La Gazzetta dello Sport, 20 marzo 2016
Che fine ha fatto Sebastiano Rossi?
Sebastiano Rossi da anni è un numero: il signor 929, l’uomo che per 15 ore ha avuto un sacco vuoto alle sue spalle. Il pallone, oltre quella linea, mai visto. «Seba» è stato il portiere di una delle squadre che ha cambiato il calcio, ha vinto cinque scudetti, ha parato Romario e tutto il Barcellona nella finale di Champions ’94, però il calcio lo ricorda per quel record. Del resto, a pensarci, è pazzesco: 929 minuti quando nell’acquario della A giravano simpatici squali. Una domenica Baggio, l’altra Mancini, poi Beppe Signori, Zola o il Gullit della Samp. Baresi e Maldini aiutano, però bisogna metterci i guanti.
Fine dell’amarcord e avanti veloce, perché Seba Rossi in questi anni ha preso qualche gol di troppo. Lo hanno visto in carcere per una storia di pugni, è finito sui giornali per «bullismo di alto profilo», è stato coinvolto in un’indagine di droga. Un po’ di soldi se ne sono andati, gli sono rimasti il record e il Milan, che ha puntato su di lui quando non era scontato. Allora Seba ha allenato i portieri e, fino all’estate, è stato un osservatore per Inzaghi. Anche quel periodo però è finito e oggi Rossi forse andrà a pesca, sua grande passione che insegna il valore del tempo: se i pesci non abboccano, i minuti sono ore. Oppure accenderà la tv e li guarderà, quei primi 180 secondi del derby di Torino, con la paura che da martedì sparirà il record e tutti smetteranno di parlare di Seba Rossi. Meglio così, a pensarci bene: basta record, basta problemi con la giustizia, tutto nuovo. Addio signor 929, meglio il signor Rossi. Un uomo normale.