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 2016  marzo 22 Martedì calendario

L’autista del pullman che ha provocato la strage di studentesse in Spagna si era addormentato • Il racconto di uno studente sopravvissuto alla strage • Storico incontro tra Obama e Castro • Il Tribunale dei minori di Roma concede l’adozione di un bimbo a due papà • L’uomo che ha ucciso il ladro che era entrato in casa sua • I palermitani sono intrappolati nel traffico sei giorni l’anno

Strage 1 L’autista del pullman che ha provocato l’incidente in Spagna dove sono morte 13 ragazze Erasmus, di cui 7 italiane, è indagato per omicidio colposo plurimo dalla Procura di Amposta che aspetta ancora d’interrogarlo. Ma dal letto d’ospedale dov’è ricoverato per una contusione polmonare ieri ha chiesto scusa: «Lo siento, me he dormido», mi dispiace, mi sono addormentato, ha confessato a un medico. «Ha 63 anni e forse non si era riposato abbastanza», hanno raccontato alcuni testimoni tra i ragazzi in gita (Caccia, Cds).

Strage 2 Stefano Fiorini ha 21 anni, ha visto morire le sue compagne di studi toscane: «È successo tutto in una manciata di secondi. Saranno state le 6, stavo dormendo, come quasi tutti sul pullman. Mi sono svegliato di soprassalto, perché l’autista guidava a zig zag. D’istinto mi sono alzato di scatto e mi sono aggrappato al sedile davanti. Mi sono salvato perché ero in piedi». Quando il pullman sbanda e si rovescia sul lato sinistro, decine di corpi vengono sballottati gli uni sugli altri. «Lo studente messicano seduto al mio fianco mi è volato sulla schiena. Mi sono fatto male al collo, per un po’ porterò il collare, ma sono vivo. Due ragazze straniere sedute dietro di me, che non conoscevo, hanno perso la vita cadendo sulla mia gamba destra. Sono stato costretto a spostarle per potermi alzare e vedere se potevo aiutare sia loro sia le mie amiche toscane Valentina, Elena e Lucrezia. Spesso studiavo Economia con Valentina Gallo. Quando ho visto che Valentina e le altre non si muovevano volevo aiutarle ma avevo la gamba bloccata. Mi sono liberato nel modo più delicato possibile e poi mi sono avvicinato a Valentina, ma ho capito che non c’era niente da fare. Mentre l’autobus era già piegato sul fianco, un’automobile ci è piombata addosso. Proprio nella parte dove stavamo noi, dove hanno perso la vita tutte quelle ragazze. E in quell’istante ho pensato che sarei morto anch’io. Che saremmo morti tutti. Perché mi sono detto che come era capitato a quell’automobilista di scontrarsi contro il pullman poteva capitare anche ad altri». Non è andata così, però le porte erano bloccate: «Uscire sembrava impossibile, ma un ragazzo che stava in fondo ha rotto il vetro del finestrino e molti sono scappati da lì. Anche io stavo correndo verso quella parte quando una ragazza belga vicino a me eravamo a metà del corridoio, ha avuto la forza di aprire il finestrone del tetto. È così che ci siamo messi in salvo. Siamo scappati dal tetto» (Longo, Sta).

Cuba Barak Obama, accolto all’Avana da una folla che inneggia «Usa, Usa», proclama «l’inizio di un giorno nuovo, che tanti hanno desiderato qui a Cuba e anche in America». Ma l’incontro con il suo omologo Raúl Castro, al Palacio de la Revoluciòn, è cauto e spigoloso. L’anziano rivoluzionario, fratello di Fidel, alla conferenza stampa non gli fa sconti. Castro incalza Obama sulla rimozione dell’embargo, che dipende dal Congresso di Washington: «Finché non viene cancellato tutto il Bloquéo, le misure che Lei ha preso finora sono positive ma insufficienti. L’embargo resta il più grave ostacolo allo sviluppo del popolo cubano». Accenna ai «territori illegalmente occupati che vanno restituiti» (Guantanamo). Rivendica la storia della rivoluzione: «Nessuno ci chieda di rinunciare alla sovranità conquistata al prezzo di duri sacrifici». Raúl anticipa le critiche sui diritti umani, e lancia la controffensiva: «Anche noi ci crediamo. Garantiamo il diritto alla salute, a cure mediche gratuite per tutti, l’accesso all’istruzione gratis, la parità di salario fra uomini e donne. In fatto di diritti umani, Cuba ha molto da dire e molto da insegnare». Chiude il discorso esortando gli Stati Uniti ad accettare «una civile coesistenza nel rispetto delle differenze: se qualcosa cambierà a Cuba, questo lo deciderà il nostro governo». Alleggerisce il suo finale ricordando la celebre impresa sportiva di una nuotatrice americana, specialista nelle lunghe traversate, che fece ben tre tentativi di raggiungere Cuba a nuoto dalla Florida senza gabbia protettrice anti-squali. «Dobbiamo avere la stessa tenacia». Obama si lancia a sua volta in una puntigliosa risposta sui diritti umani: «Continueremo a dirvi quel che pensiamo sui diritti umani, la libertà di parola. Incontrerò qui dei rappresentanti della società civile (dissidenti inclusi, ndr). Siete altrettanto liberi di criticare noi, sulle ingiustizie sociali o sul razzismo abbiamo tutti qualcosa da imparare. Noi crediamo che certi valori come la libertà di espressione siano universali. E poiché volete che il Congresso tolga l’embargo, sia chiaro che la questione dei diritti umani può essere un elemento irritante, che ritarda la rimozione delle sanzioni. Ma alla fine l’embargo finirà». L’atmosfera si scalda e sfiora l’incidente quando alla conferenza stampa — voluta dalla delegazione Usa — un’anchorwoman americana, la veterana Andrea Mitchell di Nbc chiede a Castro perché non libera i prigionieri politici. Lui si spazientisce: «Non esistono prigionieri politici. Se ne conoscete qualcuno, portatemi nomi e cognomi, li liberiamo subito». Ma il vertice prosegue su terreni più prosaici: gli investimenti, la circolazione del dollaro, la diffusione di Internet. Obama e Castro si spostano ad un forum di imprenditori dove nella delegazione Usa spiccano Airbnb, la piattaforma che vuole dominare il nuovo business turistico degli affitta-camere; e Google che ottiene il permesso di portare qui la banda larga (Rampini, Rep)

