La Gazzetta dello Sport, 23 marzo 2016
L’Europeo di calcio si giocherà a porte chiuse?
«L’Europeo si giocherà, altrimenti sarebbe una sconfitta per tutti, non solo per lo sport», ammonisce Giancarlo Abete. Ma l’escalation terroristica è inarrestabile, il 10 giugno si avvicina e le informative che viaggiano tra gli uffici delle polizie europee ormai non escludono ciò che fino ad alcuni mesi fa nemmeno si osava immaginare: in presenza di allarmi specifici, una o più partite di una delle manifestazioni sportive più attese potrebbero giocarsi a porte chiuse. L’Occidente si è scoperto nudo, insicuro, vulnerabile, e così anche il circo del pallone, il fenomeno più popolare e mediatico dell’era contemporanea.
Ieri il vicepresidente dell’Uefa ed ex presidente della Figc ha parlato a Radio 24 di «rischio tecnico» a proposito delle porte chiuse. Cosa significa? Che per una competizione che si sviluppa nell’arco di settimane, come un Europeo o un Mondiale (lo stesso ragionamento vale per un’Olimpiade), ci sarebbe a disposizione un solo strumento d’intervento, qualora venissero a mancare le condizioni minime di sicurezza: far disputare una partita senza pubblico. Annullarla no, come è invece avvenuto a novembre per le amichevoli Belgio-Spagna e Germania-Olanda senza conseguenza alcuna sul piano agonistico, semplicemente perché la manifestazione stessa non avrebbe ragion d’essere. Posto che misure del genere spettano alle autorità locali di pubblica sicurezza e non all’ente organizzatore dell’evento sportivo, l’Uefa fa sapere che non v’è alcun progetto di giocare le partite di Euro2016 a porte chiuse.
Da Nyon filtra questo: nessun piano B ma un Europeo aperto alla gente e ai tifosi, che poi sono l’essenza di questo spettacolo. Da tempo, però, l’Uefa sta cooperando col governo francese perché sin da novembre l’allerta è ad alti livelli in Francia (lo stato d’emergenza è stato esteso recentemente fino al 26 maggio) e la sicurezza della manifestazione calcistica preoccupa tutti quanti. Proprio qualche giorno fa è stato arrestato Salah Abdeslam, a lungo ricercato: «Volevo farmi saltare allo Stade de France», ha raccontato. In vista dell’Europeo, si confida molto nella prevenzione, sono aumentati gli investimenti sulla sicurezza e sarà inevitabile una militarizzazione più massiccia dell’evento. «Dopo gli eventi di Bruxelles, l’Uefa intende ribadire il proprio impegno a mettere la sicurezza al centro dei preparativi per Euro2016. Tutti gli attori coinvolti nell’organizzazione del torneo continueranno a lavorare insieme, monitorando periodicamente il livello di rischio. Da oltre tre anni a questa parte, lavoriamo a stretto contatto con le autorità per elaborare i meccanismi più adeguati a garantire un torneo sicuro, adottando tutte le misure necessarie per la sicurezza di tutti i partecipanti», è la nota rassicurante dell’Uefa.
Nessuno, al momento, può prevedere cosa accadrà tra il 10 giugno e il 10 luglio. O si rinuncia in partenza a qualsiasi manifestazione pubblica di tale rilevanza, dandola vinta ai terroristi, o si va avanti facendo prevenzione, commisurando i rischi e, nell’emergenza, adottando misure finanche drastiche. Ma se si giocheranno una o più partite a porte chiuse al prossimo Europeo, questo lo si scoprirà nel caso solo nell’imminenza dell’evento stesso, di certo non adesso. Alla Gazzetta, in serata, Abete spiega: «A oggi non esiste una situazione strutturale per cui si sta pensando di disputare Euro2016 a porte chiuse. E nulla è cambiato con i fatti di Bruxelles, visto che il livello di attenzione in Francia era già molto alto. In questi mesi, dopo gli attentati di Parigi, si è giocato in Europa tutte le volte in cui si sono verificate le condizioni minime di sicurezza e sono state annullate due amichevoli in presenza di allarmi specifici ritenuti sufficientemente gravi dalle rispettive autorità di sicurezza. Il rischio lo si valuta caso per caso, non tre mesi prima dell’Europeo ma a ridosso delle partite, ed è in capo agli organismi che gestiscono l’ordine pubblico. Se le autorità intervengono gli organizzatori non possono che prenderne atto. Si tratterebbe comunque di una risposta mirata a un eventuale allarme specifico. L’Uefa vuole giocare, le partite di calcio senza tifosi non sono vere partite di calcio».
