la Repubblica, 29 marzo 2016
I dieci anni della rinascita calcistica tedesca
All’arrivo degli azzurri in aeroporto, la folla in delirio acclama un uomo soltanto. Tutti pazzi per il Trap, qui commentatore Rai: c’è chi lo abbraccia per un selfie e chi si inginocchia in crisi mistica implorando un autografo sulla bandiera. «Qualcosa ho vinto» sorride Giovanni Trapattoni, tre stagioni al Bayern, un campionato, una coppa di Germania e una coppa di Lega. «Avevo casa in Marienplatz, percepivo l’orgoglio degli emigrati, perennemente sottomessi, che con me hanno rialzato la testa. Germania-Italia non è mai un’amichevole. Loro hanno la fisicità ma invidiano la nostra creatività. Se vinciamo, diamo un’altra soddisfazione a tutti gli italiani che vivono in Baviera».
Sono passati dieci anni dal trionfo di Berlino, che ha paradossalmente segnato l’inizio del declino azzurro e dell’ascesa tedesca. La Bundesliga ha soffiato all’Italia la quarta squadra in Champions nel 2011 e avuto due finaliste nel 2013, oggi fattura 2,62 miliardi (la Serie A “solo” 1,84), riempie gli stadi al 91,9% (l’Italia al 54,4%) e ha portato i ricavi commerciali a 520 milioni. La Mannschaft ha trionfato in Brasile ed è stata a lungo in cima al ranking. Sono i frutti di una lenta ricostruzione cominciata nel 2002, passata attraverso un piano di investimenti sui vivai (336 basi di formazione, 29 centri di coordinamento, mille tecnici federali impiegati part-time) e dai benefici dei nuovi impianti per il Mondiale. Ma sul giro di mazzette legate all’assegnazione di quella edizione il Comitato etico della Fifa ha aperto un’inchiesta, lo scandalo ha portato alle dimissioni il presidente federale Wolfgang Niersbach, nell’indagine anche Beckenbauer, Zwanziger e Hans (presidente, vice e responsabile economico di quel comitato organizzatore) e gli ex segretari generali Sandrock e Schmidt.
Diverso anche il budget delle due nazionali. Adidas paga alla Germania 25 milioni di euro fino al 2018 ed è pronta a offrirne 100 a stagione per altri dieci anni per non farsi battere dalla Nike. Curiosamente, uno sponsor tedesco paga, di fatto, metà dello stipendio di Conte: due anni fa la Puma, rinnovando fino al 2022, ha garantito alla Figc un bonus di 4,4 milioni a stagione, in cambio dei diritti d’immagine del nuovo ct. Soldi che vanno in via Allegri e che sono indipen- denti dal nome in panchina: il contratto è passato dai 14,3 milioni (più 800mila euro di royalties) del 2013 agli attuali 18,7 milioni (più un milione circa di parte variabile) nel bilancio 2015, che verrà presentato giovedì in consiglio di presidenza. Dal 2018, il “bonus ct” sarà tagliato di circa due milioni.
Per la qualificazione all’Europeo, la Germania ha pagato 4,34 milioni di premi: 20mila euro per ogni convocazione. Boateng, Rudy, Götze, Podolski, Schürrle e Kramer, sempre presenti, hanno portato a casa 200mila euro, Mario Gomez “solo” 20mila. Agli azzurri è andato finora un orologio di lusso, ma martedì a Coverciano è stata trovata l’intesa fra Aic e Figc che riverserà 4 milioni al sindacato nel quadro della ripartizione di diritti d’immagine degli azzurri. Ancora da stabilire i premi per Euro 2016, dalla semifinale in su. Tranne per Conte, che ha già un bonus da mezzo milione se arriva in finale.