Corriere della Sera, 30 marzo 2016
È un brutto periodo per i ciclisti: il belga Myngheer muore d’infarto
Era un ciclista professionista, Dan Myngheer. È morto ieri all’alba ad Ajaccio in conseguenza del malore che l’aveva colpito sabato scorso al Criterium International in Corsica. Aveva solo 22 anni. Sabato mattina, a 25 chilometri dal traguardo della prima tappa, l’ex campione del Belgio juniores si era fermato a bordo strada. Non riusciva a respirare. Pochi attimi dopo, l’infarto. Per 48 ore si è sperato nel miracolo, poi il decesso. La famiglia ha disposto la donazione degli organi. Il tutto poche ore dopo la morte di Antoine Demoitié, ucciso da un trauma cranico nell’impatto con una moto alla Gand-Wevelgem. E poi c’è Randall Fox, americano, 29 anni: gli è stato fatale, ieri, l’impatto contro il guardrail in una corsa a Auburn, Washington. Il ciclismo piange morti e feriti di un anno tragico. E smentisce il vecchio ritornello usato per sdrammatizzare gli incidenti: i ciclisti purtroppo non sono di gomma ma di fragile carne.
Anche l’Italia paga un prezzo pesante. Chiara Pierobon, professionista di 22 anni: un malore se l’è portata via lo scorso agosto mentre viaggiava verso una corsa tedesca. E poi Stefano Pietrobon, 19 anni, colpito da infarto un mese fa mentre pedalava con gli ex compagni di squadra. Incidenti da un lato, patologie inspiegabili in atleti di alto livello dall’altro.
Anche se Myngheer, che correva nella «serie C» del ciclismo internazionale con la Roubaix-Lille Métropole, aveva già avuto un malessere nel 2014 durante una corsa regionale. Esami cardiaci avevano escluso problemi seri. Ma in Belgio il protocollo degli esami medici per i professionisti è meno rigoroso di quello italiano: la magistratura sta indagando.
Sul fronte incidenti la morte di Demoitié è l’ultimo atto di un escalation senza fine. Ieri Adriano Malori, vice campione del mondo della crono, ha twittato il suo dolore per la scomparsa dei colleghi: «Siete troppo giovani per dirvi addio». Lui la vita se l’è salvata per miracolo, dopo la tremenda caduta lo scorso gennaio al Tour di San Luis, in Argentina. Il corridore della Movistar è ancora in riabilitazione. L’infortunio fu un mix di distrazione, alta velocità e dissesto stradale. Un mese prima della morte di Demoitié, il fiammingo Stig Broeckx è stato centrato da una moto che superava il gruppo a velocità folle alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne, piccola classica belga. Si è rotto clavicola e costole.
La lista dei feriti in gara recenti comprende Mattia Cattaneo (frattura del polso nello stesso incidente di Demoitié), Michele Scarponi (rottura della clavicola alla Tirreno-Adriatico) e il fuoriclasse tedesco John Degenkolb che con cinque compagni è stato investito da un’auto durante un allenamento in Spagna a gennaio. Il vincitore di Sanremo e Roubaix 2015 ha subito l’amputazione parziale di un dito e saltato la prima parte della stagione.
Servirà a qualcosa l’ecatombe di questi mesi? Alexander Kristoff, ex campione del mondo, ieri ha vinto la tappa inaugurale della Tre Giorni di La Panne, la prima corsa dopo la tragedia di Gand: «No, mentre ero in gara non ho mai pensato alla tragedia di Antoine. Ma di sicuro è rimasta nel profondo della mia mente».