ItaliaOggi, 25 marzo 2016
Marco Boglione, l’uomo che resuscita le imprese morte
«Il mago che resuscita le imprese morte», così la Süddeutsche Zeitung presenta il torinese Marco Boglione, dedicandogli quasi un’intera pagina nel settore economia. Questi sono gli italiani che i tedeschi ammirano, gli imprenditori che hanno talento, fantasia, perseveranza.
Quello che era una volta la Fiat con la sua Topolino, e poi la 500. O i creatori d’alta moda accanto a chi come un Benetton riusciva a vendere a prezzi abbordabili maglioni eleganti e di buon gusto. Boglione, suggerisce il quotidiano di Monaco, ha quel talento che scarseggia in Germania, e ora anche in Italia: saper sfruttare un’idea, più che il denaro. E ha fiducia nell’abilità dei suoi collaboratori, dei lavoratori italiani. L’esperienza conta più dell’immediato profitto che si può ottenere delocalizzando le imprese.
Quel che conta per Boglione, 59 anni, è che un’azienda abbia una storia alle spalle, anche se i conti non tornano. Allora si mette al lavoro, e dà nuova vita a marchi dimenticati, a «case» sull’orlo del fallimento. «Una serie di successi», spiega la Süddeutsche Zeitung, dalla giacca impermeabile K-Way, nata nel 1965 in Francia, o le scarpe di ginnastica Superga, che risalgono al 1928, i jeans Jesus. O la Robe di Kappa che ha resuscitato e imposto sul mercato mondiale, oggi presente in 120 paesi. Solo in Cina ci sono 1.500 negozi della Kappa.
Per spiegare la sua filosofia, Boglione cita alla giornalista Ulrike Bauer una frase dell’astronauta Samantha Cristoforetti: «Un razzo è una bomba che esplode lentamente». E le sue imprese hanno conosciuto diversi stadi, un’esplosione dopo l’altra, per decollare e tornare a nuova vita.
A sei anni, voleva diventare presidente americano, come John Kennedy. A 12, fare l’imprenditore, e a 16 scoprì il suo talento. Studente in un collegio cattolico, ebbe il permesso di allestire una camera oscura nel laboratorio di fisica. La sua passione era la fotografia. Cominciò a vendere le foto ai suoi compagni per 1.500 lire, da pagare solo se riuscivano a loro volta a rivenderle. In fieri, il sistema della sua BasicNet, fondata nel 1994, e che ha sede nei vecchi stabilimenti del Maglificio calzificio torinese, la Mct, la società che forniva l’esercito già prima della Grande Guerra.
Boglione abita con la famiglia al secondo piano dello stabilimento. All’ingresso si legge una frase di Einstein: «Imagination is more than knowledge», la fantasia è più importante della conoscenza. E sul tetto il grande capo alleva polli e coltiva insalata. Tradizione e saggezza contadina del vecchio Piemonte.
In sintesi, la Basicnet mette in contatto il produttore con il cliente, fa da tramite presentando i prodotti ma spiegando quale siano le richieste del mercato. È in rapporto con 600 partner e ha 500 dipendenti. L’anno scorso ha avuto un bilancio di 178 milioni di euro, e le otto società controllate hanno registrato nel 2015 un incremento del 17%, toccando i 731 milioni di euro. Boglione ha fatto quotare nel 1999 la BasicNet in borsa, e le azioni sono salite del 114,6%. «Al mondo piace l’Italia non il Made in Italy», dice Boglione. I tedeschi capiscono cosa intende, gli italiani non tutti.