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 2016  marzo 23 Mercoledì calendario

La politica di Merkel dopo le elezioni

Abbiamo visto i risultati delle elezioni in Germania e la reazione della signora Merkel. Si ripropone il quesito: un politico deve fare quello che vogliono i suoi elettori, quello che ritiene sia giusto per il Paese o quello che gli detta la sua coscienza?
Vito Reale 

Caro Reale,
Soltanto un autocrate può permettersi di agire sempre secondo coscienza. Per un leader democratico la coscienza deve fare i conti con gli umori dell’elettorato, i sondaggi sul consenso popolare, le gelosie e le trame dei colleghi di partito. La democrazia è probabilmente il più etico dei sistemi politici, ma è anche il luogo in cui la politica è una lunga sequenza di accomodamenti, non sempre nobili e dignitosi.
Nelle ultime elezioni regionali, Angela Merkel non ha subito una schiacciante sconfitta. Il suo partito (Cdu-Csu, un’alleanza fra i cristiano-democratici nazionali e quelli della Baviera) ha perso circa 600.000 voti. Come osserva Eugenio Salvati sul sito dello Iai (Istituto Affari internazionali) la perdita è contenuta rispetto a quella dei social democratici che hanno lasciato sul terreno quasi il 20% dei suffragi conquistati nelle elezioni precedenti. Queste constatazioni hanno permesso a Merkel di dire il giorno dopo che il suo governo non rinuncerà a perseguire i propri obiettivi. Ma la cancelliera dovrà certamente tenere conto dell’esistenza di un partito (Alternativa per la Germania) che è riuscito a rappresentare il malessere della società tedesca e conferisce una patina di legittimità democratica persino alle tendenze più radicali della destra nazionalista.
Eppure Merkel era troppo ammirata e onorata perché il colpo inflitto alla sua immagine non venisse accolto con un malizioso sorriso da tutti coloro che aspirano a prendere il suo posto. Quello che accadde al suo tutore politico, Helmut Kohl, quando questi fu coinvolto in un caso di finanziamento illecito e venne bruscamente abbandonato dalla sua giovane pupilla, potrebbe accadere a lei domani. Anche Merkel, per sopravvivere, farà qualche compromesso con la propria coscienza.
Ma ci sono limiti che probabilmente non oserà scavalcare. Come tutti i suoi predecessori, Merkel sa che il suo Paese, a torto o a ragione, è ancora un sorvegliato speciale e può essere leader in Europa soltanto se mette la sua forza al servizio dell’unione del continente. Se desse l’impressione di voltare le spalle all’Europa per raggiungere obiettivi esclusivamente nazionali, il rispetto e l’ammirazione dovuti oggi alla Grande Germania di Angela Merkel diventerebbero paura e sospetto.