Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  marzo 25 Venerdì calendario

In tribunale i ricchi non pagano mai

Per due ragazzi che fanno una fesseria e rubano un litro di benzina la prescrizione può arrivare a dodici anni e mezzo. Per i responsabili di corruzione il termine non supera i sette anni e mezzo. In pratica se la cavano quasi sempre. Le basta?”. Antonio De Nicolo è procuratore a Udine. Per parlare di prescrizione, della legge impantanata in Parlamento comincia da un esempio concreto: i ladruncoli pagano (ed è giusto), i grandi corruttori no (e questo non gli va giù). De Nicolo aggiunge: “Vuole sapere a chi giova che non sia approvata una nuova disciplina della prescrizione? Ai colletti bianchi”. I dati sulla popolazione carceraria sono lì a confermarlo: si trovano 230 colletti bianchi su un totale di 52.846 detenuti. Il grande male, hanno ricordato i procuratori all’inaugurazione dell’anno giudiziario, è la prescrizione. Che svuota la frase che campeggia nelle aule: “La legge è uguale per tutti”.
Giovanni Salvi, procuratore generale a Roma, l’ha spiegata così: “A Roma tra il 2014 e il 2015 sono stati dichiarati estinti per prescrizione il 30% dei procedimenti definiti. Interi settori della legalità quotidiana sono sommersi dalla prescrizione, così giungendosi alla vanificazione della sanzione penale, proprio nelle aree di maggior interesse per il cittadino”. Antonino Mazzeo Rinaldi, presidente della Corte d’Appello di Venezia, ha fornito numeri ancora più allarmanti: 49% dei reati prescritti. A Napoli si parla addirittura di “amnistia strisciante”.
Ma quali reati godono della prescrizione? È ancora De Nicolo a spiegarlo: “Mi vengono in mente corruzione, abuso d’ufficio, omissione di atti d’ufficio, poi i reati fiscali come la frode”. Il reato per il quale è stato condannato Silvio Berlusconi.
Cosa succederebbe con la nuova legge? “I primi effetti si comincerebbero a sentire tra cinque o sei anni”, è convinto il procuratore di Udine, “perché la nuova disciplina, se è svantaggiosa per l’imputato, non può essere applicata ai reati già commessi”. Varrebbe per i reati commessi dopo l’entrata in vigore. Comunque, prima si dà il via libera, meglio è.
De Nicolo ricorre a un’immagine: “Per un magistrato ora è come guidare un treno che spesso non arriva in stazione. Il convoglio si ferma in aperta campagna, è scaduto il tempo massimo”. Anni di lavoro e di indagini, risorse umane ed economiche, tutto sprecato. Vale per i reati economici, ancor più per gli illeciti fiscali: “Di regola vengono accertati dopo quattro o cinque anni, già a un passo dalla prescrizione. Infatti quasi il 90 per cento dei fascicoli si chiude così”. De Nicolo sospira: “Ci vogliono ottimismo ed entusiasmo per continuare a fare questo lavoro”. Lui sembra averli conservati. Per dire: “Pochi mesi fa la Corte europea di Giustizia, nel caso di un italiano che aveva evaso l’Iva comunitaria, ha stabilito che l’Italia dovrebbe adeguarsi ai termini di prescrizione previsti nel resto d’Europa. Proprio perché non ha ritenuto accettabile che un reato a danno dell’Unione restasse impunito”. Che cosa succederà adesso? Non è possibile punire chi frega l’Europa e non chi frega l’Italia.
“Da una parte – spiega De Nicolo – non si può indagare su fatti troppo vecchi, soprattutto se lievi. Questo è giusto. Ma il discorso è diverso se l’azione penale è già stata esercitata dallo Stato. Se sono già state trovate le prove. Qui non dovrebbe intervenire la prescrizione, semmai un’azione disciplinare nei confronti dei magistrati troppo lenti. Sennò si finisce per premiare ingiustamente l’imputato”. E De Nicolo torna all’esperienza vissuta: “Una volta mi trovai davanti a una condanna per truffa dei giudici austriaci: tre anni. Mi parve un’enormità rispetto ai nostri sei-otto mesi. Ma i colleghi austriaci mi dissero: è un reato gravissimo, tradisce la fiducia che sta alla base della convivenza. Ecco, oggi quasi tutte le truffe rischiano la prescrizione. Lasciando le vittime senza giustizia”.