Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  marzo 30 Mercoledì calendario

Cipro, cronaca di un dirottamento fatto da «un idiota»

«Dirottate su Cipro o faccio saltare in aria l’aereo». Indossando una finta cintura esplosiva, uno squilibrato 58enne egiziano ha tenuto in scacco per ore la sicurezza aerea prima di liberare gli ostaggi consegnandosi inerme alle squadre dell’anti terrorismo cipriote. Imbarcati al Bourg el-Arab di Alessandria in un volo interno EgyptAir diretto al Cairo, gli 81 passeggeri dell’Airbus A320 decollato alle 6,20 locali temevano di essere finiti nelle mani di un kamikaze. Il disastro del 31 ottobre, i 224 morti nell’aereo russo decollato a Sharm el Sheikh e abbattuto sul Sinai, è un precedente terribile per l’aviazione egiziana. Ma per fortuna, ieri il fuori programma all’aeroporto di Larnaka si è concluso con un sospiro di sollievo: dopo una lunga trattativa sconclusionata Seif Eddin Mustafa, il dirottatore che alla fine voleva solo consegnare una lettera alla ex moglie cipriota, li ha rilasciati un po’ alla volta, facendo tremare le vene ai polsi agli ultimi cinque passeggeri rimasti a bordo, tutti europei tra i quali l’italiano Andrea Banchetti, tecnico petrolifero.
La missione era stata pianificata: il ministero degli Interni egiziano, secondo cui il dirottatore ha un passato da carcerato e una lunga lista di precedenti per contraffazione, furto e possesso di droga, ha rilasciato immagini della sua perquisizione nei controlli aeroportuali. Gli elementi per costruire la finta cintura esplosiva li avrebbe ricavati da oggetti innocui trasportati nel bagaglio a mano. Insomma, secondo le autorità non ci sono state falle nel sistema di sicurezza.
In volo, lo strano sequestro è stato gestito con equilibrio dal personale di bordo, che non potendo escludere la fondatezza della minaccia ha assecondato il dirottatore dirigendo su Cipro senza diffondere il panico. Intanto, a pasticciare erano le autorità egiziane, identificando il dirottatore con un altro passeggero, un docente universitario in volo per tenere conferenze negli Usa. A Cipro, il dirottatore ha intavolato una trattativa assurda: «Abbiamo capito subito che non si trattava di terrorismo ma di una personalità disturbata», dice il ministro degli Esteri cipriota Ioannis Kasoulides raccontando di richieste «insensate o troppo incoerenti per essere prese sul serio»: consegnare la lettera alla moglie, liberare donne recluse in Egitto... Alla fine l’uomo è sceso, ha alzato le mani e si è arreso. Non aveva armi né esplosivo.
 
*****

Andrea Banchetti, 47 anni, originario di Terni, vive a Genova. In Egitto per lavoro, era a bordo del volo dirottato. «Mi occupo di petrolio. Sono un tecnico freelance, lavoro per la Spencer di Londra che mi ha dato in prestito a Sirio sistemi industriali, che a sua volta mi ha mandato in Egitto per Nuovo Pignone. Ero ad Alessandria, stavo tornando a casa via Cairo. Ora (ieri pomeriggio, ndr) sono in aeroporto a Larnaca».
Avete capito subito cosa stesse succedendo a bordo?
«No, ho cominciato a intuire che qualcosa non andava quando ci hanno chiesto i passaporti. Dal video dell’aereo ho visto la rotta e mi sono dato del cretino: ho sbagliato aereo, dovevo atterrare al Cairo, che ci faccio a Cipro? Cretino io e cretini loro che mi hanno fatto salire, mi dicevo, d’altronde in Egitto può succedere di tutto».
Chi vi ha chiesto i passaporti? Il dirottatore?
«No, le hostess. Era una situazione strana, sospetta. Di ‘sti tempi… Ho chiesto, ho insistito ma le hostess parlavano solamente arabo ed erano restie a spiegare cosa stesse succedendo. Una ammetteva: “Sì, abbiamo un problema”, era rimasta accucciata vicino a me, sa quando ti parlano dal corridoio al sedile... Io insistevo, “ok, ma dimmi il problema”. Lei mi guardava e taceva. Poi ho visto il tipo nascosto dietro la cucina, in coda all’aereo. Alla fine ci hanno detto del dirottamento».
Panico?
«No, molta paura ma ci ha detto più volte attraverso gli steward di stare tranquilli, che saremmo tornati a casa. Ha insistito tanto».
Dov’era seduto?
«Io? Posto 26H, a metà. Hostess e steward facevano avanti e indietro, poi è passato anche il capitano. Una volta atterrati hanno restituito i passaporti ai non occidentali e li hanno fatti scendere. Siamo rimasti noi. Ci ha fatto sedere nelle file posteriori per tenerci sotto controllo. Eravamo in 5: due scozzesi, un inglese, un olandese. E un italiano».
Era aggressivo?
«No. Puntava lo sguardo come per instaurare un rapporto, per comunicare con gli occhi, ma è stato sempre calmo. Nel complesso eravamo tutti calmi. C’è pure chi si è fatto un selfie. L’inglese, Benjamin; l’avrei preso a schiaffi: quello avrà pure le patate nella cintura, ma come fai a avvicinarti in quel modo e farti una foto? Allora strappagli il telecomando dalle mani, no! Benjamin si è alzato, ha detto che andava in bagno, e quando è tornato ha mostrato il cellulare: “Ah, io ho una foto!” Sei scemo?, mi è scappato in inglese. Poi me la sono fatta girare, la foto. E vabbé, bisogna provare tutto».
Immaginavate che non avesse vero esplosivo?
«Un po’, dalla persona ma… siamo in un periodo difficile. E poi: fa scendere i musulmani, restano a bordo solo cinque europei… ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti: eccoci, siamo arrivati, è finita. Fino a quando eravamo tutti sull’aereo ero abbastanza tranquillo, quando ha fatto scendere gli altri sono andato via di testa. Rimaniamo solo noi: inglesi, scozzesi, italiani che ora vogliono andare in Libia...».
Quando torna in Italia?
«Domani (oggi) a Milano».
E in Egitto?
«General Electric e Nuovo Pignone hanno tanti impianti, prima o poi tornerò. Ma ero in Egitto dal 15, la missione era finita».