la Repubblica, 22 marzo 2016
Multe, allacci, moduli. Storie di ordinaria burocrazia
E voi, da quale vicenda di ordinaria burocrazia vi sentite perseguitati? A questa domanda hanno risposto su Repubblica. it e via email centinaia di lettori. Per tutti l’epilogo è sempre lo stesso: aver sprecato molto tempo, spesso parecchio denaro e alla fine, soprattutto, la pazienza. Ecco le loro storie.
LA VIA DI CASA SENZA NOME
«Poiché il mio Comune non si decideva a dare un nome alla via in cui abito – racconta Ferdinando Marotta – ho stabilito un altro recapito nella seconda casa e l’ho comunicato al Comune. Ma non è bastato per farmi consegnare una multa, finita esposta all’albo pretorio. E poiché non è stata notificata nei termini, è passata a Equitalia. Che me l’ha notificata subito, con importo triplicato, all’indirizzo dichiarato al Comune. L’ho dovuta pagare per non farla lievitare ancora di più».
LA COMPRAVENDITA BLOCCATA
«A ottobre scorso mia figlia doveva comprare casa, ma a settembre a Roma sono state bloccate tutte le compravendite di immobili in “diritto di superficie” – scrive Lamberto Saltari – perché il Comune non ha attuato una legge del 2011. Da allora molte famiglie sono in difficoltà e gli uffici preposti non danno notizie».
I SERVIZI NEGATI AI DISABILI
«Per qualsiasi servizio per anziani e disabili, dai pannoloni alla nutrizione artificiale, bisogna fare giri su giri e spesso non vengono portati nemmeno a casa! Mia madre – racconta Alessandra R. – rischia di non mangiare se mi ammalo! La ciliegina sulla torta: per ottenere dal Comune degli operatori sanitari, oltre a snervanti arrabbiature ho dovuto sobbarcarmi una serie di peripezie per l’Isee che però, nel caso specifico, non servirebbe neanche visto che i disabili hanno diritto a questi servizi gratuitamente!».
IL MODULO FUTURISTICO VIA FAX
«Ti iscrivi al portale e ti danno un pin in due volte, di cui uno mandato per posta. Poi rientri nel portale e ti fanno compilare un pdf dinamico che non puoi salvare, ma solo stampare per firmare e, botta di modernità, inviarlo per fax...».
L’ATTESA BIBLICA PER I FONDI
«L’Agea è l’ente che si interpone tra i soldi che la Regione riceve dal mercato comune e gli agricoltori che hanno diritto al contributo europeo chiamato Pac. Spesso passano anni per vedere questi fondi. L’ente in questione non si muove. Il call center è una presa in giro: un muro di omertà di cortesi impiegati che non dicono niente».
LA MULTA PAGATA TRE VOLTE
«Tre anni fa prendo una multa per aver parcheggiato mezza auto sulle righe gialle del bus: notifica di 55 euro, pago il giorno stesso. Dopo un anno ricevo un verbale da 186 euro per non aver comunicato la revoca dei punti della patente (di cui però non avevo ricevuto notifica). Dopo un altro anno arrivano da pagare altri 132 euro per un errore di ben tre euro sulla prima multa (pagai 55 come era scritto sulla notifica, invece di 58). Il risultato? Ho sborsato circa 350 euro per una multa da 60».
LA VENDETTA DELL’IMPIEGATO
«La mia è una “vendetta” al contrario. Sono un dipendente statale addetto allo sportello di un ufficio che si occupa di sanzioni stradali, ma poiché sono anche un cittadino vessato tendo a essere molto paziente, più di quanto lo sarei per indole. Me la prendo solo con chi è gratuitamente maleducato con me».
LO STRAZIO DELLA SUCCESSIONE
«A dicembre è morto mio marito: a gennaio abbiamo cominciato le pratiche per la successione e sono stata costretta a passare da un ufficio all’altro. Ad esempio, per continuare a usare l’auto intestata a mio marito (della quale sono proprietaria al 50%) ho dovuto fare la voltura presso l’Aci e co-intestarla a mio figlio e a me: costo 605 euro. Eclatante il subentro di mio figlio nel contratto di affitto di un monolocale: la pratica doveva essere presentata entro 30 giorni dal decesso, scadenza peraltro non indicata nel sito dell’Agenzia delle Entrate. Passato il termine, abbiamo pagato una penale di 258 euro. Queste e altro da fare, ovviamente, con la morte nel cuore».
SEI MESI PER IL GAS
«Dovevo attivare il contratto del gas con posa del contatore. Invio la documentazione, il progetto, le varie dichiarazioni alla società fornitrice e non ho risposta. Dopo mesi di estenuanti chiamate al call center, fax e email, vado in un ufficio. Vengo a sapere che l’allaccio non si può fare perché la via di installazione non è censita dalla Società del gas. Mi propongono di cambiare fittiziamente l’indirizzo mettendo il punto di prelievo più vicino e così faccio. Miracolo! La pratica passa. Il tecnico del sopralluogo dice però che non può fare niente perché gli indirizzi non corrispondono. Dopo varie minacce di denuncia, fa una telefonata in sede e magicamente, “per questa volta”, gli danno l’ok.Tempo perso? Sei mesi».