La Stampa, 31 marzo 2016
Boccia vs Vacchi, la sfida al fotofinish per la guida di Confindustria
Sarà una partita giocata al fotofinish la designazione oggi del nuovo presidente di Confindustria. Una sfida all’ultimo voto tra il salernitano Vincenzo Boccia ed il bolognese Alberto Vacchi. L’orientamento dei 198 grandi elettori resta un mistero, anche se da giorni si cerca di cogliere segnali e si rifanno conti su conti. La somma di chi ha già scoperto le carte oscilla sul filo del pareggio: a seconda dei calcoli è dato per favorito l’uno o l’altro, sempre con margini ristretti e con il rischio di franchi tiratori e di sorprese nel segreto dell’urna. Senza dimenticare altri 15-20 voti su cui le carte sono ancora coperte, e potrebbero fare la differenza. Il Consiglio Generale designerà il nuovo presidente che, per l’elezione finale, dovrà poi attendere il voto di conferma dell’assemblea privata del 25 maggio, quando si pronuncerà la platea di oltre 1.400 industriali.
Dopo il primo round, quando sono usciti di scena due dei quattro candidati, gli equilibri sono apparsi più ingessati ed i margini di manovra minimi. Le barocche diplomazie confindustriali lavoreranno fino agli ultimi minuti, tentando di sigillare equilibri complessi, rinverdendo rituali ispirati ai congressi di democristiana memoria. Con gli ambasciatori delle diverse fazioni impegnati in una fitta rete di scambi e di impegni futuribili. Un esempio? Il Sole 24 Ore, a partire dalla presidenza, è molto ambito da esponenti di entrambi gli schieramenti. Da settimane è al centro di grandi manovre, con molti candidati autorevoli e valanghe di promesse in più direzioni.
Come andrà a finire? Se la trama è contorta e lo spettacolo non particolarmente avvincente, il finale è tutt’altro che scontato. Del resto, con il numero delle vicepresidenze ridotto a sei dalla recente riforma, restano pochi i posti chiave da distribuire a supporter e alleati. La delega più attesa sarà ovviamente quella alle relazioni sindacali: a seconda di chi la riceverà si comprenderà la linea che la nuova presidenza vorrà imprimere sul terreno incandescente della riforma del sistema contrattuale.