la Repubblica, 19 marzo 2016
Zuckerberg fa jogging a Pechino. E scatena polemiche
«È bello essere di ritorno a Pechino! Ho cominciato la visita correndo a Piazza Tienanmen, oltre la Città Proibita e fino al Tempio Celeste». Lo scrive Mark Zuckerberg su Facebook, con tanto di foto in tenuta da allenamento. La reazione non si fa attendere, il più rapido a scatenare la polemica è un blog in lingua inglese destinato ai residenti stranieri a Pechino, TheBeijinger. com. Non a caso: tra i residenti esteri nella capitale cinese l’argomento di conversazione numero uno è l’aria irrespirabile, il danno dell’inquinamento alla salute.
TheBeijinger denuncia la piaggeria del giovane capitalista venuto dalla Silicon Valley: «Che idea, correre senza maschera anti-smog, stamane l’aria è irrespirabile, le particelle rilevate nell’atmosfera superano i limiti di guardia. Bel colpo, Mark, se non basta questo a sbloccare Facebook in Cina, allora non c’è niente da fare». Per la precisione, nelle stesse ore in cui Zuckerberg pubblicava quella foto, l’indice d’inquinamento a Pechino era 15 volte il livello massimo fissato dall’Organizzazione mondiale della salute.
Ospite della conferenza governativa China Development Forum 2016, Zuckerberg spera forse di negoziare la “riapertura” del più grande mercato online del pianeta. Mentre la sua foto scatena polemiche, il Washington Post si chiede: come ha fatto ad accedere a Facebook da Pechino, dove il social media è vietato dal 2009? Semplice, usando un Virtual Private Network (Vpn), proprio come fanno i dissidenti, gli hacker, e i pochi esperti che sanno aggirare la Grande Muraglia di Fuoco della censura di regime. Vietatissimo. Dunque per compiacere Pechino Zuckerberg è stato costretto a calpestarne le regole.
Il tema dello smog e dei danni alla salute non angoscia soltanto i residenti stranieri. Anche sui social media cinesi, quelli autorizzati, è da tempo uno dei temi più discussi. E su questo versante il presidente Xi Jinping ha perfino consentito una liberalizzazione del discorso pubblico. I dati sulle particelle tossiche, un tempo coperti da una sorta di segreto di Stato, sono stati diffusi in modo un po’ più trasparente.
Del resto è col presidente Xi che matura la svolta sul cambiamento climatico, l’accordo con Obama per la riduzione delle emissioni di CO2, e l’adesione agli obiettivi di Parigi. Insomma Xi Jinping non cerca più di nascondere che l’inquinamento è un’emergenza. Zuckerberg ha sbagliato terreno per l’offensiva dell’adulazione. Avrebbe dovuto inneggiare alla tenuta della crescita economica, della Borsa di Shanghai, e del renminbi. Negli ultimi tempi è sull’andamento dei mercati finanziari che si è spostata l’attenzione dei censori di Pechino.