Libero, 18 marzo 2016
I quindicimila passaporti nelle mani dell’Isis
Secondo fonti di intelligence, i terroristi dell’Isis dispongono oggi di qualcosa come 15mila documenti d’identità e di migliaia di passaporti sequestrati a cittadini siriani. Documenti che dopo essere stati manomessi vengono utilizzati dai miliziani per raggiungere in tutta tranquillità la Libia e l’Europa. Secondo quanto risulta a Libero, alcuni di questi documenti sono stati utilizzati da decine terroristi dell’Isis infiltrati nelle scorse settimane nel fiume di migliaia di profughi che hanno raggiunto l’Europa attraverso la Grecia, i Balcani e la Libia.
L’ultimo allarme in ordine di tempo è stato lanciato dai servizi segreti russi, che hanno avuto informazioni precise riguardo a un maxi sequestro di persona tuttora in corso in Siria: da una settimana 5mila civili in fuga verso la Turchia, sono caduti nelle mani degli islamisti del Califfato, che per prima cosa hanno sequestrato loro i documenti d’identità necessari per varcare il confine con la Turchia e ottenere così lo status di profugo in fuga dagli orrori della guerra civile.
In totale le carte d’identità e i passaporti siriani contraffatti utilizzati dallo Stato islamico, sarebbero più di 15mila. Di questi documenti, alcune centinaia sarebbero già stati utilizzati dai terroristi e dai loro fiancheggiatori per entrare sotto mentite spoglie nei Paesi dell’area Schengen e raggiungere indisturbati l’Italia, la Germania, il Belgio e la Francia.
Negli ultimi mesi, si sarebbe intensificata la caccia da parte dell’Isis per ottenere documenti d’identità e consentire a migliaia di miliziani di raggiungere indisturbati la Libia, passando attraverso i confini tunisini. Molti di questi documenti utilizzati dall’Isis sono stati sequestrati nel corso degli ultimi quattro anni, ai 28mila soldati dell’esercito regolare di Bashar al Assad, caduti sui campi di battaglia o fatti prigionieri dallo Stato islamico e di cui in gran parte si ignora la sorte. Ma migliaia di questi documenti sono stati sequestrati ai civili siriani e alle popolazioni locali per evitarne la fuga, e costringerli a vivere nelle città e nei villaggi caduti sotto il controllo dello Stato islamico. Migliaia di carte d’identità e di passaporti sono stati inoltre trovati dai terroristi negli uffici dell’amministrazione pubblica siriana.
Una situazione che preoccupa i nostri servizi segreti, che da tempo stanno concentrando la loro attenzione su 4 mila passaporti recanti l’intestazione: «Repubblica araba di Siria», finiti nelle mani non solo dell’Isis, ma anche della Jabhat al Nusra, l’ organizzazione terroristica vicina ad Al Qaeda. Si tratta di passaporti e di documenti d’identità sottratti a privati cittadini e in parte provenienti dagli uffici amministrativi di Raqqa e di Deir er Zor, e già utilizzati dai terroristi e dai miliziani che si stanno riposizionando in Libia e in Europa. Documenti utilizzati per passare il confine tunisino e raggiungere le città libiche di Sirte e Misurata, ma anche le maggiori città europee sfruttando i buchi nei controlli.
Già in passato, spiegano gli agenti dei nostri servizi segreti, migliaia di documenti contraffatti sono stati messi a disposizione dall’Isis «di appartenenti e di miliziani di altre formazioni terroristiche intenzionati a spostarsi sotto falsa identità per raggiungere l’Europa e alcuni Paesi del nord Africa». Una situazione preoccupante e ormai largamente fuori controllo, tanto che nelle ultime settimane, sono aumentate in modo sempre più consistente le segnalazioni e le relazioni delle polizie di tutta Europa riguardo la circolazione di carte d’ identità e di passaporti contraffatti intestati a cittadini siriani. L’Interpol ha disposto la creazione di una banca dati globale che incamera i dati su documenti d’identità sequestrati a sospetti terroristi o a possibili fiancheggiatori. Anche i servizi segreti americani sono ormai convinti che l’Isis stia utilizzando flussi migratori per infiltrare cellule terroristiche in Libia, in Tunisia e in territorio europeo grazie a documenti siriani.
L’Isis in passato si è già servita di questo stratagemma per entrare in Europa, come quando nel novembre scorso, è stata colpita Parigi: uno dei due attentatori dello Stade de France, aveva un passaporto intestato ad Ahmad al Mohammad, che poi si è scoperto essere il nome di un soldato dell’esercito regolare siriano morto pochi mesi prima nei pressi di Aleppo. O come Ahmed Dohmani, un belga legato agli attacchi di Parigi e fermato in Turchia pochi giorni dopo l’attentato al Bataclan, che per i suoi spostamenti utilizzava un passaporto siriano vero ma non corrispondente alla sua identità. E infine Abdelhamid Abaaoud, la mente degli attentati di Parigi, ucciso dalle forze speciali francesi nel raid di Saint-Denis, era stato implicato in un traffico di passaporti siriani venduti dall’Isis a profughi che raggiungevano le coste greche e l’Italia.