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 2016  marzo 26 Sabato calendario

Gli egiziani insistono: Regeni ucciso per rapina, e spuntano i documenti • Arrestati in Belgio, Francia e Germania altri terroristi • Assad si riprende Palmira • Karadzic condannato a 40 anni per genocidio • Sospeso il sacerdote che andava con i minorenni • Sono morti Paolo Poli e Johan Crujiff • La nazionale di rugby ha un nuovo c.t. • Chi ha rubato la testa di Shakespeare?


Regeni/1 Altra versione, che le autorità egiziane vorrebbero spacciare per definitiva, sulla morte di Giulio Regeni: è stato ucciso da una banda di rapinatori specializzata in vittime straniere. Infatti hanno fatto sapere di aver ucciso, due giorni fa, una banda di cinque sequestratori. Hanno aggiunto che nella casa della sorella del loro capo, Tarek Saad Abdel Fatah, 52 anni, p stato trovato passaporto di Regeni, tesserino di riconoscimento (ID) dell’università americana, documento di Cambridge, la carta di credito Visa e due cellulari. Non solo: anche un portafogli femminile con la scritta «love» e dentro 5mila sterline egiziane (circa 500 euro), un orologio e «un pezzetto di materiale scuro che potrebbero essere 15 grammi di cannabis». Indignati i genitori della vittima e le autorità italiane. Il procuratore capo Giuseppe Pignatone: «La Procura di Roma ritiene che gli elementi finora comunicati non siano idonei per fare chiarezza sulla morte di Giulio Regeni. È quindi necessario che le indagini proseguano...». Il ministero dell’Interno egiziano subito assicura che le indagini proseguiranno «in coordinamento» con l’Italia. Addirittura il portavoce, Abu Bakr Abdul Karim dichiara che quanto ritrovato in casa della sorella del rapinatore non implica il coinvolgimento della banda nell’assassinio di Regeni (Caccia, Cds).

Regeni/2 Mohammed el Sayed, giovane avvocato e coinquilino di Regeni, non riconosce la borsa rossa in cui erano contenuti i documenti ritrovati, ma aggiunge: «L’unica cosa certa è che non fumava droga». Un altro amico, Amr Asaad: «Io posso dire che gli occhiali da sole ritrovati non sono i suoi» (Mazza, Cds).

Arresti Ieri sono continuati gli arresti di terroristi e complici, a Bruxelles e in altre città europee. È dato per certo che la cellula jihadista che ha ucciso oltre 30 persone (identificata anche l’italiana Patricia Rizzo) ferendone più di 300 all’aeroporto e alla metropolitana di Bruxelles è la stessa delle stragi di novembre a Parigi. Najim Laachraoui, l’artificiere di Bruxelles e di Parigi che si è fatto saltare in aria all’aeroporto, a settembre era stato identificato mentre viaggiava verso l’Ungheria con Salah Abdeslam. Il Dna di Laachraoui era nell’appartamento di Schaerbeek usato dai terroristi, su un pezzo di tessuto trovato al Bataclan e su uno dei congegni esplosivi dello Stade de France. L’uomo era in contatto con Naim al Hamed, un siriano ricercato per gli attentati di Parigi, e con Reda Kriket, francese, latitante condannato a 10 anni in Belgio e arrestato giovedì ad Argenteuil (Francia) mentre organizzava un altro attentato. A Bruxelles è stato arrestato, dopo una sparatoria, uno che la polizia definisce «pesce grosso» dell’organizzazione. Un altro uomo è stato ferito e arrestato a Forest durante una delle tante perquisizioni. Altre sei persone sono state arrestate giovedì sera (tre scarcerate). Altri due arresti in Germania di presunti complici degli attentatori: uno che ha ricevuto sms sospetti, l’altro, trovato con una falsa patente italiana, era forse nel covo di Salah Abdeslam. Il quotidiano Dh rivela che il 7 dicembre un poliziotto di Mechelen (Belgio) segnalò ai suoi superiori la presenza di individui sospetti all’indirizzo di Molenbeek dove poi è stato arrestato Abdeslam. Nessuno avrebbe inoltrato l’informazione all’Antiterrorismo. Aperta un’inchiesta interna (Guastella, Cds).