Due papà Nuova sentenza storica del tribunale per i Minori di Roma. I giudici hanno concesso l’adozione di un bambino, un maschietto di tre anni, figlio naturale di un uomo che vive stabilmente in coppia da oltre 12 anni, al compagno di quest’ultimo. I due si sono sposati cinque anni fa in Canada e sempre in Canada, dopo alcuni anni, sono tornati quando hanno maturato la volontà di avere un figlio, per ricorrere alla maternità surrogata. Questa sentenza di adozione del figlio del convivente omosessuale l’ha firmata ancora una volta Melita Cavallo, presidente del Tribunale per i Minori di Roma fino a metà dello scorso gennaio. Lo ha fatto prima di andare in pensione ed è una decisione ormai inappellabile perché la Procura non ha fatto ricorso e sono scaduti i termini. «Come sempre, abbiamo privilegiato l’interesse superiore del bambino, che nel caso specifico sta frequentando la scuola dell’infanzia in maniera del tutto serena — ha commentato la stessa Cavallo —. Mi auguro che la nostra linea continui a essere condivisa dal tribunale di Roma e da quello di altre città». Il bambino, riferiscono i Servizi sociali, la pediatra e le maestre dell’asilo, è sereno, ha un normale rapporto con gli altri bambini, ha una famiglia nella quale è stato da subito inserito, nonni di riferimento che si prendono cura di lui, una zia con due figlie piccole con le quali gioca, è stato anche battezzato e «può conoscere i diversi modelli di famiglia, non restando in alcun modo isolato o pregiudicato a livello emotivo». Sottrarlo al padre naturale, secondo i giudici, al suo compagno, alla sua famiglia e dichiararlo adottabile avrebbe prodotto in lui un grave trauma (Iossa, Cds).

Delitto Un albanese quarantenne. Pregiudicato, l’altra notte con due complici, a Villa Literno, nel casertano, entrò nella casa di Carlo Diana, meccanico di mezzi industriali, che dormiva al fianco della moglie. Prese un portafogli con dentro mille euro, cercò le chiavi dell’Audi parcheggiata davanti a casa e il telecomando del cancello per aprirlo e portare via l’auto ma mentre saliva a bordo il padrone di casa, che aveva subito già sette rapine, si svegliò, prese la su pistola calibro 7.65 e dal balcone sparò sette colpi. Ferito, l’albanese scese dall’Audi per rifugiarsi nella vettura dei complici, si voltò verso il Diana e gridò: «Perché mi spari?». Diana continuò a sparare, un proiettile raggiunse il ladro al collo. I tre fuggirono, poi abbandonano il corpo dell’albanese davanti all’ospedale di Aversa e svanirono nel nulla. Notte di domenica 20 marzo in una villetta a Villa Literno, nel casertano.

Traffico Secondo la classifica stilata dal TomTom Index 2016, in Italia i più tartassati dal traffico sono i palermitani: passano intrappolati in auto sei giorni interi. Palermo è al quarto posto in Europa e al decimo nel mondo, battendo anche Pechino e Parigi. Dietro Palermo, in Italia, si piazzano Roma (38%), Messina (35%) e Napoli (31%). Più virtuose sono Milano (29%), scesa dal terzo al quinto posto, e Genova che è uscita dalla top ten dove, invece, ci sono Catania (26%), Bari (25%), Bologna, Firenze e Torino (tutte al 23%). A Roma, i giorni peggiori per guidare sono mercoledì mattina e giovedì sera (i migliori sono venerdì mattina e lunedì sera). La sorpresa è Milano che, nell’anno di Expo, ha migliorato la sua classifica. Il ritardo medio nell’ora di punta si è ridotto da 34 a 33 minuti e si sono perse in coda 128 ore. Il lunedì mattina e il venerdì pomeriggio sono i giorni più adatti per mettersi al volante (Ribaudo, Cds)

(a cura di Roberta Mercuri)