la Repubblica, 29 marzo 2016
A Sappada, il paese veneto che vuole lasciare il Veneto
SAPPADA (BELLUNO). La targa spiega che questo è l’“Uffizi va me schindich”, l’ufficio del sindaco. «È dialetto tedesco o se vogliamo tedesco arcaico», dice il primo cittadino, Manuel Piller Hoffer. «Siamo l’unica minoranza tedescofona in terra veneta e siamo anche del tutto friulani. La nostra diocesi è quella di Udine, l’ospedale è quello di Tolmezzo. Il 10 marzo 2008 abbiamo fatto un referendum per passare al Friuli, con il 95% di sì. È andato tutto liscio fino al 16 marzo di quest’anno, quando il Senato, che doveva mettere l’ultimo timbro, ha deciso di rinviare la votazione alle calende greche. Colpa soprattutto del Pd, che prima ci aveva appoggiato. Siamo stati traditi. Ma non finisce qui».
Ultimi fiocchi di neve, bambini che giocano nel parco di Nevelandia. «Noi sappadini siamo 1340 in tutto ma ci faremo sentire. Il rinvio, senza spiegazioni, è un vergognoso schiaffo alla democrazia».Un fatto è certo: non finirà presto, questa intricata vicenda. Il piccolo paese di montagna può infatti scatenare un effetto domino sui confini di Comuni e Regioni. «Partiamo – dice il sindaco – dai numeri e dai soldi. Nel bellunese ci sono 11 Comuni che confinano con il Trentino Alto Adige e che hanno chiesto di fare parte di quella Regione. La risposta è stata: voi restate in Veneto ma noi vi aiutiamo. Vi diamo 80 milioni all’anno. E così Cortina ha ricevuto 15.766.000 euro ma anche i piccoli Comuni non si lamentano: Lamon ha 7.468.000 euro, Voltago 8.870.000, Falcade 9.812.852, Rocca Pietore 9.350.000… Questi i numeri della prima trance del 2013, poi tutti i Comuni riceveranno 500.000 euro fissi e finanziamenti per progetti selezionati. Ma alla fine la somma annuale sarà sempre di 80 milioni. Tenga conto che il bilancio di Sappada è di 6,9 milioni». Trento e Bolzano non si tolgono il pane di bocca: la somma sborsata ai vicini viene infatti “compensata” dallo Stato. E così, senza annessioni i confini non cambiano e non ci saranno altri Comuni di seconda fila a chiedere di entrare.
«Noi di Sappada – dice il sindaco – siamo i vasi di coccio fra vasi di ferro. Siamo l’unico polo sciistico del bellunese che non riceve contributi. La società degli impianti è già fallita tre volte e adesso, per mantenerla in vita, ogni anno i cittadini offrono 150-200 mila euro per ripianare il deficit. Senza sci, qui crollerebbe tutto. Con investimenti seri, potremmo collegarci alle piste friulane di Forni Avoltri e offrire impianti più moderni e attraenti». Anche otto Comuni del trevigiano stanno pensando di entrare nel Friuli. «Secondo la Ragioneria generale dello Stato – ha scritto Roberto Campagna, sindaco di Cordignano – nel 2014 la spesa finale pro capite a Bolzano arriva a 8.864 euro, a Trento 7.638, in Friuli Venezia Giulia 5.203. In Veneto siamo invece a 2.741 contro un media italiana di 3.612».
Il Comune del bellunese porta il conflitto dentro al Pd. «Sappada – dice Debora Serracchiani, presidente del Friuli – è davvero un pezzo del nostro territorio. Ha seguito tutte le regole e ricevuto tutte le approvazioni: deve diventare friulano. Se Belluno teme lo smembramento del suo territorio noi siamo pronti a prendere l’intera provincia, così possiamo mettere assieme un patrimonio straordinario di montagne e parchi e fare una vera politica di investimenti. Non sono invece d’accordo con chi dice: lasciate Sappada al Veneto e dateci i soldi, come fanno Trento e Bolzano. Così si aprirebbe un contenzioso anche con i miei Comuni che toccano l’Austria e la Slovenia. Potrebbero ad esempio chiedere aiuti per la benzina, che in quei due Paesi costa molto meno».
Il consiglio comunale di Sappada accusa la Serracchiani di «contraddittorietà», perché «dice di voler accorpare tutto il bellunese» ma, come vice segretario del Pd, ha lasciato che i suoi senatori bloccassero il distacco di Sappada. Critico verso la presidente del Friuli anche Gianclaudio Bressa, potente sottosegretario con delega agli Affari regionali e alle autonomie. «Un presidente di Regione – dice – deve rispettare le istituzioni. Io avevo proposto per Sappada un aiuto da parte del Friuli: Debora Serracchiani invece dice no e allo stesso tempo vuole l’intera provincia. Credo che tenda ad eludere un dato di realtà: se il Friuli aiuta Sappada, spende dei soldi. Se invece ingloba la provincia bellunese, li prende, ricevendo il 70% di Irpef, Ires, eccetera. Non si può sfogliare la margherita e dire Sappada sì, Sappada no. Un confine dopo l’altro, si rischia di arrivare da Belluno a Reggio Calabria».
«Ci sono contraddizioni nel Pd – dice il sindaco Manuel Piller Hoffer – ma anche la Lega non scherza. Il governatore Luca Zaia ai tempi del referendum disse che se fosse stato nostro cittadino avrebbe votato sì e adesso annuncia che se Sappada si distacca lui lascerà liberi tutti e garantirà al Trentino Alto Adige l’accesso al mare. E allora faccio una battuta anch’io: come sindaco dichiaro guerra all’Austria e mi arrendo subito assieme ai miei cittadini. Così, sconfitti, saremo annessi al Paese che parla la nostra stessa lingua».