Il Messaggero, 18 marzo 2016
Il Premio Strega dice addio al Ninfeo mentre Feltrinelli dice addio al Premio Strega
Il Premio Strega fa sempre discutere. Ogni anno, per i giochi di ruolo un po’ prevedibili, per i nomi delle case editrici e dei finalisti che vi partecipano, per quelli dei vincitori che spesso sono già annunciati, c’è qualcuno che alza la voce e dice che è arrivato il momento di cambiare qualcosa. Arrivato ai suoi primi settant’anni, il Premio si presenta in un panorama editoriale inedito, soprattutto grazie alla nascita del colosso Mondadori-Rizzoli. Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione, sostiene che tutte le decisioni in merito verranno prese dal comitato direttivo: «Per quanto riguarda il colosso, il quadro non è ancora chiaro. Probabilmente ci sarà qualche aggiustamento, dipenderà tutto dall’Antitrust. Ma ci sono già abbastanza garanzie per la validità del Premio, come il ripescaggio in finale di un libro pubblicato da un editore medio-piccolo. Non credo, comunque, che ci saranno dei grandi cambiamenti». Il direttore editoriale della Feltrinelli Gianluca Foglia ha dichiarato che lo Strega avrebbe bisogno di un «profondo processo di rinnovamento». Eppure prima che nascesse “Mondazzoli”, nel nuovo millennio, la Mondadori si è aggiudicata ben undici edizioni, e quindi l’idea che nel recente passato ci fosse più alternanza, più imprevedibilità, forse, era solo una piccola illusione.
Le uniche vere novità, per ora, sembrano quelle riguardanti il giorno e il luogo della finale del Premio, che si terrà l’8 luglio all’Auditorium Parco della Musica a Roma (nella Sala Sinopoli e nella Cavea). Questa è stata scelta per evitare di far coincidere la premiazione con la fase finale degli Europei di calcio. Il luogo, invece, così luminoso e dotato di grandi schermi, si presta alla proiezione di alcuni filmati provenienti dalla teche Rai, che racconteranno la storia dei settant’anni del premio letterario più importante d’Italia. «Certo che la cornice storica del Premio Strega – ha dichiarato Raffaele La Capria, vincitore nel 1961 con il suo romanzo Ferito a morte – il Ninfeo di Villa Giulia, è più solenne. Quest’anno, sicuramente, la premiazione sarà meno suggestiva. Quanto alle concentrazioni, mettono sempre un po’ in soggezione». Secondo Romana Petri non cambierà nulla: «In futuro forse alcuni editori indipendenti si guarderanno dal partecipare». Paolo Di Paolo, finalista al Premio Strega nel 2013, è convinto che il colosso Mondazzoli snaturi un po’ la competizione perché rischia di mettere in gioco tre o più rappresentanti dello stesso gruppo editoriale, e sulla serata finale dichiara: «Tutto sta a non renderla simile a una via di mezzo tra un convegno celebrativo e una parata televisiva».
Intanto, sui social network, grazie all’iniziativa di Alba Donati (del Gabinetto Viesseux di Firenze) è nato un piccolo premio parallelo, con tanto di hashatg: #loStregacheVorrei. Il Premio Strega dei lettori, insomma, o almeno di una parte, che hanno già scelto la loro cinquina dei finalisti (Cordelli, Matteucci, Pincio, Doninelli, Catozzella), tre mesi prima di quella ufficiale. «I grandi premi non vengono mai dati allo scrittore, ma ai suoi lettori. Poveracci, se li meritano», diceva Ennio Flaiano. E forse aveva ragione.