Palmira Affiancato dai Sukhoi dell’aviazione russa, l’esercito siriano si è ripreso la cittadella di Palmira, caduta a maggio 2015 nelle mani dell’Isis. La “Venezia del deserto”, proclamata dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità nel 1980, è dai primi di marzo circondata dalle truppe del regime, che però procedono con grande difficoltà, soprattutto per via delle centinaia di mine lasciate nel terreno. Ieri, intanto, il capo del Pentagono, Ashton Carter, ha confermato l’uccisione in un raid americano del numero 2 del Califfato e suo “ministro delle Finanze”: Abdul Rahman Mustafa al-Qaduli, nome di battaglia Abu Alaa al-Afri, conosciuto anche con lo pseudonimo di Hajji Iman. Su di lui pendeva una taglia di 7 milioni di dollari, la più alta dopo quella per Abu Bakr al Baghdadi, che vale 10 milioni di dollari. Ex insegnante di fisica, al-Afri si era unito ad Al Qaeda nel 2004, diventando poi leader dell’organizzazione nel nord dell’Iraq. Catturato dalle autorità irachene, era stato poi rilasciato nel 2012 (Del Re, Repubblica).

Karadzic Il Tribunale Penale internazionale dell’Aia ha condannato a 40 anni di reclusione Radovan Karadzic. Lo ritengono colpevole di genocidio, crimini di guerra e delitti contro l’umanità. I giudici della Corte Onu gli hanno attribuito giovedì la responsabilità degli 11.541 civili morti dell’assedio di Sarajevo (1992-1996) e il tentativo di azzerare Srebrenica, l’enclave islamica dell’ex Jugoslavia dove ottomila musulmani furono sterminati in pochi giorni (1995). Il procuratore Alan Tieger aveva chiesto l’ergastolo. Karadzic farà ricorso per un motivo che dice di trovare semplice: «Voi non vi rendete conto di cosa fossero costretti a sopportare i serbi bosniaci negli anni Novanta» (Zatterin, Sta).

Prostituzione minorile Don Alberto Paolo Lesmo, 47 anni, a capo della parrocchia di Santa Marcellina e decano della zona di Baggio, periferia ovest di Milano, secondo la procura, tra il 2009 e il 2011 ha avuto rapporti sessuali a pagamento con un ragazzo contattato su internet, che si prostituiva per comprare cocaina: da 150 a 250 euro a prestazione. All’epoca dei fatti il ragazzo aveva tra 15 e 17 anni. La magistratura a chiesto il rinvio a giudizio per sfruttamento della prostituzione minorile. «L’arcidiocesi — sottolinea il comunicato dell’arcivescovo di Milano, Angelo Scola — ha appreso solo ora che nel 2013 don Lesmo fu raggiunto in parrocchia da una perquisizione ordinata dagli inquirenti, senza però che il sacerdote ne desse in alcun modo notizia ai suoi superiori diocesani. Nessuna notizia in merito al reato ipotizzato è mai stata a conoscenza dell’arcivescovo e dei suoi collaboratori». Ovviamente il sacerdote è stato sospeso (Rossi, Cds).

Poli Ieri sera a 86 anni è morto Paolo Poli. Nato a Firenze il 23 maggio 1929, si trovava in un ospedale di Roma, dove era stato ricoverato qualche tempo fa in seguito a un ictus. Figlio di carabiniere e di una maestra, laureato con una tesi su Henry Becque, aveva iniziato facendo il supplente a scuola, poi la comparsa per caso (lo aiutò l’amico Zeffirelli), pure un fotoromanzo, la radio, lo sciancato nelle Due orfanelle al cinema e infine la scalata al teatro. A lanciarlo fu la Borsa di Arlecchino di Aldo Trionfo. Da allora sempre in teatro con una sua compagnia (dopo decenni di lavoro, si era ufficialmente ritirato un anno fa senza fare annunci). Porro sul Cds: «Fu il primo, solo se richiesto, a dichiararsi omosessuale senza tralasciare aneddoti anche conto terzi, a scherzare con tutti al femminile, primo a recitare en travesti , a far la burletta: Paolo fu una nessuna e centomila sante ed eroine, madri devote o sfacciate peccatrici, sciantose o zitelle, non per far ridere ma per quell’estremo kitsch con cui agguantava la contemporaneità e l’eternità del “corpo” teatrale (…) Poli si divertì pazzamente a rovistare nel passato, a rievocare tempi del tabarin, a ironizzare sulla vita di Santa Rita da Cascia: fu fra i pochi a subire la censura che proibì lo spettacolo per oltraggio alla religione, all’Odeon di Milano, laggiù nel ’67».

