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 2016  marzo 20 Domenica calendario

Leonardo superstar. Un nuovo interessante libro su di lui

Leonardo come mito e come uomo. Come artista e come “politico”, come filosofo e come giovane scaltro, come amico sia di Machiavelli che di Savonarola. Un ritratto complesso, fatto di tutto quello che popola una vita, dalla pittura al pensiero, dal rifiuto di consegnare un lavoro perché pagato poco, all’etica dello Stato, dalla fuga da Firenze fino al rifugio in Francia.
È un nuovo profilo del maestro quello che troviamo nel volume Leonardo da Vinci firmato da Marco Versiero (Mandragora editore), ultima opera della tradizionale collana d’arte dell’azienda farmaceutica Menarini presentata a Palazzo Vecchio. Una collana dedicata ai grandi artisti, il primo volume nel 1956, per far conoscere anche in modo rinnovato e critico, il nostro patrimonio. «La nostra dedizione all’arte italiana continua da decenni – spiega la presidente del Gruppo Menarini, Lucia Aleotti – e rendere un omaggio a Leonardo, proprio a Firenze, e proprio in questa sede, è il modo più sublime che potessimo organizzare per una delle menti più illustri del genere umano. Nel Salone del Cinquecento, in questa magnifica sala che tiene ancora imprigionato il mito della Battaglia di Anghiari e lo spirito del suo artista».
Non solo il pittore, lo scultore, l’anatomista e l’inventore nel volume, dunque, ma un raccontone di 270 pagine illustrate nelle quali Leonardo si anima mostrando i suoi dettagli pubblici e privati. Attraverso l’arte, i rapporti personali, il pensiero, i viaggi e i commenti su luoghi e persone. Una fitta trama formata da inedite fonti storiche interessante da avvicinare e interpretare.
STATO, ROBA E LIBERTÀ
Leonardo ci si rivela un maestro politico anche se non ha mai scritto trattati politici. Questo perché è stato un attento osservatore (e uditore), spiega Versiero, nelle due più importanti officine strategiche e ideologiche dell’epoca: quella della Repubblica di Firenze, per la quale ha lavorato a lungo, e la corte di Ludovico il Moro a Milano. Del quale Leonardo così ha descritto il fallimento: «Il duca perso lo stato e la roba e la libertà e nessuna opera si finì per lui». Molte le congetture sul rapporto intellettuale dell’artista con Machiavelli. Leonardo era già famoso, dipingeva la Battaglia di Anghiari dentro Palazzo Vecchio, mentre Machiavelli era un giovane cancelliere al servizio della repubblica fiorentina. Versiero ama sottolineare i diversi punti di contatto tra i due. Da notare, per esempio, che quando l’artista scrive di Ludovico il Moro, mette in fila tre parole: stato, roba, libertà.
Seguendo questa architettura così complessa non sorprende trovare nel volume la descrizione del giovane da Vinci amico del Magnifico frequentatore del giardino dei Medici in San Marco, accanto agli studi prospettici e alla preparazione a gesso dell’Adorazione dei Magi. Il ricordo della furbata di Leonardo trentenne che inviò una lettera di auto-presentazione a Ludovico il Moro duca di Milano (valorizzando, per ottenere l’ingaggio, le proprie capacità tecniche e inventive nel campo dell’ingegneria e delle macchine militari) insieme a studi di armi, carri e combattenti. In punta metallica, penna e inchiostro.
LA CONTROVERSIA
In più, la cronaca fin quasi ai giorni nostri di opere che, nei secoli, sono state arricchite di dettagli sovrapponendo documenti o trovandone di nuovi. In un aggiornamento così puntiglioso del mondo leonardesco, non poteva mancare la “Bella principessa”, una delle ultime controverse opere scoperte. Un dipinto a gesso e inchiostro, matita nera, matita rossa e biacca che è stato attribuito a Leonardo. Nell’opera di Versiero viene attribuita ad artista leonardesco, forse Giovanni Ambrogio de Pedris 1496 circa. Apparsa in un’asta di Christie’s a New York nel 1998 come imitazione o falso di un anonimo tedesco dell’Ottocento, fu poi identificata. «Come un ritratto – spiega Versiero – della giovanissima Bianca Sforza, la figlia naturale di Ludovico il Moro. Secondo un altro studioso, David Wright, si dovrebbe riconoscere in questo ritratto una pagina di un codice manoscritto della Biblioteca di Varsavia con la Sforziade, poema sulla dinastia sforzesca». A novembre scorso un noto falsario inglese, Shaun Greenhalgh, ha assicurato di essere l’autore del dipinto. Ma non è stato preso in considerazione.