Libero, 31 marzo 2016
Schwazer è tornato a marciare alla grande. Anche se i compagni lo evitano
Mancano 127 giorni all’inizio dei Giochi, ma per Alex Schwazer è come fossero un milione. Già, perché il marciatore altoatesino, dopo 3 anni e 9 mesi di squalifica per doping, di prove importanti prima di arrivare in Brasile dovrà superarne diverse. La scadenza della sospensione è il 29 aprile e già il 7 e l’8 maggio ci saranno a Roma i Mondiali di marcia, dove proverà a staccare il pass per i Giochi, dove nel 2008, a Pechino, conquistò l’oro nella 50 km.
Il tempo minimo per la qualificazione è di 4 ore e 3’, 240” in più rispetto a quanto necessario 4 anni fa, e le aspettative attorno a Schwazer sono sempre maggiori, specie dopo gli ottimi segnali dati a fine settembre (in pista fece il crono super di 38’ 02” 59 sui 10 km) e a inizio ottobre (sui 20 km su strada fermò il cronometro in 1h 18’ 57”). Tutte prove non ufficiali, ma Schwazer fa sul serio. A spingerlo ancora di più ci ha pensato ieri il presidente della Fidal, Alfio Giomi, che ha parlato con entusiasmo del test del 13 marzo svolto dall’atleta sotto la supervisione dei tecnici della Federatletica: «Abbiamo visto un allenamento sul percorso in cui si allena sempre e lo abbiamo valutato – dice Giomi -. I risultati sono quelli di un atleta che dimostra di essere sulla strada per tornare ad essere quello che ha vinto l’oro nel 2008. Sarà la strada a dire se è anche la realtà». Parole che fanno il paio con quelle di Antonio La Torre, advisor della marcia italiana, che parlò di un atleta «con la tecnica migliorata e in grado di fare bene sia sui 20 che sui 50 km». La Coppa del mondo sarà l’unico tentativo a disposizione di Schwazer per qualificarsi a Rio, e in quell’occasione ritroverà anche Giuseppe Fischetto, suo principale accusatore nel processo penale a Bolzano, nelle vesti di delegato antidoping della Iaaf.
Pure a qualificazione acquisita, comunque, il marciatore dovrebbe superare un ultimo scoglio: l’ostracismo dei compagni. Da quanto trapela negli ambienti dell’atletica la sua immagine è infatti ormai lesa irrimediabilmente. E in questo Giomi è stato chiaro: «Ognuno avrà i suoi sentimenti personali. Noi non abbiamo nessun ruolo in questo senso». Tradotto: sì, lo odiano tutti.