ItaliaOggi, 25 marzo 2016
Confessioni di un italiano. Ruggeri ripubblica il suo Cameo di una Pasqua fa perché il mondo non è cambiato
Era il 2 aprile 2015, neppure un anno fa, quando Italia Oggi pubblicò il Cameo che trovate sotto. Erano i miei giudizi, i miei sentimenti, sul mondo di allora, sulle leadership di allora. Il fascino di un articolo di giornale è che la sua vita è come quella dell’efemera, l’insetto che vive nell’acqua stagnante per pochi giorni, ma alcune frasi possono avere vita eterna, se lo meritano.
È il caso del verso di Alessandro Manzoni allora citato: «Lui è risorto, non è qui». Dopo un anno riscriverei il Cameo tal quale (o il mondo non è cambiato, o sono cambiato io). Già allora non scrissi di Isis, pur essendo fresco «Charlie Hebdo», ma mi sentivo (mi sento) a disagio. I più colti mi dicono «siamo in guerra». Mi chiedo, come è possibile essere in guerra senza che ci siano le «leggi di guerra», «un’economia di guerra?» Dopo ogni azione di questa (finta?) guerra, a un primo doveroso «dolore», subentra il governativo «sopire».
Al minaccioso «siamo in guerra» si sostituisce il tecnologico «è guerra asimmetrica». Nei salotti «asimmetrico» ha un grande successo (come negli asili petaloso), produce analisi meravigliose, è il limite estremo del politicamente corretto. Poi chiedi loro: stabilito che è asimmetrica, in concreto che fare? Ti guardano in un modo che tu ti senti un verme. Allora capisci che «Sottomissione» di Houellebecq è un gran libro.
Italia Oggi, 2 aprile 2015:
«In occasione della Pasqua, Alessandro Manzoni scrisse la poesia «Resurrezione», si concludeva così: «è risorto, non è qui».
Sono passati quasi due secoli, siamo talmente frastornati nel dover vivere in questo mondo di idioti al potere, così politicamente corretti e così inetti, che non siamo neppure più sicuri che «Lui sia risorto», di certo sappiamo che «Lui non è qui».
Non essendo un poeta, ma un banale giornalista, mando gli auguri a tutti quei personaggi, di cui, con critica simpatia, parlo spesso, usando la modalità moderna del sonetto-tweet, in questo caso pasquali sì, ma senza sorpresa.
Un tempo, le pulizie di Pasqua erano un momento magico, nulla sfuggiva alla scopa della mamma, nulla restava, né negli angoli, né sotto i tappeti, la sporcizia scompariva per sempre. Dopo la benedizione del parroco, ci si confessava, senza dimenticare nulla. Farò altrettanto con voi.
A Hollande: «Si è finalmente reso conto che i francesi si vergognano di lei? Volevano passare a Marine Le Pen ma, vergognandosi di loro stessi, alle regionali hanno votato per l’impresentabile Sarkozy. Ha notato cosa combina quando non indossa il casco?»
A Cameron e Miliband: «Grazie a voi, così intellettualmente modesti e così politicamente miserabili, il mitico bipartitismo britannico è finalmente al tramonto. Buona notizia, credetemi, è l’occasione per passare al proporzionale puro, ideale per i periodi di crisi. Abbiamo bisogno di partecipazione, non di bulli salottieri»
A Bergoglio: «Lo confesso, le sue parole a volte mi mandano in confusione. Non appartenendo alle élite, che curiosamente si entusiasmano appena lei parla, a volte non capisco cosa voglia dire. Di certo colpa mia, allora preferisco tacere. Mi limito a un affettuoso «Buona Pasqua, Santità».
A Draghi: «Non la invidio, lei, con molto sussiego, compra carta straccia vecchia, dando in cambio carta straccia nuova, non ne capisco la ratio. Se non funziona neppure questo giochino che farà nel 2016?»
Al Presidente Mattarella: «Grazie di applicare la Costituzione, senza se e senza ma. Mi fido solo di lei. Però lei non si fidi di loro».
Ai due Matteo, così simili: «Non avete mai lavorato, avete lo stesso spessore culturale (medio-basso), uno dal perfetto linguaggio televisivo, l’altro col linguaggio da quote latte, avete identica estetica, perfettamente tarata sulla sottocultura dei tempi, siete giovani, simpatici, vivaci. Appena ve la sentite di affrontare la vita vera, cambiate mestiere, sareste dei perfetti Ceo».
A Berlusconi: «Più l’ascolto, più sono senza parole, non so che dirle, le scrivo dopo Pasqua».
Alle minoranze Dem e FI: «L’Italicum è una schifezza, come il Porcellum. Abbiate una botta di dignità. Fateci andare subito alle elezioni col sistema proporzionale del Consultellum, e poi chi avrà più filo, farà più tela».
Landini: «Il caso Fiat ha dimostrato che i Ceo hanno skill che lei non ha. Si butti tranquillamente in politica, se fanno politica gli altri la può fare anche lei».
Ai magistrati: «Grazie per aver scoperchiato le schifezze delle Coop Rosse, tutti sapevano, nessuno parlava. Era vent’anni che aspettavamo questo momento, ora davanti alla legge siamo tutti uguali, nel bene e nel male.
Ripeto, sottoscrivo anche per questa Pasqua gli stessi auguri dello scorso anno con due sintetiche riflessioni, queste però dedicate ai lettori.
Nella vita sociopolitica la moderazione può essere atto sublime o suicidio morale e fisico.
È leader colui che sa dire NO!
Buona Pasqua.