l’Espresso, 25 marzo 2016
Una borsa in pelle di pesce
Dimenticate pitoni e alligatori. La pelle del futuro, in fatto di abbigliamento, potrebbe essere quella di pesce: sogliola, spigola, orata, murena, palombo, pesce siluro, razza. Pesci dell’Adriatico, insomma. Ci stanno lavorando alla cooperativa Blue Marine Service di San Benedetto del Tronto, con la collaborazione del biologo veneziano Michele Pellizzato. Il progetto si chiama “Skin Fish” e riprende in versione mediterranea una pratica relativamente diffusa in altre parti del mondo: Cina, Alaska e nord Europa, dove naturalmente si usano altri pesci, per lo più salmone.
In Italia ci aveva provato negli anni Cinquanta Salvatore Ferragamo, testimonial Sofia Loren, ma il progetto naufragò. Ebbene, l’amore per il mare ha indotto Giuseppe Illuminati e Emanuele Troli a sviluppare un proprio progetto con fondi europei, quelli che spesso in Italia restano inutilizzati.
Un’idea bizzarra? Meno di quanto si possa pensare. Troli e Illuminati hanno cercato in lungo e in largo in Italia una conceria disposta a questo tipo di lavorazione. L’hanno trovata a Solofra, in Campania. Il risultato? Pelli conciate e colorate, che a parità di superficie sono più resistenti di quelle tradizionali, ricavate da ovini, bovini o animali esotici, per lo più uccisi apposta. Questa pelle è invece lo scarto di pesci tipici dell’Adriatico, usati per l’alimentazione. La pelle di una sola sogliola o di un’orata può diventare il cinturino di un orologio. Oppure bigiotteria, altra possibilità molto promettente. Alcune aziende marchigiane, e altre venete, hanno manifestato interesse per l’opportunità. Presentazioni si sono svolte di recente a Ecomondo a Rimini, a Architect@Work a Milano, e a Venezia, anche nelle scuole superiori.
La Blue Marine Service è nata nel 2010, con l’idea di dare una risposta a problemi concreti legati al mare, nel nome dell’ecosostenibilità. Nel 2014, per esempio, Troli e Illuminati si sono occupati di cassette per il pesce: quelle in polistirolo degradano in centinaia di anni; le loro, in “biopolimero”, in soli due mesi, e possono essere usate nel settore ittico, ma anche nel caseario e nel florovivaistico. La produzione verrà avviata a breve in collaborazione con un’azienda olandese.
Non è tutto. Per i suoi progetti sull’ecosostenibilità marina, come quelli dedicati alle proliferazione di lumachine di mare o alle uova di seppia, la cooperativa Blu Marine Service siede da due anni al tavolo della Fao dedicato al Mediterraneo che si prefigge la gestione razionale delle risorse marine viventi e lo sviluppo sostenibile dell’acquacoltura. Dopo una sperimentazione nelle Marche, il progetto sulla lumachina è stato tradotto in pratica a Ortona; i primi risultati sono buoni, i dati definitivi si conosceranno proprio quest’anno. La Blue Marine Service ha già partecipato al Salone del Gusto di Torino e allo Slow Fish di Genova, invitata a presentare il proprio progetto di recupero del pesce secco, antica tradizione molto diffusa tra i pescatori. Troli e Illuminati hanno usato tracine, moli, moscardini e merluzzetti, trattati in essiccatori solari. Un tipico prodotto della tradizione marinara che potrebbe tornare sulle nostre tavole. n
Dimenticate pitoni e alligatori. La pelle del futuro, in fatto di abbigliamento, potrebbe essere quella di pesce: sogliola, spigola, orata, murena, palombo, pesce siluro, razza. Pesci dell’Adriatico, insomma. Ci stanno lavorando alla cooperativa Blue Marine Service di San Benedetto del Tronto, con la collaborazione del biologo veneziano Michele Pellizzato. Il progetto si chiama “Skin Fish” e riprende in versione mediterranea una pratica relativamente diffusa in altre parti del mondo: Cina, Alaska e nord Europa, dove naturalmente si usano altri pesci, per lo più salmone.
In Italia ci aveva provato negli anni Cinquanta Salvatore Ferragamo, testimonial Sofia Loren, ma il progetto naufragò. Ebbene, l’amore per il mare ha indotto Giuseppe Illuminati e Emanuele Troli a sviluppare un proprio progetto con fondi europei, quelli che spesso in Italia restano inutilizzati.
Un’idea bizzarra? Meno di quanto si possa pensare. Troli e Illuminati hanno cercato in lungo e in largo in Italia una conceria disposta a questo tipo di lavorazione. L’hanno trovata a Solofra, in Campania. Il risultato? Pelli conciate e colorate, che a parità di superficie sono più resistenti di quelle tradizionali, ricavate da ovini, bovini o animali esotici, per lo più uccisi apposta. Questa pelle è invece lo scarto di pesci tipici dell’Adriatico, usati per l’alimentazione. La pelle di una sola sogliola o di un’orata può diventare il cinturino di un orologio. Oppure bigiotteria, altra possibilità molto promettente. Alcune aziende marchigiane, e altre venete, hanno manifestato interesse per l’opportunità. Presentazioni si sono svolte di recente a Ecomondo a Rimini, a Architect@Work a Milano, e a Venezia, anche nelle scuole superiori.
La Blue Marine Service è nata nel 2010, con l’idea di dare una risposta a problemi concreti legati al mare, nel nome dell’ecosostenibilità. Nel 2014, per esempio, Troli e Illuminati si sono occupati di cassette per il pesce: quelle in polistirolo degradano in centinaia di anni; le loro, in “biopolimero”, in soli due mesi, e possono essere usate nel settore ittico, ma anche nel caseario e nel florovivaistico. La produzione verrà avviata a breve in collaborazione con un’azienda olandese.
Non è tutto. Per i suoi progetti sull’ecosostenibilità marina, come quelli dedicati alle proliferazione di lumachine di mare o alle uova di seppia, la cooperativa Blu Marine Service siede da due anni al tavolo della Fao dedicato al Mediterraneo che si prefigge la gestione razionale delle risorse marine viventi e lo sviluppo sostenibile dell’acquacoltura. Dopo una sperimentazione nelle Marche, il progetto sulla lumachina è stato tradotto in pratica a Ortona; i primi risultati sono buoni, i dati definitivi si conosceranno proprio quest’anno. La Blue Marine Service ha già partecipato al Salone del Gusto di Torino e allo Slow Fish di Genova, invitata a presentare il proprio progetto di recupero del pesce secco, antica tradizione molto diffusa tra i pescatori. Troli e Illuminati hanno usato tracine, moli, moscardini e merluzzetti, trattati in essiccatori solari. Un tipico prodotto della tradizione marinara che potrebbe tornare sulle nostre tavole.