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 2016  marzo 20 Domenica calendario

Il referendum sulle trivelle: le ragioni del sì e quelle del no

Domenica 17 aprile si voterà sulle trivelle in mare entro le 12 miglia. Se vinceranno i sì, allo scadere delle concessioni – che possono arrivare anche a 50 anni – le trivelle verranno fermate. Se vinceranno i no, si andrà avanti a oltranza, fino all’esaurimento dei giacimenti. Se non si raggiungerà il quorum, il referendum non avrà valore legale, ma è stato già annunciato un ricorso in sede europea perché il fronte ambientalista considera illecito dal punto di vista comunitario uno sfruttamento senza scadenza dei beni naturali, a differenza di quanto avviene per autostrade, cave, acque minerali.
Il referendum è stato promosso da 9 Regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Veneto) preoccupate per le conseguenze ambientali e per i contraccolpi sul turismo di un maggiore sfruttamento degli idrocarburi. E i fronti contrapposti sono rappresentati da due comitati. Da una parte il Comitato Vota sì per fermare le trivelle (http://www.fermaletrivelle. it/) a cui hanno aderito oltre 160 associazioni (dall’Arci alla Fiom, dal Touring Club all’alleanza cooperative della pesca).
Dall’altra un gruppo che si definisce “ottimisti e razionali” (http://ottimistierazionali. it/perche-siamo-contro-il-referendum/) e va dal presidente di
Nomisma energia Davide Tabarelli alla presidente degli Amici della Terra Rosa Filippini e a nuclearisti convinti come Gianfranco Borghini e Chicco Testa. Ecco le ragioni dei due schieramenti.
Le ragioni del sì.
Per Legambiente le piattaforme soggette a referendum soddisfano meno dell’1% del fabbisogno nazionale di petrolio e il 3% di quello di gas. Se le riserve marine di greggio venissero usate per coprire l’intero fabbisogno nazionale, durerebbero meno di due mesi.
Le ragioni del no.
La produzione italiana di gas e di petrolio – a terra e in mare – copre, rispettivamente, l’11,8% e il 10,3% del fabbisogno. Questo dato comprende
le piattaforme che non rischiano la chiusura e garantiscono la larghissima parte delle forniture.
QUAL È L’IMPATTO DEL PETROLIO IN MARE?
Le ragioni del sì. A preoccupare non sono solo gli incidenti ma anche le operazioni di routine: sui fondali del Mediterraneo ci sono 38 milligrammi di catrame per metro quadrato, il record mondiale. Inoltre due terzi delle piattaforme italiane ha sedimenti con un inquinamento oltre i limiti fissati dalle norme comunitarie per almeno una sostanza pericolosa. I dati sono stati forniti da Greenpeace e si riferiscono a monitoraggi effettuati da Ispra.
Le ragioni del no. L’estrazione di gas è sicura. C’è un controllo costante. Il gas non danneggia l’ambiente, le piattaforme sono aree di ripopolamento ittico. I limiti riportati nel rapporto di Greenpeace valgono per laghi e fiumi, non per le piattaforme.
FERMANDO LE TRIVELLE PERDIA-MO UNA RISORSA PREZIOSA?
Le ragioni del sì. Le società petrolifere godono di un sistema di agevolazioni e incentivi fiscali tra i più favorevoli al mondo. I posti di lavoro minacciati dalle trivelle (calo del turismo, diminuzione dell’appeal della bellezza del Paese) sono molti. Mentre quelli messi a rischio dal referendum, secondo la Fiom-Cgil, sono quasi inesistenti: l’80 % delle piattaforme è comandato da remoto, per la gestione di routine sono impiegate in Italia solo 70 persone.
Le ragioni del no. L’industria del petrolio e del gas è solida. Il contributo versato alle casse dello Stato è rilevante: 800 milioni di tasse, 400 di royalties e concessioni. Le attività legate all’estrazione danno lavoro diretto a più di 10.000 persone.
INSISTERE SULLE TRIVELLE È COM-PATIBILE CON GLI IMPEGNI A DIFE-SA DEL CLIMA?
Le ragioni del sì. Alla Conferenza sul clima di Parigi 194 Paesi si sono impegnati a mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2 gradi. Per raggiungere questo obiettivo è indispensabile un taglio radicale e rapido dell’uso dei combustibili fossili.
Le ragioni del no. Il futuro sarà delle rinnovabili, ma sole, acqua e vento non sono elementi che possiamo gestire a nostro piacimento. Senza i combustibili fossili non possiamo programmare liberamente i nostri consumi.
Le ragioni del sì.
“Si deve comunque andare a votare perché il referendum é un esercizio importante di democrazia”.
“Non andate a votare per non tiraree la volata a chi vuole solo distruggere”.