Corriere della Sera, 23 marzo 2016
Altro che racconti epici: lo sport in Rai è tutto fanfaronate e cazzeggio
Non ho dubbi: cambiare RaiSport sarà impresa titanica. Se il direttore Gabriele Romagnoli ci riuscirà, avrà la riconoscenza di milioni di spettatori. Domenica ho seguito 90° minuto e, il giorno seguente, Il processo del lunedì. 90° minuto non è una trasmissione, il calcio è puro pretesto. Sembra piuttosto un potentato diviso a metà fra Paola Ferrari (Milano) e Marco Mazzocchi (Roma). Per dire: lo scrittore Romagnoli vorrebbe che ogni pezzo fosse racconto, cioè epico e straordinario; meno discorsi tecnici e più narrativa (è il modello di Sfide, per altro).
Ebbene di straordinario abbiamo visto solo l’esultanza della Ferrari per il gol del Napoli. Più complesso il discorso sul Processo condotto da Enrico Varriale, in evidente sovrappeso (Raitre, lunedì, 22.55). Per dire e per ragionare un po’ sul contesto: Corrado Orrico, che a Calciomercato sembrava un pozzo di intelligenza e d’ironia, qui è uno dei tanti, mai che ti sorprenda per un giudizio intemerato.
Il Processo di Varriale è peggio del Processo di Biscardi, ma è più pretenzioso. C’è uno spreco di intelligenza (o di ospiti che si ritengono intelligenti), tale da creare una sorta di scuola dell’obbligo della fanfaronata. C’erano Andrea Scanzi (se non sbaglio ha tre contratti da tre reti differenti, un record di presenzialismo remunerativo), Michele Dalai, Enrico Bertolino, Mimmo Calopresti (il cantore delle lotte operaie della Fiat finito a questionare con un certo Savino Zabaione, concorrente di Tale e Quale Show!), Claudio Lippi, Rosella Sensi. Da un po’ di anni, RaiSport è un fortino partitico e molte delle scelte, anche fra gli opinionisti, sono più di natura sindacale che professionale. E intanto, su altre reti, l’offerta si fa più stringente. Lo sport come racconto, dice Romagnoli, e questi ridono e cazzeggiano per tutta la serata ma alla fine decidono di dedicare la puntata alle sette studentesse morte a Tarragona.