Libero, 23 marzo 2016
Perché nessuno vuole allenare l’Italia?
La Figc non metterà il faccione di Conte sugli annunci per l’ingaggio del prossimo ct. Perché, secondo l’attuale selezionatore azzurro, allenare la nazionale «è come stare in un garage». E siamo tutti d’accordo che l’idea di vivere nel ripostiglio delle auto non è allettante. Ma qui l’errore è a prescindere. Chi associa il lavoro sulla panchina della nazionale ad un garage dovrebbe farsi da parte. Oppure, volgendo lo sguardo al passato e al futuro, non dovrebbe proprio proporsi, pensarci, candidarsi come ct dell’Italia. Ruolo che, tra l’altro, non cambia mai, e rappresenta da sempre un’eccezione rispetto all’allenatore di club. È tipologicamente simile, ma diverso nei ritmi, nei momenti, nei rapporti. Va, per questo, interpretato con serenità, facendo leva sul privilegio che porta in dote: unire un paese intero durante gli appuntamenti che scandiscono la storia, come Europei e Mondiali.
Conte si è sempre sentito imprigionato in questo ruolo, dicharandosi fin dal principio (quasi due anni fa) un «allenatore di campo». E il ciclo-Conte nella nazionale azzurra è nato e cresciuto sotto questa insofferenza, che neanche i soldi garantiti dal super-contratto Figc-Puma hanno alleviato (ingaggio da 4,5 milioni annui, più del doppio del budget a disposizione di Tavecchio).
Il presidente della Figc ha infatti già tirato i remi in barca: il prossimo ct rientrerà nel budget federale (massimo 2 milioni). Questo, aggiunto all’idea dell’impiego part-time che non piace agli allenatori dei club, ha di fatto provocato una scia di «no» agli ammiccamenti di Tavecchio. In ordine, si sono auto-esclusi dalla lista della Figc: Allegri (blindato dalla Juve), Mancini («Sarebbe un onore, ma l’anno prossimo sarò ancora all’Inter»), Capello («Vorrei allenare un club», anche se incontrerà Tavecchio domani prima di Italia-Spagna), Ranieri («Chiuderò la carriera al Leicester») e Donadoni, blindato da Saputo al Bologna «fino al 2018».
Tavecchio quindi sfoglia ciò che rimane della margherita, dai pochi nomi di punta disponibili ai «tecnici federali». Nella prima categoria rientra Mazzarri (sotto contratto con l’Inter fino a giugno), sponsorizzato dal suo agente D’Amico: «La Nazionale? Può essere l’uomo giusto. Se piace devono dirlo gli altri». Ma il tecnico di San Vincenzo non è il preferito di Tavecchio, oltretutto impossibilitato ad esaudire la richiesta di 3,5 milioni annui di stipendio. Il nome che più piace tra i mister della A, in questo momento, è quello di Gasperini. Dalle sue ultime parole pare ormai certo un addio al Genoa in estate («Ho già scelto, in questi ultimi anni abbiamo avuto notevoli difficoltà») e l’ex ct Trapattoni spinge per una sua candidatura: «È capace e ricco di esperienza. Sarebbe l’ideale per l’Italia». Rimane vivo anche il nome di Ventura, che gode di grande stima nei piani alti della Figc ed è in rotta con l’ambiente granata, mentre è di ieri l’auto-candidatura di Cannavaro ai microfoni di Sky Sport: «Mi piacerebbe essere il nuovo ct, è un ruolo difficile ma conosco l’ambiente, ci sono stato 15 anni», ha spiegato il capitano campione del mondo del 2006. Quello dell’ex Pallone d’Oro però andrebbe affiancato ad un uomo affidabile nell’ambiente come Lippi. Tavecchio pensa anche a nuove suggestioni: piace Corini, libero e considerato un profilo ideale, così come Di Matteo, che vanta una Champions League conquistata con il Chelsea e garantirebbe un buon ritorno di immagine a cifre contenute. L’ultima suggestione porta a Pioli, che a fine stagione dirà addio alla Lazio.
Ad oggi, però, l’ipotesi più probabile rimane quella di un tecnico federale: il primo della lista è Di Biagio, ct dell’Under 21, che dal ritiro ha dichiarato: «Sono pronto per la nazionale maggiore». Tavecchio vuole approfondire l’idea di un progetto «cantera azzurra» che valorizzi i tecnici a Coverciano, e la promozione di Di Biagio andrebbe interpretata come un segnale importante in questo senso. Sullo sfondo rimangono i nomi di Tardelli, Cabrini (Italia femminile), Gentile ed Evani (Under 20). Gente che comunque brama la panchina azzurra, e che sicuramente non la ridurrebbe all’insignificanza di un garage. Bisognerebbe partire da questo per individuare l’erede di Conte.