Corriere della Sera, 19 marzo 2016
Si riapre il caso di Roberta Ragusa. Annullato il proscioglimento del marito
Il sospetto, anche dopo quel proscioglimento che aveva sorpreso tutti e sconcertato pm e investigatori, non si era mai dissolto. E a Gello, piccola frazione alle porte di Pisa, in tanti continuavano a bisbigliare quando Antonio Logli, elettricista cinquantenne, marito di Roberta Ragusa, la mamma di due figli scomparsa nella notte del 13 gennaio del 2012, usciva dalla sua villetta di via Ulisse Dini o passeggiava a braccetto della compagna Sara, già amica della scomparsa prima che lei, forse, scoprisse quella relazione col marito. Chiacchiere, illazioni, cattiverie di paese contro «sguardo di ghiaccio», un uomo che è sempre rimasto inseguito dai sospetti. Da ieri però è la giustizia e non i pettegolezzi a scrivere un nuovo capitolo sul giallo di Roberta e a cancellare l’«assoluzione» decisa dal gup di Pisa Giuseppe Laghezza il 6 marzo dello scorso anno. La prima sezione penale della Cassazione ha annullato il proscioglimento di Antonio Logli e ha ordinato che l’inquisito torni davanti a un giudice che dovrà decidere se deve essere processato per omicidio e soppressione di cadavere o prosciolto ancora una volta. I giudici hanno accolto le richieste del procuratore generale e, anche se solo le motivazioni della sentenza spiegheranno le ragioni dell’annullamento, è chiaro che per i magistrati della Suprema Corte ci sono validi elementi da analizzare che, evidentemente, non sono stati tenuti in dovuta considerazione nel primo verdetto. «È presto per fare valutazioni – ha dichiarato Antonio Giaconi, il pm del primo procedimento penale – forse i giudici hanno riscontrato un vizio di forma o di legittimità nel pronunciamento del gup».
Soddisfatto l’avvocato di parte civile Enrico Maria Gallinaro («forse la Cassazione ha individuato nella sentenza annullata una non valutazione del comportamento dell’imputato successivo alla scomparsa della moglie, importantissimo al fine delle prove»), soddisfatti gli investigatori («prove e indizi sono molti ed evidenti»), contenti i comitati e le amiche che si sono sempre battuti per sapere la verità sulla scomparsa di Roberta «che adesso forse non sarà più un’ombra dissolta».
E lui? Antonio Logli, ancora una volta mantiene il silenzio, «tradito da giornalisti e chiacchieroni». Parla invece il padre Aldemaro. «Preoccupati? Assolutamente no, crediamo nella giustizia e la giustizia farà il suo corso», risponde accerchiato dai cronisti. E quando gli chiedono che fine ha fatto Roberta Ragusa, lui risponde secco: «Vorrei saperlo anch’io…».
Il legale di Logli, Roberto Cavani, ostenta sicurezza. Sostiene che la sentenza della Cassazione non aggiunge nulla alla linea difensiva. Che non è cambiata: «La signora Ragusa se n’è andata volontariamente e il racconto del supertestimone, Loris Gozi, è completamente inattendibile».
Già, il «supertestimone», Gozi il giostraio di 39 anni che ha raccontato (smentendo il racconto di Logli) di averlo visto quella notte litigare in strada con la moglie. È stato arrestato a dicembre per scontare una condanna a tre anni di carcere per furto aggravato. Un brutto colpo, forse il peggiore, per l’accusa.