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 2016  marzo 29 Martedì calendario

Gli Stati Uniti voltano le spalle al Portorico, sommerso dai debiti. E si rivolgono a Cuba

L’America riscopre Cuba, nuova terra promessa per migliaia di businessmen e turisti che sulla scia di Obama stanno sbarcando nel «regno» dei Castro. E gira le spalle al (finora) molto più fedele Portorico, «Estado Libre Asociado» agli Stati Uniti che sta affondando sotto il peso di un debito da 73 miliardi di dollari nell’indifferenza pressoché generale.
L’ultimo S.O.S è stato raccolto martedì dalla giudice della Corte Suprema Sonia Sotomayor, portoricana d’origine, che si è fatta portavoce della battaglia legale in corso fra il Portorico e i suoi creditori, in gran parte banche di Wall Street e risparmiatori statunitensi. La prima giudice ispanica dell’alta corte ha difeso il diritto del Parlamento di San Juan a decretare la bancarotta dei propri enti pubblici per poter così ristrutturare almeno in parte l’enorme debito.
Il caso è un groviglio legale e politico. Il Portorico è un «territorio non incorporato» degli Usa – da tempo in trattative per diventare il 51° Stato federato – e non può avvalersi dei benefici della legge statunitense sulla bancarotta. Ma allo stesso tempo, secondo i tribunali federali, San Juan non aveva il diritto di promulgare una propria legge (il Recovery Act del 2014), subito contestata dai creditori. La faccenda ora è in mano alla Corte Suprema. Prima che la sentenza sia emessa (entro giugno), potrebbe però arrivare una legge ad hoc del Congresso di Washington: permetterebbe al Portorico di avvalersi della legge Usa sulla bancarotta, ma prevede anche la creazione di un organo di sorveglianza – su modello della trojka europea – che supervisioni la ristrutturazione del debito e difenda gli interessi dei creditori. Dura la reazione del governatore Alejandro Garcia Padilla: «La soluzione non può essere l’assassinio della nostra democrazia».
Né colonia né Stato, in Portorico domina il pessimismo: più di 150 scuole hanno chiuso i battenti, un dottore al giorno lascia il Paese, nell’ultimo decennio se n’è andato il 9% della popolazione. Destinazione: Usa. Perfino i turisti cominciano a girare le spalle alle spiagge dorate e alle slot machine che popolano i mega-hotel dell’arcipelago. Oggi, Cuba è molto più «cool» e costa (per ora) molto meno.