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 2016  marzo 23 Mercoledì calendario

Cercansi soci per la Pirelli. Telefonare al dott. Tronchetti Provera

Nel 2013 sono arrivati i russi di Rosneft, nel 2015 i cinesi di ChemChina, ora l’azionariato di Pirelli starebbe per far spazio a un nuovo socio qatariota, il fondo Peninsula. Nell’ambito degli accordi stipulati lo scorso anno dal colosso pubblico cinese, è previsto che dopo il lancio dell’Opa obbligatoria a 15 euro per azione, ChemChina avrebbe potuto rivendere a uno o più azionisti selezionati da Marco Tronchetti Provera fino al 15% del gruppo che non serviva a mantenere la maggioranza assoluta sulla Bicocca. Inizialmente non era neppure escluso che la compagine di soci italiani guidata dal numero uno di Pirelli potesse addirittura aumentare la presa sul gruppo che è pari al 22,4%, o in proprio o facendo spazio a nuovi soci italiani, magari per coagulare una minoranza del 33%. Fatto sta che dato il contesto di mercato, e l’importante impegno, anche finanziario, legato all’operazione dello scorso anno i soci di Tronchetti un mese fa hanno preferito staccarsi a debito 230 milioni di cedola, piuttosto che immobilizzare nuove risorse in Pirelli. Morale oggi sarebbero in corso una serie di trattative, con più interlocutori, asiatici, tra cui quella più avanzata è quella con il fondo del Qatar Peninsula, che avrebbe messo sul piatto già 200 milioni di investimento. E in proposito, Lazard starebbe lavorando insieme a Tronchetti per vagliare i vari partner pronti a spartirsi quel 15% della Bicocca messo a disposizione da ChemChina. Tra questi, ci sarebbe anche un investitore italiano che potrebbe entrare direttamente in Camfin, la finanziaria che controlla buona parte delle azioni di Nuova Partecipazioni (22,4%). I primi di aprile, definito il capitolo dell’azionariato, Tronchetti sarà impegnato a rifinanziare il debito dell’intero gruppo, che dopo l’Opa (4,5 miliardi) è lievitato a 7 miliardi, la stessa valutazione data al capitale di Pirelli in virtù dell’offerta dei cinesi. E in proposito oltre ad attingere a i flussi di cassa delle gomme, Pirelli conta anche di vendere asset non strategici come la quota in Grandi Stazioni (circa 140 milioni) o quella di Prelios