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 2016  marzo 19 Sabato calendario

La Ferrari è tornata a fare paura

«Attenzione. La Ferrari è tornata agli antichi splendori. Già dalla fine dello scorso anno si era messa sulla strada giusta. E adesso dobbiamo aspettarci un altro grosso salto». Non è un allarme generico, quello lanciato alla vigilia della prima gara della stagione, sulle pagine di Sport Bild, da Niki Lauda, presidente della Mercedes. È piuttosto l’espressione di una preoccupazione ben precisa: se il team di Stoccarda facesse l’errore di sottovalutare l’avversario, il prezzo da pagare potrebbe essere altissimo.
Non lo dice apertamente, Lauda ma dalle sue parole si capisce che c’è qualcosa, in questo inizio di stagione, che non lo lascia tranquillo fino in fondo. Un’inquietudine. Come se avesse l’impressione che i suoi uomini si siano lasciati andare a una qualche forma, sia pure minuscola, di presunzione. In molti, ad esempio, hanno osservato che per eseguire quel “programma monstre” durante i test di Barcellona (sono stati fatti chilometri per l’equivalente di più di 20 gran premi), quelli della Mercedes non hanno mai provato la macchina con le gomme super soft. Che dunque si troveranno a usare per la prima volta domani durante la gara, con tutte le incognite legate ai debutti. Ma non è tutto. Anche la storia dei due piloti “liberi di combattere tra di loro”, sbandierata dal team principal Toto Wolff, non piace affatto a Lauda. Tanti anni trascorsi in Ferrari, dove il vecchio Enzo considerava gli ordini di scuderia uno degli elementi inevitabili dello sport, gli hanno insegnato che quando la concorrenza è agguerrita, è meglio non lasciare spazio al caso. Anche perché, come spiega un altro ex ferrarista, Gerard Berger, «tra Lewis Hamilton, Nico Rosberg e Vettel è proprio quest’ultimo ad avere la maggior forza mentale». «Nel nostro team – conclude dunque Lauda – tutti devono correre liberamente, è la nostra politica e non cambierà. Tuttavia è bene che il numero uno sia davanti alla macchina rossa».
Macchina rossa che, del resto, non aspetta altro che un minimo varco in cui inserirsi. L’idea di compattezza, in casa Ferrari, è assoluta. Sergio Marchionne ha caricato sulle spalle di Maurizio Arrivabene una pressione mostruosa. E Arrivabene l’ha trasferita su tutta la squadra. Se poi questo sia un vantaggio o uno svantaggio, è presto per dirlo. L’impressione è che molto dipenderà da come si metteranno le cose dopo le prime due o tre gare. Se la Ferrari fosse competitiva, allora tutta quella pressione si trasformerebbe in energia positiva. Viceversa, con le aspettative del presidente e le fluttuazioni del titolo in borsa, sarà una mezza catastrofe.
Per il momento Arrivabene fa il classico buon viso: «La pressione del presidente? Direi che è tutto normale. Pretende che il team faccia più di quello che ha fatto l’anno passato. E noi faremo il nostro dovere». Aiutati anche da Sebastian Vettel che, oggi come ieri, sembra essere la vera arma in più della Ferrari. Come spiega chiaramente Jock Clear, il capo degli ingegneri di pista di Maranello, uno dei tecnici che lo scorso anno la Ferrari è riuscita a strappare proprio alla Mercedes e su cui Arrivabene ha puntato per la ricostruzione: «Di Sebastian mi parlava sempre Michael Schumacher. Non vedevo l’ora di lavorare con lui. E non ha tradito le attese. È uno che ha vinto quattro titoli mondiali e si vede in ogni cosa che fa, dalla guida della macchina alle prove al simulatore. Sa comunicare bene con tutti gli elementi del team e sa tirare fuori il massimo da chi lavora con lui: tutte caratteristiche che hanno solo i campioni veri». Ed è proprio la presenza di Vettel, a ben guardare, a preoccupare più di tutto Niki Lauda: «Perché è forte, perché guida una Ferrari, e perché è tedesco».