la Repubblica, 18 marzo 2016
La Bauli si compra i Krumiri (e tutta la Bistefani)
Davide sconfigge Golia. L’artigiano pasticcere finisce per prevalere sull’industriale. Un mondo rovesciato quello di Casale Monferrato dove i Krumiri del cavalier Rossi, invenzione datata 1878, la spuntano su quelli industriali del signor Luigi Viale, fondatore del marchio Bistefani, oggi comperato dai veronesi della Bauli. Seduto sulla poltrona con il velluto rosso del negozio di via Lanza, nel cuore di un meraviglioso centro storico, il signor Carlo Molghea concede ai vinti l’onore delle armi: «Bistefani era certamente un concorrente. Ma, in fondo, ci ha fatto per anni un favore pubblicizzando i krumiri, il biscotto che abbiamo inventato noi».
Strano destino quello dei nomi. I krumiri, tribù tunisina che viveva ai confini con l’Algeria, avevano due caratteristiche: collaboravano con gli occupanti francesi e bevevano un particolare liquore di erbe. In quanto collaborazionisti sono diventati sinonimo di tutti coloro che non scioperano e nel conflitto stanno con i padroni. In quanto distillatori hanno dato il nome al biscotto che il cavalier Rossi aveva creato per essere mangiato sorseggiando il liquore.
Sul piazzale di Villanova Monferrato gli sconfitti si chiamano Giovanni, Sandro, Lucia. Sono i delegati sindacali della fabbrica Bauli che in estate chiuderà i battenti e sarà trasferita a Verona. Annuncio shock? «Non è stato bello scoprire che dall’autunno se vorrai lavorare dovrai fare 260 chilometri e trasferirti». Ma non è bastato nemmeno questo a innescare la rivolta in fabbrica: «Ci siamo riuniti in assemblea. C’erano due possibilità: far scattare lo sciopero di protesta o provare a trattare». Troppo facile fare ironie: non sorprende nessuno che nella fabbrica dove si producono i krumiri l’ipotesi dello sciopero sia stata bocciata. «Meglio trattare – dicono i delegati – Siamo brava gente, non teste calde».
Se non si scatenano i diretti interessati, figurarsi la città. Vi portano via i krumiri e voi non protestate? «Precisiamo, portano via la Bistefani. I krumiri di Rossi, quelli originali, restano qui e non ce li toglie nessuno», distingue il signor Enrico, 65 anni, pensionato. E in quella distinzione c’è tutta la vittoria, l’egemonia avrebbe detto Gramsci, del pasticcere di via Lanza. Eppure per molto tempo l’esito della battaglia dei krumiri era rimasto incerto. Negli anni ‘90 la Bistefani era fortissima. Non solo perché spendeva molto in pubblicità ma anche perché, ricorda Enrico, «Eugenio Viale, erede di Luigi, era diventato parlamentare e aveva ottenuto importanti commesse, anche sui voli dell’Alitalia». La ricordano in tanti la domanda multilingue della hostess: «Da bere? E da mangiare? Dolce o salato?». Se si sceglieva «dolce» dal cassettino spuntava il pacchetto dei biscotti curvi di Casale. Altri tempi: «Da quando è arrivata la Bauli – raccontano gli operai sul piazzale – hanno ridotto le produzioni più pregiate. Prima hanno ucciso i panettoni e i baci di dama e adesso ci trasferiscono». E i krumiri? «Quelli non erano il cuore della produzione. Però – concede Lucia – sono un pezzo di storia che se ne va». Lasciando a spasso 114 dipendenti.
Il pezzo di storia che resta è invece un negozio dove lavorano tutto l’anno 10 dipendenti e dove «solo a fine anno l’organico diventa di 22 per fare la produzione di Natale». Il signor Carlo ha sposato Anna Maria Portinaro, erede di Ercole, l’uomo che nel 1953 ha rilevato la pasticceria dei krumiri. Il negozio è il bancone di vendita della fabbrica, che occupa il retrobottega. Più che una linea di produzione, un laboratorio. Il signor Carlo mostra orgoglioso «questo contenitore di uova. Vede, ancora oggi le apriamo a una a una, non ci sono macchine». La produzione è necessariamente limitata. Ma è stata questa, in fondo, la ricetta vincente: «Vengono a trovarci da tutto il mondo – rivela la signora Anna Maria – e sono persone molto diverse: dal grande finanziere internazionale a Fausto Bertinotti. Abbiamo ricevuto anche i complimenti dai Clinton».
Nel campo degli sconfitti si cerca invece di creare un movimento di solidarietà. «Ci stiamo provando», dice il sindaco, Titti Palazzetti. Che lunedì incontrerà sindacati. L’unica strada sembra essere quella di «provare a sistemare alcuni lavoratori nelle altre aziende del territorio». Ma non sarà facile: «Chi assume – spiega Palazzetti – assume giovani ingegneri». Tempi duri per i cinquantenni reduci dalla battaglia dei krumiri. Condannati anche loro questa volta a rimanere fuori dai cancelli della fabbrica.