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 2016  aprile 01 Venerdì calendario

«Correre è pericoloso». Qualcuno aiuti il malato Alonso

 RESTA un miracolato e non può certo maledire il destino. Perché quando si picchia contro una macchina a 310 all’ora, quando si vola fuori pista e ci si schianta contro le barriere a quasi 200, pochi possono raccontare le sensazioni provate in quei terribili momenti. Alonso deve comunque sorridere, ma non è un super uomo e non potrà correre domenica in Bahrein. A fermarlo, ed è la seconda volta nel giro di 12 mesi, sono i medici della Fia, che ieri non gli hanno dato l’idoneità, perché un nuovo botto potrebbe avere conseguenze devastanti per la sua salute. Hanno messo per iscritto: «Sono state confrontate due serie di Tac al torace e si è deciso che c’è una insufficiente risoluzione dei problemi per permettergli di competere in sicurezza». Significa: c’è una costola rotta e non ancora saldata (Alonso addirittura parla di più d’una davanti alle tv) e un nuovo impatto potrebbe comportare una perforazione del polmone, cosa peraltro già avvenuta a Melbourne, con lo spagnolo che ha subito un pneumotorace, che lui sostiene «di avere quasi riassorbito del tutto».
Alonso va fermato e alla McLaren, forse spiazzata, non resta che adeguarsi, con la convocazione in tutta fretta del belga Stoffel Vandoorne, che non era stato allertato in precedenza e che è dovuto partire dal Giappone. Il suo sarà un debutto in F1 davvero particolare, arriva in Bahrein alle 8 e 30 locali e 5 ore dopo deve salire in macchina. Ma non si poteva fare altrimenti, la visita medica, durata un’ora e mezza, a cui si è sottoposto Alonso non ha lasciato margini. Non solo: la Fia vuole seguire il decorso con grande attenzione e fra dieci giorni ripeterà l’approfondito esame, prima di dare il placet al suo ritorno in pista in Cina. Lo stesso pilota adombra l’ipotesi di uno stop più lungo: «È presto per fare previsioni, ma la sicurezza viene prima di tutto, le decisioni dei medici mi fanno soffrire, ma sono logiche, potrei dover restare a guardare anche a Shanghai».
Il problema è legato ad una possibile recidività, come era capitato 12 mesi fa, quando lo spagnolo dovette rinviare il debutto con la McLaren, dopo il terribile incidente patito il 22 febbraio nei test invernali di Barcellona. Di quel botto tanto si è detto, molti contorni sulle cause sono rimasti misteriosi (mai si è smentita del tutto l’ipotesi di una scossa che avrebbe fatto perdere i sensi ad Alonso), resta il fatto che allora ci fu un trauma cranico e i dottori sconsigliarono di gareggiare. In pista, prima del divorzio dalla scuderia (oggi è in Renault), finì Magnussen. Ora si teme di nuovo l’impatto dopo l’impatto, in un periodo grigio della carriera dello spagnolo, con la McLaren che continua a restare anonima e con i suoi incidenti diventati più frequenti. Quando era in Ferrari, in partenza a Spa, si ricorda di un Grosjean che gli passò sopra la testa e per lo spagnolo non ci fu nemmeno un graffio. Ora invece non può che esternare frustrazione, dopo che in Australia aveva parlato solo di un guaio al ginocchio. «Ma poi – spiega, con accanto la sorella Lorena, laureata in medicina – tornato a casa ho cominciato ad accusare dolori alle costole. Una Tac ha evidenziato una rottura e un pneumotorace. Ce l’ho messa tutta per non saltare questa gara, pensavo con l’adrenalina di poter sopportare il male, ma c’è il rischio di creare guai ad organi vitali. Non vedo l’ora di tornare ed è per questo che rimarrò in Bahrein, a contatto con la squadra. Il team mi aveva lasciato libero, ma io voglio partecipare alle riunioni tecniche e aiutare Vandoorne». La testa almeno è stata risparmiata, «e se avessi avuto l’Halo avrei evitato anche questa preoccupazione». Come tranquilla può definirsi la McLaren nell’inchiesta della Fia sulle condizioni del sedile. Il team precisa: «Non era rotto, ma crepato. Significa che si è flesso e ha fatto il suo dovere».