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 2016  marzo 29 Martedì calendario

Mamme che non si fidano più delle maestre e vogliono le telecamere all’asilo

Per vincere il terrore Cip Ciop – lo chiamano così le mamme preoccupate, alludendo all’asilo pistoiese dove i bambini ingoiavano cibo a schiaffi –, le madri (e i padri) stanno facendo pressioni sempre più potenti per far sì che nelle scuole materne italiane si installino telecamere. Servirebbero a documentare la giornata trascorsa dai figli con le loro maestre, pubbliche e private. Su Facebook il gruppo “#sialletelecamere” (in tutte le strutture in cui si lavora con soggetti minori o non in grado di difendersi) ha 48.281 membri, un numero considerevole. Sulla piattaforma movimentista Change.org sono due le petizioni che chiedono, nello specifico, riprese video nei nido e nelle scuole dell’infanzia. La prima, “Telecamere obbligatorie negli asili e nelle scuole materne” lanciata il 2 febbraio dal papà bolognese Giuseppe Spedicato (alias Giuseppe Zappa), è rivolta al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. È già arrivata a 11.438 sostenitori sui quindicimila necessari, secondo i parametri di Change.org. La seconda, “Sì alle telecamere negli asili”, più vecchia, è stata promossa dalla romana Federica Funi, madre di un piccolo di cinque anni alla seconda stagione di materna a Roma. Questa, diretta invece al Garante della privacy, è stata fin qui sostenuta da 12.616 firmatari.
La proposta Facebook è chiara e circoscritta. Piuttosto che dare una possibilità aleatoria di controllo diretto ai genitori, si spiega, «le telecamere devono diventare obbligatorie nelle strutture con minori per ridurre notevolmente i tempi delle indagini in caso di denuncia e devono essere supervisionate solo ed esclusivamente dai dirigenti scolastici e dalle forze dell’ordine». Il filmato servirà, ovviamente, «per chi non è in grado di difendersi da eventuali maltrattamenti», ma anche per tutelare chi lavora con coscienza, per prevenire atti di bullismo e «proteggere gli insegnanti da eventuali contraddittori da parte dei genitori e degli stessi alunni».
Raccontano i firmatari vari: «Maltrattamenti, strattonamenti, pallonate. È per questo motivo che fino ad oggi non ho ancora mandato mia figlia (ha 21 mesi) all’asilo». Poi: «Sono padre di una bambina che a settembre andrà all asilo San Romano, al Portonaccio, Roma, ultimo nella cronaca per episodi di violenza su bambini di tre anni». Infine: «Mio figlio è stato vittima di maltrattamenti psicologici, oggi ha problemi di autostima». Nel maggio 2013 il Garante Antonello Soro scriveva: «No all’uso generalizzato delle webcam negli asili nido. Troppi rischi per la riservatezza e il libero sviluppo della personalità dei bambini». Vietò, allora, l’uso di telecamere in un asilo nido privato di Ravenna. Quattro anni dopo, sulla questione, lo stesso garante apre. Dice a “Repubblica”: «È un tema che ci interroga e non va banalizzato. Nessuno sottovaluta che asili nido possono diventare teatro di insopportabili violenze nei confronti di soggetti debolissimi e incapaci di denuncia, ma questo problema non può essere risolto dalle tecnologie. Il processo educativo fonda molta della sua efficacia nella libertà della relazione tra educatore e bambino, in un rapporto di spontaneità e naturalezza. Ed è ingiusto assoggettare a sorveglianza permanente tutti gli insegnanti italiani per punire le violazioni di pochi. Il problema, però, esiste e stiamo valutando le contromisure più equilibrate».