la Repubblica, 22 marzo 2016
Davvero le tenniste dovrebbero mettersi in ginocchio davanti ai Federer e Nadal? Il machismo alla riscossa
Avanti, macho alla riscossa. Cosa c’è di più ingiusto al mondo che guadagnare come gli uomini? A gridare allo scandalo è stato Raymond Moore, ex giocatore professionista, direttore del torneo di Indian Wells, che ha detto che le tenniste di oggi «dovrebbero inginocchiarsi ogni sera e ringraziare Dio che Federer e Nadal sono venuti al mondo perché hanno trascinato questo sport». Le donne invece sono tutte sanguisughe. Le Williams e le Sharapova sì ci sanno fare, ma non meritano di portare a casa gli stessi soldi. Non faticano abbastanza, non generano lo stesso spettacolo. Ognuno ha i suoi Tavecchio, un po’ di maschilismo sotto forma di revanchismo economico non si nega a nessuno. Lo sport promuove quello che la società condanna: parità di salari tra un uomo e una donna. Con le rispettive differenze: tre set su cinque per i primi, due su tre per le altre. Perché l’uomo è più resistente e potente. Ora Moore che candida Indian Wells a prototipo di una nuova categoria, i Masters 2000, con più premi e tabellone allargato a 128 giocatori, vorrebbe tagliare il premio alle donne. Perché le stelle sono poche e per il futuro ci vogliono ragazze «attractive». Belle, insomma. Il segreto è quello, non la bravura. In più lo dice all’indomani di una finale burla tra Djokovic e Raonic (infortunato) finita 6-2 6-0, senza competitività. Mentre invece quella delle donne tra Williams e Azarenka è stata molto combattuta e vinta 6-4 6-4 dalla bieloroussa.
Il tennis femminile è andato avanti perché Billie Jean King negli anni ’70 sotto la spinta femminista del Women’s Lib creò quello che venne chiamato il Women’s Lob e dichiarò, dopo aver vinto gli Us Open nel ’72, che non li avrebbe più giocati se i premi non fossero stati uguali. Così nacque la Wta, così i principali tornei si dovettero adeguare: le donne non erano un contorno. Serena Williams ha ricordato che la finale femminile a New York è sold out prima di quella maschile, segno che le donne non sono uno spettacolo inferiore. Solo diverso. In America il calcio femminile è più seguito di quello maschile, ma nessuno vuole togliere gli spiccioli ai calciatori. Si dice: conta il mercato, l’uomo genera più soldi. Peccato che nei primi dieci giocatori al mondo un americano non ci sia mentre Serena è in cima alla classifica. Moore è sudafricano, vinse nel ’74 l’unica Davis che non si giocò perché l’India con i fratelli Armitraj boicottò l’incontro per la politica razziale del regime. Possibile che non capisca che dire alle tenniste di mettesi in ginocchio davanti ai Federer e Nadal vuol dire reintrodurre una segregazione sessuale già abolita?