Corriere della Sera, 1 aprile 2016
Ultime dal caos Roma: Marino non si candida mentre Berlusconi prega Bertolaso di finirla con le gaffe
Da una parte c’è Ignazio Marino, che dopo mesi di balletti decide di non candidarsi: «Serve una donna o un uomo della società civile. Ma non sarò io». Dando così «un dispiacere» agli aficionados accorsi alla presentazione del suo libro con tanto di cartelli.
Dall’altra c’è un Silvio Berlusconi che, dietro alle parole ufficiali, è – dicono i suoi – «molto preoccupato di come sta andando la campagna su Roma». Tanto da convocare ad Arcore, in fretta e furia, Guido Bertolaso, candidato sindaco di Forza Italia, già scaricato da Matteo Salvini e da Giorgia Meloni, che ha deciso di correre in prima persona.
L’ex cavaliere, nel vertice a casa sua, alla presenza anche di Deborah Bergamini e di Marcello Fiori, è molto chiaro con Bertolaso. Toni concilianti, ma parole ferme: «Guido, così non ci siamo. Stiamo andando male, nei sondaggi siamo indietro». Un anticipo del ritiro? Non ancora. Perché Berlusconi, nonostante dentro Forza Italia ormai in pochi credano alla scelta di insistere sull’ex Protezione civile, vuole provarci ancora per un po’: «Aspettiamo il 15 aprile, poi decidiamo». Ma il messaggio che consegna a Bertolaso è da pre-crisi: «Bisogna allargare la squadra, ti devi far aiutare dal partito, dagli uomini che sanno come si conduce una battaglia su Roma». Se non sono dei tutor, poco ci manca. E le figure individuate, intanto, sono quelle di Antonio Tajani (già commissario europeo, che corse contro Walter Veltroni nel 2001 arrivando al ballottaggio) e di Francesco Giro, senatore, a lungo coordinatore laziale degli «azzurri».
E poi, quello che ha irritato Berlusconi, sono le continue «gaffe» di Guido. Da quando disse che «i rom sono vessati», alla frase sulla Meloni «che deve fare la mamma», fino all’ultima, quasi grottesca: «Mia moglie è di sinistra, voterà per Giachetti». Cioè il candidato Pd del quale Bertolaso si era già detto amico. Frase che ha scatenato l’ilarità, ma anche l’ansia, tra i berlusconiani: «Se non lo votano nemmeno i parenti, quanti consensi prendiamo?». A Bertolaso, d’accordo con la Bergamini, verrà affiancato un «comunicatore»: un giornalista, un professionista, da cercare nella rete berlusconiana. Il casting è aperto.
Ufficialmente, però, Berlusconi non molla: «Bertolaso nei sondaggi ha già raggiunto la Meloni, che sfrutta la sua antica posizione tra i romani», dice a Radio Radio. Proprio la leader di FdI aveva detto che «se Berlusconi vuole perdere Roma non sarà più il leader del centrodestra». Frasi che all’ex premier non sono proprio piaciute: «Si risparmi certe affermazioni, che non le fanno bene. La sua candidatura è un capriccio». Secondo Berlusconi «gli altri candidati sono pure comparse, Lega e FdI si sono fatti trascinare dai litigi nella destra romana» e Bertolaso «è l’unico che può risolvere i problemi di Roma: gli altri sanno solo fare politica, non saprebbero da dove cominciare». Il sondaggio di Tecné, però, dice anche altro. È vero che Bertolaso, quotato tra il 14 il 17 per cento, sfiora la Meloni ma è anche vero che l’ex ministro della Gioventù col suo 17-20% sarebbe ad un’incollatura da Giachetti al 19-22%. Anzi, la «punta» più alta di Giorgia supererebbe la soglia più bassa del piddino. Quando basta, dentro Fi, per cercare di spingere Berlusconi a virare – eventualmente – più su di lei che su Alfio Marchini, per poi sfidare al ballottaggio Virginia Raggi di Cinque Stelle, attestata tra il 25 e il 27 per cento.
E la sinistra? L’incognita Marino si scioglie con una sensazione: che non fosse il libro a fare da lancio alla possibile candidatura, ma viceversa. L’ex sindaco attacca Giachetti: «Si dovrebbe dimettere da deputato. Io lo feci, da senatore». Ma avvenne, anche lì, dopo un lungo tira e molla. Secondo affondo: «Nel 2008 venne candidato Rutelli, e finì coi saluti romani in Campidoglio. Ora il caposegreteria di Rutelli. Poi candideranno gli uscieri di Rutelli?».