Cruijff/1 Giovedì è morto per un tumore ai polmoni il calciatore olandese Johan Cruijff, 69 anni. Gianni Mura: «Già quando aveva cinque anni chi passava per Tuinbouwstraat, nel quartiere di Betondorp, alla periferia di Amsterdam, spesso si fermava a guardare i numeri di Johan col fratello Hendrik detto Heini, maggiore di due anni. Il padre, Manus, aveva un negozietto di frutta e verdura. Morì che Johan aveva 12 anni e all‘Ajax era già considerato una stellina. Anche per questo, venduto il negozio, il club offrì un lavoro a sua madre Nel: donna delle pulizie allo stadio, lavaggio maglie incluso, e barista nei giorni delle partite. Esordio in prima squadra a 16 anni, in Nazionale a 19, Johan era veloce anche lì, e non soffrì per essere stato scartato alla visita di leva (piedi piatti). Nel ‘67, alle nozze di Keizer, conobbe Danny e la sposò l’anno seguente. Lui appena maggiorenne. Lei figlia di Cor Coster, diventato miliardario con il commercio di diamanti, che da qui in poi sarà il manager di Cruijff, portandolo a fine carriera negli Usa (Aztecs, Diplomats), poi in Spagna (Levante) e infine Olanda (Ajax e Feyenoord)». Ancora Mura: «Il Pelé bianco, lo definì Gianni Brera, che non aveva entusiasmi facili. L’idolo della mia giovinezza, ha detto Platini. Il profeta del gol, per Sandro Ciotti, che gli dedicò un film incentrato sul “14”. Un numero atipico, scelto da Cruijff quando ancora le maglie andavano dall’1 all’11 e lui era un 9. Un centravanti di movimento, e che movimento, si direbbe oggi. Oppure un trequartista. In realtà, il mito di Cruijff si basa su considerazioni che sembrano terra terra: era molto veloce di gamba e di pensiero, sapeva fare di tutto, calciare bene con i due piedi, ripiegare in difesa, lanciare i compagni. Anche nei colpi di testa era bravo, e aveva una grande visione di gioco. Tra la fine dei Sessanta e quella dei Settanta, con l’Ajax di Michels e con la Nazionale olandese, era stato il miglior interprete di quel che fu chiamato “calcio totale” proprio per l’intercambiabilità dei ruoli» (Rep).

Cruijff/2 «Nella mia vita ho avuto solo due vizi. Uno, il calcio, mi ha dato tutto. L’altro, il fumo, stava per togliermelo» (Johan Cruijff) (Mura, Rep).

Rugby Il nuovo c.t. della nazionale di rugby italiana è l’irlandese Conor O’Shea. Sostituisce il francese Jacques Brunel. O’Shea, che conosce il rugby italiano da 20 anni, quando da estremo dell’Irlanda rimediò un paio di sconfitte dagli azzurri, è allenatore (ha vinto la Premier con gli Harlequins), costruttore (è stato responsabile delle giovanili della federazione inglese) e manager, si occuperà della Nazionale e degli Emergenti (la Nazionale B) (Calcagno, Cds).

Shakespeare Le indagini al georadar condotte dall’archeologo Kevin Colls della Staffordshire University sopra la tomba di Shakespeare nella chiesa della Santa Trinità a Stratford-upon-Avon dicono che nel sepolcro non c’è la testa del drammaturgo. Si conferma, quindi, la leggenda popolare secondo cui il teschio è stato trafugato. La tomba presenta anche un danneggiamento sotterraneo. La prima volta che si sentì della storia del trafugamento era nel 1879, quando la rivista The Arsosy scrisse che il dottor Frank Chambers aveva rubato il teschio nel 1794 per rispondere a una scommessa da 300 sterline (pari a circa 30 mila di oggi) di Horace Walpole. I ricercatori non hanno comunque intenzione di scavare e aprire la tomba, anche perché sulla lapide c’è l’epitaffio: «Caro amico, per grazia di Dio / evita di scavare la polvere racchiusa qui / che sia benedetto l’uomo che risparmia queste pietre / e maledetto sia colui che muove le mie ossa» (Panza, Cds).

(a cura di Daria Egidi)