Il Sole 24 Ore, 31 marzo 2016
Flavio Cattaneo è il nuovo capo di Telecom
Flavio Cattaneo è il nuovo amministratore delegato di Telecom Italia. La scelta per il dopo Patuano è avvenuta, come promesso, in tempi rapidi, rispettando tutti i passaggi canonici di governance, ma di fatto sulla base di un lavoro di preselezione già effettuato nei mesi scorsi direttamente da Arnaud de Puyfontaine, ceo di Vivendi, che in meno di un anno è diventato con il 24,9% l’azionista di riferimento dell’incumbent tricolore più forte di sempre: nessuno, dopo lo Stato, aveva mai avuto una quota tanto elevata. «Ottima notizia per il futuro di un gruppo solido come Tim e per l’Italia», ha commentato a caldo De Puyfontaine. «Portiamo a bordo un manager capace con il quale costriremo un tandem ben affiatato», ha promesso da parte sua il presidente Giuseppe Recchi.
Cattaneo siede già da due anni nel board e, se non ci fosse stata la riconferma ad amministratore delegato di Marco Patuano, sarebbe stato lui a guidare il periodo di transizione nel dopo Telco. La maggioranza del consiglio attuale, che scadrà tra un anno con l’assemblea di bilancio, era stata infatti tratta dalla lista presentata da Mediobanca per conto della compagine uscente che allora comprendeva, oltre a Piazzetta Cuccia, anche Generali, Intesa-Sanpaolo e Telefonica. Mediobanca, e in particolare il suo ad Alberto Nagel, è il grande sponsor del manager, cui sono riconosciute doti di ristrutturatore (fanno testo le recenti esperienze in Rai, Terna e Ntv). Vivendi, di cui è presidente Vincent Bolloré, in proprio a sua volta grande azionista della banca d’affari milanese, premeva per un’azione più incisiva di taglio dei costi che il precedente ad, reduce da una cogestione (con Franco Bernabé) nel corso della quale erano stati ridotti i costi di 5 miliardi in poco più di cinque anni, non era convinto che si potesse fare molto di più di quanto previsto dal piano industriale, anche se le “efficienze” di 600 milioni in tre anni erano considerate solo una base di partenza.
L’avvicendamento al vertice della compagnia di tlc ha seguito e, di fatto si è intrecciata, con l’analoga partita in Generali, dove la nomina a ceo di Philippe Donnet è maturata quando è stato ottenuto anche il consenso di Francesco Gaetano Caltagirone, azionista di peso nella compagnia triestina, di cui è vice-presidente, e componente del comitato nomine. L’imprenditore-editore romano, tra l’altro in ottimi rapporti con Bolloré, probabilmente avrà apprezzato che la scelta di affidare le redini del primo gruppo di tlc del Paese sia caduta su un manager da lui ben conosciuto per essere ed essere stato nei consigli di società del suo gruppo. Dal gennaio del 2008 all’aprile del 2015 Cattaneo è stato infatti consigliere indipendente di Cementir, dal marzo 2015 è presidente di Domus Italia.
De Puyfontaine l’ha incontrato due volte, l’ultima poco prima che partisse la procedura per la designazione del nuovo ad di Telecom, a conferma del gradimento dell’azionista di riferimento. Cattaneo era inoltre nella short list di tre nomi presentata dal presidente Giuseppe Recchi al comitato nomine. Essendo già consigliere, inoltre, la sua nomina non dovrà passare dalla ratifica dell’assemblea che sarebbe stata richiesta se la scelta fosse caduta su un manager cooptato dall’esterno.
Le deleghe, conferite al nuovo ad dal board di Telecom che si è riunito ieri, riguardano quindi, come precisa una nota della società, «le responsabilità del governo complessivo della società e del gruppo, inclusa la responsabilità di definire, proporre al Cda e quindi attuare e sviluppare i piani strategici, industriali e finanziarie tutte le responsabilità organizzative per garantire la gestione e lo sviluppo del business in Italia e in Sud America».
Contemporaneamente sono state ampliate e rafforzate le deleghe a Recchi che, nominato inizialmente dall’assemblea come “presidente indipendente”, è ora espressamente diventato presidente esecutivo. Oltre ad avere il compito, d’intesa con l’ad, di «identificare le linee-guida di sviluppo del gruppo» e a mantenere «la supervisione dell’elaborazione dei piani strategici, industriali e finanziari, della loro realizzazione e del loro sviluppo», Recchi aggiunge la «supervisione della definizione degli assetti organizzativi, nonché la supervisione in materia di security e sulla società Telecom Italia Sparkle», infrastruttura quest’ultima particolarmente sensibile perché collega, tra l’altro, il Medioriente al Nord America. A Recchi, in qualità di presidente, è stata inoltre confermata «la rappresentanza della società e del gruppo nei rapporti esterni con le Autorità, le istituzioni italiane e internazionali e gli investitori». Alle altre deleghe – comunicazione, legale, public affair e social responsability – si aggiunge inoltre la responsabilità organizzativa della funzione brand strategy che si unisce alla direzione media.
