Corriere della Sera, 23 marzo 2016
Anche in Italia è massima allerta. Intanto a Roma ci sono 200 militari in meno nelle metro
Fiorenza Sarzanini per il Corriere della Sera
Il pericolo non riguarda soltanto i «lupi solitari». Gli arresti effettuati negli ultimi mesi hanno dimostrato l’esistenza anche in Italia di «cellule strutturate» che potrebbero entrare in azione. E tra gli obiettivi – oltre ad alcuni luoghi simbolo di Roma, Milano e delle città d’arte – c’è la rete dell’Alta Velocità.
La relazione riservata
Il livello di rischio per il nostro Paese è delineato in una relazione riservata di tre pagine che Giampiero Massolo, il direttore del Dis – il Dipartimento di coordinamento dei servizi segreti – ha inviato la scorsa settimana al Copasir. Un’analisi dettagliata che tiene conto delle numerose segnalazioni giunte dopo gli attentati di Parigi attraverso gli 007 di Stati Uniti ed Europa, ma anche dei risultati delle inchieste condotte dall’Antiterrorismo della polizia e dai carabinieri del Ros su persone che hanno aderito all’Isis facendo proselitismo e ipotizzando di poter colpire. Un documento ritenuto «molto attendibile» sia per la fonte di provenienza, sia per i riscontri effettuati prima della trasmissione.
Per questo è stato convocato per oggi il direttore dell’Aisi (l’agenzia per la sicurezza interna) Arturo Esposito. Un’audizione urgente nella consapevolezza, come ha ribadito anche ieri il ministro dell’Interno Angelino Alfano, che «l’Europa tutta è chiamata in causa e per questo motivo ora più che mai dobbiamo mettere a fattore un sistema di controlli integrato che possa essere a disposizione di tutti i Paesi dell’Unione Europea».
Filtri agli ingressi
Il dispositivo di sicurezza è stato rafforzato, nuove misure sono scattate. In particolare sono stati aumentati i controlli nelle aree di ingresso delle stazioni e degli aeroporti. Vuol dire che i filtri non coinvolgono soltanto chi si mette in viaggio e supera le barriere: gli accertamenti affidati alle forze dell’ordine e ai soldati devono riguardare tutti coloro che entrano negli scali – non escludendo la possibilità di utilizzare metal detector e cani antiesplosivo – proprio perché sono quelle le aree ritenute ormai maggiormente a rischio.
Provvedimenti urgenti saranno presi anche nei confronti di quegli stranieri che, pur non avendo compiuto reati, hanno dimostrato di essere inseriti nella «rete» fondamentalista e soprattutto di voler fare azioni di proselitismo. Espulsioni, annuncia Alfano, sulla scia delle 74 già eseguite negli ultimi quindici mesi, che si sommano ai «396 arresti e alle 653 denunce effettuate a partire da gennaio 2015».
Gli Stati «crociati»
Spaventa il riferimento contenuto nella rivendicazione trasmessa dall’Isis qualche ora dopo gli attacchi di Bruxelles, agli «Stati crociati che si sono alleati contro l’Isis» e la promessa di «giorni bui, in risposta alla loro aggressione contro di noi». L’Italia è stata infatti inserita da tempo in questa Coalizione dai vertici del Califfato. Perché è vero che non partecipiamo direttamente alle operazioni militari, ma la messa a disposizione dell’aereo cisterna in Iraq e l’invio del contingente a Mosul ci hanno esposto al pari di altri Paesi.
Giorni fa sui siti jihadisti è stato pubblicato un video di oltre quattro minuti su attentati e decapitazioni di ostaggi che mostrava il volto del premier Matteo Renzi e del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Un segnale «diretto» che ha messo in allerta l’intelligence.
Alessia Marani per Il Messaggero
Tremila militari in più nelle strade italiane, una parte consistente anche in quelle romane. Lo ha annunciato ieri il Viminale dopo le stragi del terrore a Bruxelles. Pensare che proprio nell’ultimo mese il numero dei militari impiegati nei pattugliamenti nelle stazioni metro della Capitale era, invece, calato: meno 200 unità, a fronte di un dispositivo di carabinieri e agenti rafforzato. L’Esercito era stato messo in campo dopo gli attentati di Parigi (“strade sicure”) e per il Giubileo. «Metro Eur Fermi tutti i giorni 2 giovani ben armati e fieri, oggi non pervenuti...», posta Matteo M. su Facebook alle 18 di ieri, con foto di tornelli sguarniti di vigilanza armata. Non è l’unico a Roma a essersi accorto che ci sono meno camionette dell’Esercito fuori le stazioni. È sparita per esempio da settimane quella fissa sotto la Coin in corrispondenza dell’uscita della metro San Giovanni, due militari in meno di presidio in superficie, ne restano due all’interno. E non sempre dentro le altre stazioni della “A”, come ci si era abituati fino a tutto lo scorso anno, la presenza ormai familiare e rassicuratrice delle mimetiche è garantita a ogni ora. Anzi: la sorveglianza si concentra soprattutto negli orari di punta. Dal canto suo l’Esercito fa sapere che «a Roma operano in concorso e in coordinamento con le forze dell’ordine oltre 2000 militari, per 140 obiettivi sensibili», che «le modalità di vigilanza non sono cambiate: esistono siti con presenza continuativa, altri dinamica».
I PROVVEDIMENTI
«Da quanto ci risulta la presenza dei militari – spiega Renzo Coppini del Sul ct – è limitata negli orari anche nella metro “B” e sulla Roma-Lido, per cui non sono più presenti all’apertura e alla chiusura delle stazioni, sono comunque presenti in altri punti sensibili come Battistini, Anagnina, Laurentina, Termini. In realtà – aggiunge – da sempre chiediamo il potenziamento del personale militare perché il suo utilizzo ha contribuito enormemente al miglioramento della sicurezza. Sul fronte dei borseggiatori, dovrebbero dare ai soldati anche il potere di fermarli. Questo perché i ladri bloccano spesso la chiusura delle porte. Bisognerebbe potenziare anche il personale di pulizia che controlla tutti gli oggetti gettati in terra». Alla stazione Termini per un periodo venne sperimentato l’impiego di buste colorate in maniera differente da sostituire ogni due ore: in questo modo veniva garantito un controllo più assiduo dei rifiuti e questi stessi non potevano sostare per un tempo lunghissimo nelle aree pubbliche. Oggi nel perimetro ferroviario ci sono cestini con buste trasparenti e più facili da visionare, ma basta percorrere una manciata di metri verso via Marsala per ritrovare i cassonetti chiusi di ghisa sui marciapiedi comunali.