Il Sole 24 Ore, 23 marzo 2016
Siamo agli ultimi ritocchi per la fusione Bpm-Banco Popolare
Finale con giallo per la lunga ed estenuante trattativa tra Banco Popolare, Bpm e Bce per la prima (possibile) fusione tra banche sotto la Vigilanza unica di Francoforte. Dopo gli incontri delle settimane scorse e una fitta corrispondenza ieri era attesa l’ultima lettera della Bce con la benedizione finale all’operazione, comprensiva di alcune capital actions (per il valore complessivo di un miliardo) inserite negli ultimi giorni da parte dei veronesi. Nel pomeriggio la lettera in effetti è arrivata, ma – a differenza di quanto sembrava in un primo momento – dentro c’era la richiesta di ulteriori chiarimenti alle due banche su alcuni aspetti di governance, sulla gestione dei crediti deteriorati e sulle misure di rafforzamento del capitale a carico del Banco.
Questioni di forma più che di sostanza, in pratica, a cui si sarebbe prontamente risposto con una nuova lettera inviata a Francoforte. Nella notte, o al più tardi in mattinata, è atteso un riscontro che dovrebbe – questa volta sì – suonare come un avallo all’operazione; al netto delle procedure, il clima resta costruttivo, tanto è vero che non sarebbe cambiata l’agenda di oggi: a Verona Consiglio di amministrazione, a Milano Consiglio di Sorveglianza (da cui è atteso un parere sull’operazione) e Consiglio di Gestione, convocato ieri sera intorno alle 22, che dovrebbero giungere alla prima approvazione formale di un memorandum of understanding.
Il mercato, dove ieri Bpm ha guadagnato il 2,97% e il Banco lo 0,41%, continua a guardare con interesse soprattutto alle misure di rafforzamento concordate con la Bce. E che dovrebbero riguardare il Banco Popolare, per un ammontare complessivo di circa un miliardo; il mix di azioni, su cui si è lavorato negli ultimi giorni in una lunga serie di incontri che hanno visto più volte protagonisti diretti il ceo della popolare veronese, Pierfrancesco Saviotti e Alberto Nagel, ceo dell’advisor Mediobanca, dovrebbe comprendere cessione di Npl, di asset (in primis la banca conferitaria, con un beneficio stimato di poco sopra i 100 milioni), ma anche convertibili o emissioni di titoli. Una quota di aumento, in sostanza, che potrebbe essere almeno in parte congegnata coma accelerated bookbuilding e riservata a investitori istituzionali, misura su cui ancora Mediobanca potrebbe rilasciare una garanzia. Secondo quanto si apprende, si tratterebbe di un piano a geometria variabile: non solo l’ammontare di ogni singola azione potrebbe non essere annunciato oggi, ma potrebbe calibrarsi solo strada facendo, anche sulla base dei riscontri di mercato. Quello che conta (e interessa alla Bce) è l’impatto sul patrimonio; in ogni caso, essendoci di mezzo l’emissione di nuove azioni, ieri da fonti vicine alla trattativa non si escludeva la convocazione di una nuova assemblea straordinaria dei soci per l’approvazione dell’aumento.Una manovra destinata a rafforzare la popolare veronese e quindi anche a incidere sui concambi tra i due titoli quando scatterà formalmente l’integrazione.
Tra i chiarimenti forniti ieri alla Vigilanza ci sarebbero anche alcune questioni legate alla governance. In particolare, si tratterebbe del tetto di voto al 5% (che Francoforte avrebbe chiesto di abolire) e delle maggioranze assembleari per la nomina delle figure apicali. Invece sembrerebbe essere stata accolta la richiesta di mantenere, pur a tempo, una controllata Bpm (che potrebbe ereditare una delle licenze bancarie in essere nel gruppo, ad esempio quella della Banca Popolare di Mantova), mentre per quanto riguarda le sedi si andrebbe verso una soluzione bipolare con Milano eletta a sede legale e operativa e Verona a sede operativa.
Inviato (e avallato) il capital plan e le soluzioni di massima sulla governance, nelle prossime settimane le due banche spediranno il business plan e lo statuto della nuova entità alla Bce, che la settimana scorsa aveva assegnato un mese di tempo. Poi inizierà un lungo percorso destinato a chiudersi comunque entro la fine dell’anno e a passare attraverso un doppio passaggio assembleare determinante e dettato dal voto capitario.