la Repubblica, 29 marzo 2016
Kane e Vardy, la coppia che fa sognare di nuovo gli inglesi
«Il capitano è sempre lui», dice Roy Hodgson, ma l’allenatore ammette che corre il rischio di diventare un capitano non-giocatore: in panchina, almeno per un po’. Wayne Rooney, assente per infortunio nell’amichevole pre-pasquale di Berlino vinta dall’Inghilterra in rimonta 3-2 contro la Germania, si è risvegliato ieri in una nuova era: quella di un’imprevista abbondanza di attaccanti per la squadra dei Tre Leoni. L’abbondanza in effetti era nell’aria: Harry Kane e Jamie Vardy, i suoi due rivali per le posizioni offensive nella nazionale inglese, nella stagione in corso hanno segnato rispettivamente 21 e 19 gol in Premier League, sono il capo cannoniere e il vice capo cannoniere del campionato, e questo si sapeva anche prima della sfida dello scorso fine settimana contro i tedeschi. Ma le reti segnate dai due attaccanti a Berlino, in particolare quella del pareggio, un sublime colpo di tacco di Vardy, un minuto e mezzo dopo essere entrato in campo come sostituto, hanno scatenato sui media e sui social network di Londra un’ondata di entusiasmo come da queste parti non si vedeva da tempo. Per l’esattezza, non si vedeva da cinquant’anni. Sicché il posto di Rooney fra i titolari non appare più così sicuro.
È di mezzo secolo fa la prima e unica vittoria dell’Inghilterra in un torneo internazionale: il 4-2 alla Germania Ovest, dopo i tempi supplementari, nella finale dei Mondiali a Wembley nel 1966. Varie volte, da allora, la terra che ha inventato il football moderno si è ritrovata a sognare di avere una nuova generazione vincente, dopo quella di Bobby Charlton e Bobby Moore. Non è successo con l’Inghilterra di Gascoigne a Italia ’90 e nemmeno con quella di Beckham nel 2006. I tifosi inglesi hanno sperato che sarebbe stato Rooney ad alzare prima o poi di nuovo una coppa al cielo, e con qualche buona ragione: il centravanti del Manchester United ha sorpassato Charlton diventando il più grande marcatore di tutti i tempi con la maglia della nazionale, 51 gol in 109 partite. Ma Rooney ha trent’anni. Nella Premier 2015-’16, fra infortuni e rendimento alterno, ha segnato solo 7 gol. E l’inizio del suo apparente declino ha coinciso con l’esplosione di due fenomeni, il 22enne Kane e il 29enne Vardy. Neanche quest’ultimo è più una giovane promessa, naturalmente, ma segna gol a grappoli da quando giocava nei semi-professionisti e arrotondava l’allora magro stipendio di calciatore facendo l’operaio in uno stabilimento di apparecchi sanitari: la differenza è che ora li segna in Premier. Il colpo di tacco contro la Germania è stato il suo primo gol in nazionale su cinque partite. Avrebbe occasione di fare il bis stasera, contro l’Olanda, in un’altra amichevole, a Wembley, in cui stavolta giocherà dal primo minuto. «Mi stropiccio gli occhi per crederci, ogni volta che ho un attimo per riflettere da solo», dice del suo viaggio da calciatore-operaio a stella del pallone. Sia lui che Kane non risparmiano complimenti a Rooney: «È l’anima della nostra squadra». E Rooney ha twittato, davanti alla vittoria di Berlino: «Che prestazione, ragazzi». Hodgson l’ha definita «il risultato più soddisfacente da quando alleno l’Inghilterra». Il ct e i fan inglesi sperano che sia l’anticamera di un trofeo atteso dal 1966. Con o senza Rooney in campo.