la Repubblica, 19 marzo 2016
Purtroppo la politica ha perso la sua presunzione
La questione delle trivellazioni in Adriatico, proprio come, a suo tempo, quella dell’acqua pubblica, è tipicamente ideologica. Verranno sciorinate, di qui in poi, avvertenze tecniche e valutazioni economiche tutte molto rispettabili, a favore o contro le rispettive posizioni. Le ascolteremo volentieri. Ma alla fine decideremo sulla base – diciamo così – della sensibilità personale: più o meno sensibili alla protezione ambientale, più o meno sensibili al concetto di servizio pubblico. Per quanto sia opportuno e giusto il richiamo al rispetto dei fatti, al pragmatismo dell’approccio, alla scelta consapevole, la politica è fatta anche di “presunzione”: ovvero di una prospettiva che prescinde, almeno in parte, dalle giudiziose analisi. Se la politica, nel suo complesso, ha perduto una così enorme fetta di pubblico, non è solo e non è tanto per la cosiddetta questione morale: i ladri c’erano anche quando andavano a votare nove italiani su dieci. È perché la politica ha rinunciato alla presunzione (rischiosa, ma virtuosa) di indicare mete e obiettivi perfino “più importanti” degli impedimenti contingenti. La speranza (o l’illusione) di scavalcare l’ostacolo e di modificare la realtà sono stati il sale della politica. Troppo sale generò fanatismo. Niente sale genera indifferenza.