 1949) era invece il figlio più ricco, grazie alla Yukon Gold Company fondata in Alaska, e il più famoso, grazie all’incontro con una giovane artista e studiosa tedesca, Hilla Rebay, al secolo baronessa Hilla Rebay von Ehrenwiesen, avvenuto all’età di 66 anni. Fino ad allora Solomon, da classico ricco borghese, aveva comprato arte antica e poi ameni paesaggi da salotto della scuola di Barbizon. Fu Hilla a guidarlo saldamente nel mondo dell’arte moderna. Nel luglio del 1930 lo accompagnò nello studio di Kandinsky, a Dessau, dove il magnate acquistò numerose opere fino a possederne oltre 150. Alloggiata nell’appartamento privato del Plaza Hotel di New York, la collezione veniva saltuariamente mostrata agli amici in occasione dei nuovi acquisti, ma Hilla cominciò ad organizzare esposizioni itineranti negli Stati Uniti finché nel ‘37 nacque la Fondazione Solomon R. Guggenheim con lo scopo di «promuovere, incoraggiare, educare all’arte e illuminare il pubblico». L’anno dopo, il 1938, anche la nipote Peggy, che ormai aveva quarant’anni, si lanciò nella sua avventura artistica e aprì a Londra la galleria d’arte Guggenheim Jeune dedicandosi all’avanguardia.
I consulenti erano infatti l’artista Marcel Duchamp (che intanto stava organizzando la mostra internazionale del Surrealismo) e il poeta e critico Herbert Read. Fu Samuel Beckett, rivelò Peggy, a spronarla a comprare arte: «È tuo dovere, mi disse». La galleria fu un successo sociale, ma un fallimento finanziario. Peggy ha sempre spiegato di non essere stata ricca abbastanza per poter fare grandi acquisti e, di fatto, rischiò la bancarotta più volte. Stava molto attenta al prezzo delle opere: si ricordava quanto aveva speso per ognuna e a quanto l’aveva rivenduta. Più che collezionista, fu piuttosto un’appassionata mercante/mecenate. Il vero paperone era lo zio Solomon.
La sua collezione era diventata talmente vasta che nel 1943 incaricava Frank Lloyd Wright di progettare un museo per il terreno appositamente acquistato sulla Fifth Avenue. Solomon non fece in tempo a vedere la spettacolare architettura circolare terminata nel 1959, ma non andò nemmeno a visitare la galleria che la nipote Peggy, tornata in America in seguito alla guerra, aprì a New York nel 1942 con il nome di Art of This Century: «Hilla Rebay non voleva che lui venisse» ricordò Peggy spiegando perché non aveva usato il nome Guggenheim, come per la galleria di Londra.
Peggy era completamente diversa dallo zio. Lui era integrato nel mondo ebraico newyorkese, sposò una Rothschild ed era così ricco che nel 1919 abbandonò ogni attività per dedicarsi agli acquisti d’arte. Lei era la parente povera, orfana di padre, più a suo agio con artisti squattrinati che con il circolo dei parenti che la guardavano dall’alto in basso. Appena le fu possibile lasciò l’America per l’Europa e si sposò con l’artista Laurence Vail, eccentrico, ubriacone, l’esatto contrario di quello che la famiglia si aspettava per lei. Alla fine, però, l’istinto della famiglia prevalse e Peggy donò il palazzo veneziano con la sua collezione alla fondazione dello zio.