Marco Iaria
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Otto angeli custodi, sei «operativi» al seguito della squadra, due «ufficiali di collegamento» fissi a Parigi a coordinare informazioni e ordini. Scelti tra gli esperti di manifestazioni sportive e rapporti con le tifoserie. Sono i poliziotti italiani richiesti dalle autorità francesi per supportare tutta l’attività di sicurezza intorno alla nostra Nazionale prima e durante l’Europeo: in sostanza, prima del torneo dovranno pianificare con i colleghi transalpini tutti gli spostamenti della delegazione azzurra, poi vigilare che tutto fili liscio, per squadra, familiari e tifosi italiani. Un numero che con ogni probabilità verrà rivisto al rialzo dopo gli attentati di Bruxelles.
Il livello di allerta era già altissimo. Cinque giorni fa l’Europol aveva girato all’Uefa le informazioni poco rassicuranti raccolte tra le varie intelligence nazionali sul rischio di azioni di matrice terroristica in occasione degli Europei di calcio. E, del resto, il ministero dell’Interno francese aveva già dato disponibilità a mettere in campo gli agenti speciali, le famose teste di cuoio del Gign, il Gruppo d’intervento della Gendarmeria nazionale. Gli attentati di ieri alzano ulteriormente l’asticella. Come minimo, sarà un Europeo blindato. Per tutte le partecipanti. Ma l’Italia, suo malgrado, merita un’attenzione particolare. La nostra Nazionale, infatti, esordirà il 13 giugno, a Lione, contro il Belgio, insieme alla Francia il Paese più nel mirino dei terroristi islamici. Impossibile prevedere oggi nei dettagli il piano di sicurezza che sarà approntato per la partita, basti dire però che se fosse stata in programma oggi o domani, molto probabilmente la sfida sarebbe stata annullata o almeno disputata a porte chiuse.
È opinione comune in Europa che il nostro apparato di intelligence sia all’avanguardia. Un esempio è il piano di sicurezza messo in campo per il quadrangolare Under 19 per l’accesso all’Europeo di categoria, in programma a Padova, Vicenza e Caldogno da venerdì a mercoledì, che vede coinvolte le Nazionali di Italia, Svizzera, Israele e Turchia. L’albergo che ospita le squadre sarà presidiato 24 ore su 24, tutti gli spostamenti scortati da uomini della Questura e della Digos, le partite blindate e, nel caso di Israele, allenamenti sorvegliati e bonifiche dell’area con gli artificieri prima di ogni spostamento. Più o meno quello che da mesi il gruppo coordinato dal presidente dell’Osservatorio Alberto Intini e dal suo vice Massimo Passariello fa sulla Nazionale maggiore. Domani a Udine, come fu già a Bologna per la sfida con la Romania, l’Italia affronterà la Spagna in una città blindata. Centinaia di uomini saranno in campo (il numero preciso sarà fissato oggi), tanti per un’amichevole che non prevede tifosi ospiti. Artificieri e unità cinofile «puliranno» l’area della Dacia Arena già da oggi. E a Monaco di Baviera, dove martedì è in programma la sfida con la Germania, suonerà più o meno la stessa musica. Le autorità tedesche hanno assicurato che la nostra Nazionale riceverà lo stesso identico trattamento dei padroni di casa. Anche lì, scorta, bonifiche e controlli a tappeto all’Allianz Arena. Da questo punto di vista, gli azzurri possono dormire sonni tranquilli.
Alessandro Catapano