Antonella Olivieri
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La nomina del manager è «un’ottima notizia», ha detto il Ceo del gruppo francese, Arnaud de Puyfontaine, presente ieri a Milano. Un perfetto allineamento tra azionisti, management e cda, dunque, che rappresenta il punto di partenza necessario per affinare il piano industriale e riportare il gruppo in utile.
Cattaneo, si racconta negli ambienti finanziari, è stato scelto per due motivi. In primo luogo per le caratteristiche manageriali, necessarie per rimettere in ordine i conti di Telecom Italia. Secondo perché pur non vantando un profilo strettamente legato alle telecomunicazioni, conosce bene la situazione di Telecom Italia, dato che siede nel consiglio di amministrazione del gruppo telefonico italiano da due anni.
Sul primo punto, Cattaneo approda nel gruppo tlc, dopo la direzione generale della Rai e la lunga esperienza alla guida di Terna, dove è stato apprezzato dagli azionisti per i conti e i dividendi in crescita. L’ultima sfida è stata il rilancio di Ntv che per la prima volta nella sua storia ha chiuso il 2015 in utile (prima delle tasse). Cattaneo, insomma, è un manager considerato abile soprattutto a portare a casa risultati, tagliando i costi e battendo tutte le strade disponibili per sostenere la redditività. Obiettivi che per Vincent Bolloré sono ora la priorità. Proprio sul taglio dei costi, giudicato insufficiente nei suoi 600 milioni previsti nel piano industriale, si è registrata la frattura con l’ex amministratore delegato Marco Patuano. La cosìdetta goccia che ha fatto precipitare il rapporto, assai fragile, tra l’ex ad e i nuovi azionisti del gruppo tlc. Vivendi vuole almeno un miliardo di taglio dei costi. Impresa assai complessa se si pensa che i margini di manovra appaiono risicati dopo un taglio dei costi che negli ultimi 5 anni ha raggiunto i 5 miliardi. Non solo. Il nuovo amministratore delegato di Telecom Italia dovrà misurarsi con la sostenibilità dell’avviamento italiano di 28,5 miliardi iscritto nel bilancio Telecom Italia, la riduzione di un debito ancora troppo ingombrante e pari alla fine del 2015 a 28,4 miliardi e, infine, rilanciare un cash flow che negli ultimi anni è risultato in affanno. Due numeri danno un’idea del rallentamento registrato: la cassa nel 2012 era di 7,3 miliardi, oggi la metà, ovvero 3,2 miliardi. Senza andare troppo lontano, lo scorso anno era di 4,9 miliardi.
Non ultimo per importanza, poi, servirà recuperare un rapporto e un dialogo con la Autorità se si pensa che nel 2015 Telecom ha incassato multe per 120 milioni e ha effettuato accantonamenti relativi per 400 milioni.
Sul secondo punto, ovvero la conoscenza approfondita da parte del manager, in qualità di membro del board, dei diversi dossier in cui è impegnata Telecom Italia, il riferimento è al Brasile, e alle partite Inwit e Metroweb.
Il Brasile, paese che per i francesi di Vivendi non è chiaramente strategico, sarà un tassello cruciale soprattutto perché le prospettive economiche del Paese e il cambio si sono deteriorati, deprezzando anche il valore di Tim Brasil. Con conseguenze su una eventuale valorizzazione che potrebbero essere disastrose. Quanto, invece, all’assegnazione di Inwit, al momento sono slittati i tempi perché è stato chiesto a Consob e Antitrust un parere sulle due offerte concorrenti. Nella partita per la società delle torri compaiono infatti l’offerta di Cellnex-F2i di 4,9 euro per azione per il 50% della controllata, con successivo obbligo di Opa totalitaria, e quella di Ei Towers che dovrebbe permettere a Telecom di mantenere nel perimetro Inwit. La prima offerta potrebbe avere problemi di concentrazione, la seconda di dover comunque procedere a un’Opa.
Il dossier Metroweb, per finire, è arrivato al punto critico che riguarda la definizione della governance dell’ipotetica joint venture della rete che nelle intenzioni della società partecipata da F2i e Fsi/Cdp si sarebbe dovuto chiudere a metà aprile. Sul tavolo la questione di uno scambio azionario, subito o a termine, che però per realizzarsi dovrebbe dribblare gli ostacoli antitrust.
Marigia Mangano