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 2016  marzo 22 Martedì calendario

Un botto forte e l’autobus si è capovolto. L’incidente raccontato da un passeggero

Tortosa «Ero seduto vicino alla porta posteriore. Stavo dormendo quando mi sono svegliato di soprassalto: ho capito che l’autobus stava sbandando, ma non sapevo perché. Con un gesto istintivo, mi sono attaccato al seggiolino dall’altro lato. E questo, probabilmente, mi ha salvato la vita». C’era anche Stefano Fiorini, 21 anni, milanese, studente di Economia alla Bicocca, sull’autobus che trasportava la comitiva di ragazzi dell’Erasmus di ritorno da Valencia.
Stefano, allora, come sta?
«Bene, almeno fisicamente. In ospedale mi hanno messo il collare ma per fortuna niente di grave. Sono stato fortunato, non c’è che dire».
Sa però che l’incidente ha avuto conseguenze tragiche?
«Sì, certamente. Conoscevo quelle ragazze ma quello che sento in questo momento preferisco tenerlo per me».
Cosa ricorda di quei momenti?
«Il clima sull’autobus era disteso, il viaggio tranquillo. Infatti molti di noi stavano dormendo, io stesso mi sono addormentato subito dopo la partenza. Per questo non saprei dire con esattezza cosa sia successo. So solo che da un momento all’altro sono stato svegliato di soprassalto da un rumore fortissimo, come se fosse un botto. Ho avuto solo il tempo di accorgermi che il pullman aveva perso il controllo. Con un gesto istintivo, mi sono aggrappato all’altro seggiolino. Questa è stata probabilmente la mia fortuna perché, quando il mezzo si è capovolto, invece di cadere, io mi sono ritrovato in piedi. Altri invece sono stati letteralmente sbalzati da una parte all’altra».
Dopo che cosa è successo?
«Una ragazza ha aperto il tettuccio, che fungeva da uscita di emergenza, così siamo riusciti ad uscire quasi subito. Quelli che erano seduti in fondo all’autobus invece hanno dovuto rompere i finestrini per saltare fuori. Una volta in strada, eravamo tutti molto spaventati. Soprattutto, faceva molto freddo. Io poi, nell’impatto provocato dall’incidente, ho perso gli occhiali: sono fortemente miope e non vedevo quasi nulla di quello che accadeva intorno a me. Ciò nonostante, siamo riusciti a non perdere la calma. Io e gli altri ragazzi abbiamo cercato di tranquillizzarci e di darci coraggio a vicenda: abbiamo capito subito che era l’unica cosa da fare in un momento come quello».
Chi vi ha aiutato?
«Subito si sono fermati molti automobilisti di passaggio. Ma tutti abbiamo provato a dare una mano. Con giubbini e maglioni abbiamo cercato di coprire quelli che stavano peggio. Altri sono rientrati all’interno per tirare fuori quelli che erano rimasti intrappolati. La cosa più importante, quella che ci ha aiutato a scacciare lo spavento, è stato parlare subito gli uni con gli altri. Anche perché, a prima vista, alcune situazioni sembravano più gravi di quanto non fossero: c’erano ragazzi con la faccia sporca di sangue, che però erano feriti solo lievemente. Ma anche la gente del posto è stata straordinaria. In quei momenti drammatici, ho visto scene che non dimenticherò mai».
Ad esempio?
«Una donna è scesa dalla macchina e ci ha portato una coperta per proteggerci dal freddo. Queste, davvero, sono cose che non si vedono tutti i giorni. Sarò sempre grato a quella donna e a tutti gli altri per quello che hanno fatto per aiutarci. Anche i soccorsi sono arrivati subito. Nel giro di dieci minuti erano sul posto. Gli spagnoli sono stati gentili, efficienti. Hanno aiutato tutti rapidamente, prima i più gravi, poi tutti gli altri».
Dopo questa disavventura lei che farà? Tornerà in Italia?
«Ma no, resto qui a continuare l’Erasmus. Ecco, guardi, c’è una cosa che non riesco ad accettare».
Quale?
«Ho sentito che, in queste ore, c’è chi addirittura dà la colpa di quel che è accaduto al progetto Erasmus. Ma è assurdo, come si fa a pensare una cosa del genere? Un incidente come questo poteva capitare a chiunque, in qualsiasi posto del mondo e in qualsiasi situazione. Purtroppo non è la prima volta che succede. E l’Erasmus non c’entra proprio nulla. Questo progetto è un’occasione bellissima per uno studente, che permette di girare il mondo, conoscere altri Paesi e altre culture. Io lo difendo e lo difenderò sempre».