la Repubblica, 20 marzo 2016
Le lettera del libraio di Eboli che ha smesso di vendere libri
Ci si commuove un po’, e si commuovono anche i cinici che sono addentro alle cose editoriali, leggendo la lettera del libraio ventottenne che circola in Rete in queste ore. Lui si chiama Giuseppe Avigliano, è di Eboli e non ha conservato il lavoro dopo un cambio di gestione: per salutare, ha pubblicato una lunga lettera su Facebook, dove ricorda il primo libro venduto ( La gioia di vivere,di Wislawa Szymborska), il professore in pensione «che vive nello stesso palazzo della libreria e col quale ogni giorno commentiamo i titoli dei giornali», la vicina, i bambini, i lettori. E conclude: «I libri sono ponti ostinati: uniscono, creano legami. Mi mancheranno i nostri incontri in libreria, ma sono sicuro che continueremo a trovarci fra le pagine dei nostri romanzi preferiti!».Ecco, anche le storie, magari non ancora raccolte in libro, sono ponti: per esempio quelle di cui va in cerca mazproject.org con l’hashtag #RazzaMigrante. Il “soggetto nomade” cercato ha molte facce: «gli studenti in fuga nell’Europa dell’austerity, i lavoratori precari che combattono per un reddito, i profughi dalle guerre in cerca di dignità». Qualcuno vuole raccontarli in un testo, un fumetto, un videoclip, un cortometraggio? Può farlo, possibilmente unendosi ad altri: perché se sono ammesse le narrazioni individuali, si dà la precedenza a quelle collettive. Tutti i contributi verranno raccolti in un “contenitore multimediale” che verrà edito e distribuito da Maz Project, in collaborazione con i partecipanti e sarà liberamente consultabile e scaricabile. C’è tempo fino al 31 maggio, a proposito.