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 2016  marzo 19 Sabato calendario

Quant’è serio Jorge Lorenzo: «Io mi vedo alla Senna. Essere solo gaudenti non si può più»

Losail Caro Jorge, ma se le diciamo biscotto che cosa risponde?
«Che sono buoni. A me piacciono tanto, però io sono un atleta e devo mangiare questo». Nel suo ufficio dentro il paddock di Losail, il campione del mondo della MotoGp sorride mentre indica un poco invitante piatto di gallette e tacchino. Questa è la vita di Lorenzo, più ascetica che gaudente. Ma l’ha scelta, lo rende felice e lui la racconta così.
Lo sa che è il grande favorito anche quest’anno, vero?
«Facile parlare ora. Se sono favorito è solo perché sono il campione in carica, ma parto da zero come tutti».
Dopo il titolo 2015 ha detto: «Sono fra i grandi».
«Ho detto così? No dai. Ho solo detto che ho eguagliato gente come Rainey e Senna».
Se non è essere tra i grandi questo.
«In effetti 3 titoli MotoGp e 40 Gp vinti sono tanti...».
Se fosse un giocatore del suo Barcellona a chi si paragonerebbe?
«Non a uno del Barça ma a Zidane, perché il tifoso non conta più di fronte alla bellezza. Zidane aveva pochi movimenti ma essenziali, una spettacolarità senza orpelli, un’eleganza asciutta. Mi ci rivedo».
Se guarda la strada percorsa da quando suo papà le ha costruito la prima moto a 3 anni che cosa vede?
«Mi fa molta impressione pensare a miei avversari di quando ero bimbo: c’era chi aveva più talento di me eppure non è arrivato neanche a correre in un Mondiale. E sa perché? Perché al talento bisogna abbinare il duro lavoro. Una sola cosa delle due non basta».
Ad Assen 2013 ha corso arrivando quinto 36 ore dopo un intervento alla spalla in anestesia totale. Come si fanno certe cose?
«La volontà è la forza principale di un uomo. Io appena caduto il venerdì ho pensato subito che volevo correre la domenica. E ce l’ho fatta».
Dopo, ci chiese di non chiamarla eroe.
«Gli eroi veri sono quelli che cambiano il mondo, noi sportivi il mondo non lo cambiamo».
Però regalate emozioni.
«Va bene, ma non scopriamo nuove medicine. Non esageriamo».
Quanto ha inciso il recente viaggio in India?
«Molto. Ma io sono sempre stato curioso e riflessivo, più adulto della mia età. Il problema è non perdere il bambino che c’è in me, non essere troppo serio».
Appunto. Lei sembra non godersi le vittorie...
«Mi sacrifico per migliorare. Il relax arriva solo a gara finita, ed è breve: un giorno e mezzo. Poi penso già a ricominciare».
Tanta India, poco rock’n’roll, insomma.
«Oggi non puoi più essere un James Hunt o un Barry Sheene. Io mi vedo più alla Senna. Serio, professionale. Essere solo gaudenti non si può più».
Parliamo del Mondiale 2015: il presunto, famoso e famigerato biscotto spagnolo anti Valentino. Lei ha detto: «Io non ho fatto niente». Sicuro?
«Mi hanno tirato dentro. A domanda ho risposto che la manovra di Rossi con Marquez andava penalizzata in gara, non dopo. Ma si sa, Valentino è Valentino... E a molti la mia sincerità non è piaciuta».
E il gesto a Sepang del pollice verso a Rossi?
«Gesto antisportivo, è vero, e ho chiesto scusa. Ma è l’unica cosa di cui mi pento. Per il resto non cambierei idea neanche se si trattasse del mio migliore amico. Se uno sbaglia, lo dico».
Adesso come va con Rossi?
«Ci sono calciatori che non si parlano neanche se sono compagni e il calcio è uno sport di squadra! Perché vi preoccupa tanto che due piloti, nello sport più individualistico che c’è, abbiano un buon rapporto?».
Dunque?
«Essere amici non è un problema né per me né per lui. Non a caso si dice che nelle moto il primo nemico è il compagno di squadra...».
E tra Rossi e Marquez pensa accadrà qualcosa?
«Sono persone intelligenti, conoscono i rischi della pista e non faranno stupidate. Certo, Rossi pensa ancora a quello che è successo e non so cosa potrà accadere una volta in gara. Io spero niente».
Sono loro i suoi avversari per il titolo?
«Non solo. La Ducati va bene, Vinales in Suzuki anche. Teoricamente ci sono otto piloti che possono vincere ogni gara. La MotoGp sta cambiando in meglio. Certo meglio della F1».
Il suo futuro sarà in Yamaha?
«La mia priorità è finire la carriera qui, ma non so... Avrei voluto conoscere il mio futuro prima del via, vuol dire che ora avrò più tempo per pensare».
Lei colleziona pezzi rari di grandi atleti. Quali ama di più?
«Il casco e la tuta di Senna. Ma sono orgoglioso di tutti: i caschi di Schumacher, la tuta di Tomba, caschi e tute dei grandi della moto, ho anche la tuta di Valentino».
Gliel’ha regalata lui?
«Abbiamo fatto uno scambio: lui mi ha dato la tuta, io il casco. Di tutto questo un giorno farò un museo».
Si è anche fidanzato dopo anni da single felice. Come va la vita a due?
«Sono contento. Ovviamente, da soli o in coppia è diverso. L’importante è l’equilibrio e accettare quello che uno ha: io non posso lamentarmi della mia vita».