Libero, 20 marzo 2016
I risparmi dei musulmani in Italia valgono circa 5,8 miliardi
In Italia non esistono banche islamiche – per molti infatti il solo parlarne resta un tabù – ma sono diversi gli studiosi e non solo che da anni dichiarano che la finanza islamica, oggi presente in 75 paesi con un totale d’attività di 3mila miliardi di dollari, può trasformarsi in un’opportunità per il Belpaese.
Un numero su tutti può bastare: il risparmio complessivo dei musulmani che oggi vivono nella Penisola è calcolato in 5,8 miliardi di dollari. Un gruzzoletto di tutto rispetto che solitamente resta sotto il materasso o che torna, ma solo in piccola parte, sul territorio. E che per lo più non trova alcun appoggio nelle banche tradizionali.
Di questo e di molto altro si è parlato ieri a Torino al convegno internazionale «Islam Banking – Finanza islamica e prospettive di sviluppo per l’Italia» organizzato nell’ambito delle iniziative coordinate dall’Osservatorio sulla Finanza Islamica dell’Univeristà di Torino.
Sorto poco più di 30 anni fa, il sistema islamico di intermediazione finanziaria – oggi gli istituti finanziari islamici nel mondo sono 370 – si ispira ai principi morali ed etici della Sharia, conforme ai dettami del Corano che vieta l’applicazione di tassi d’interesse e la realizzazione di profitti basati su una eccessiva incertezza. La legge coranica considera, infatti, gli interessi una vera forma di usura e non consente che il denaro, restando fermo, possa generare altro denaro. Così, al contrario di quel che accade nella finanza tradizionale, in quella islamica anzichè concedere un mutuo a chi vuole acquistare casa, riscuotendo in cambio un interesse sulla somma prestata, la banca islamica acquista l’immobile, per poi darlo in affitto al cliente che si impegna a versare l’intera somma a rate. Solo terminato il pagamento, il cliente diventa il proprietario dell’immobile. Altra notevole differenza tra banca tradizionale ed islamica è l’importanza attribuita al carattere sociale dell’investimento.
«In Italia» ha spiegato il professor Paolo Pietro Biancone, responsabile dell’European Centre for Research on Islamic Finance» non esistono banche islamiche, ma c’è un grande interesse da parte della comunità musulmana che, però, oggi non trova riscontro». Per l’esperto l’apertura di sportelli bancari islamici «favorirebbe l’integrazione dei musulmani, consentendogli di investire sul territorio. Potrebbero, ad esempio, accedere a mutui per l’acquisto della casa». Se l’Abi, sei anni fa, aveva lanciato un appello – finora inascoltato – a governo ed istituzioni per favorire l’ingresso della finanza islamica, un altro sostenitore dell’islam banking è il Vaticano: «I principi etici alla base della finanza islamica potrebbero riportare le banche più vicine alla clientela e al vero spirito di servizio che dovrebbe avere», scriveva l’Osservatorio Romano nel 2009.