Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  marzo 31 Giovedì calendario

«Ma porca puttana!». «Orco zio». Le telecronache del Trap sono un caso

Piuttosto che infastidire il telespettatore parlando di ampiezza, attacchi alla profondità e chiusure preventive, nel bel mezzo di un’imbarcata con la Germania Giovanni Trapattoni ha dato voce ai milioni di ct in poltrona e urlato anche per loro, guardando Okaka perdere palla: «Ma porca putt...!». Un attimo prima, s’era udito un «orco zio». Come accade puntualmente da settembre, il suo commento troppo appassionato spacca la platea, esalta i suoi sostenitori e arma i suoi denigratori. A 77 anni, il Trap reagisce impassibile alla pioggia di critiche: «A me non-me-ne-fre-ga-nien-te delle parole di questi soloni. Le opinioni sono come le palle, ognuno ha le sue. Sono in questo mondo da 50 anni e qualcosa ho contato. Io non faccio il giornalista ma vivo il calcio in maniera genuina».
Da quando, sei mesi fa, è stato ingaggiato come spalla di Alberto Rimedio per la Rai, a ogni partita Trapattoni fa tendenza, come ai tempi belli della Gialappa’s, del gatto nel sacco e del povero Strunz. Gli estimatori appassionati sono rapiti dalla sua genuinità. I puristi scandalizzati ne chiedono il congedo. Può darsi che l’abbiano presto vinta i secondi. E che l’ultima mitica telecronaca del Trap rimanga l’ultima e basta. Fra un mese la Rai, che dopo una lunga trattativa ha acquistato i diritti per 27 partite (e dovrà sfidare Sky, che avrà tutti e 51 i match), deciderà la “squadra” per l’Europeo e nessuno ha il posto assicurato. Neppure Trapattoni, che 4 anni fa andò in Polonia e Ucraina da ct dell’Irlanda e affrontò gli azzurri, e che nel 2004 invece guidava l’Italia beffata dal biscotto fra Svezia e Danimarca. Si fa largo l’ipotesi che in Francia venga sostituito da un’altra voce tecnica per le partite dell’Italia, e destinato ad un ruolo diverso, probabilmente in studio. Il nodo verrà sciolto nelle prossime settimane, ma già trema il popolo dei suoi sostenitori, che rischiano di annoiarsi, privati della second screen experience, quell’abitudine di guardare la tv solo per commentarla con i tweet.
In principio fu la spugna: al debutto per Italia-Malta, il Trap coniò una delle sue metafore, per spiegare che la difesa maltese, a furia di assorbire acqua, a un certo punto doveva prendere gol per forza. Quando gli proposero il ruolo, vinse le proprie perplessità citando Aristotele, «per i paurosi il futuro resterà sconosciuto, per i deboli sarà irraggiungibile, per gli incoscienti offrirà nuove opportunità». E lui non è né un debole, né un pauro- so, ma uno che voleva cogliere, appunto, ancora un’opportunità.
Nell’uso del mezzo televisivo, in fondo, è stato un avanguardista: da giovane tecnico del Milan portò cineprese e bobine a bordocampo per riprendere gli allenamenti. In tv ha portato spontaneità e incoscienza, ma conserva anche un archivio con i giornali a ricordargli gli strafalcioni vecchi e nuovi. Pochi giorni fa, alla Domenica Sportiva, aveva fuso Esopo e la Bibbia, attribuendo ad Adamo ed Eva la ricerca dell’uva, della pera e della mela insieme. Il frutto amaro, in sintesi.