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 2016  marzo 25 Venerdì calendario

Il Venezuela è costretto a importare petrolio. E dire che è il primo paese al mondo per riserve di greggio

Il Venezuela, primo paese al mondo per riserve petrolifere, si è ridotto a importare l’«oro nero» dagli Stati Uniti. A fine gennaio, per la prima volta, l’impresa pubblica Petroleos de Venezuela (Pdvsa) ha ricevuto 550 mila barili di greggio dal West Texas international (Wti) attraverso la sua filiale americana Citgo Petroleum.
Fatto che non contribuisce a riportare la fiducia sui future di Pdvsa che sono scambiati al mercato secondario al 30% del loro valore. Del resto, gli indicatori economici del paese non smettono di peggiorare. E molti sono stati gli errori di investimento nelle infrastrutture. Il Fondo monetario internazionale ha previsto che l’inflazione raggiungerà il 720% nel 2016. Al mercato nero il dollaro ha superato la soglia dei mille bolivar (il tasso ufficiale è di 6,3 bolivar). Il prezzo del petrolio venezuelano continua il suo tonfo. A fine gennaio aveva toccato quota 21,65 dollari (19,35 euro) al barile. Il presidente di Pdvsa, Eugenio del Pino, è andato in Medio Oriente per convincere i membri dell’organizzazione dei paesi produttori di petrolio e la Russia a chiudere il rubinetto. Ma la speranza di risalire il corso è davvero flebile.
Le difficoltà attuali sono dovute in parte all’esaurimento del «buon petrolio», quello del golfo di Maracaibo, all’ovest del paese. A est, le enormi riserve della cintura dell’Orinoco sono costituite da greggio pesante che necessita di grossi investimenti. Le imprese petrolifere straniere associate dal 2006 a Pdvsa la tirano in lungo. Estrarre il petrolio venezuelano costa all’incirca 13 dollari, per gli esperti arriva a 18-22 dollari: e dunque è come dire che il Venezuela non è lontano dal vendere in perdita.
Esportatore di greggio, il paese sudamericano importa anche da tempo, prodotti raffinati, benzina e diesel. Dal 2014 ha acquistato anche il light crude da Algeria, Nigeria, Angola per mescolarlo, prima della raffinazione, con quello estratto dai pozzi dell’Orinoco.
L’acquisto del petrolio dagli Usa si è guadagnato i titoloni della stampa ed ha segnato il ritorno degli Stati Uniti sulla piazza dopo 40 anni di divieto di esportazione, cancellato di recente in seguito al raggiungimento dell’autosufficienza dovuto all’estrazione del gas e petrolio da scisti.
La produzione venezuelana stagna da anni: secondo del Pino è di 2,9 milioni di barili al giorno, ma è sovrastimata ed è ben lontana dai 5 milioni di barili che Pdvsa si era prefissato nel 2012. Inoltre, le difficoltà di Pdvsa, molto indebitata (deve restituire nel 2016 più di 10 miliardi di dollari, 9 miliardi di euro) risalgono a molto tempo prima della caduta dei prezzi del petrolio. Oggi il paese importa più del 70% di quello consumato e nel paese comanda il dollaro.
La Cina ha prestato al Venezuela qualcosa come 50 miliardi di dollari in parte pagabili con il petrolio, ma le condizioni di questi prestiti sono poco trasparenti.