Il Messaggero, 18 marzo 2016
Spacciavano coca sull’ambulanza. Quattordici indagati a Roma
La cocaina viaggiava sull’auto dell’emergenza. L’autista accendeva la sirena e si faceva largo nel traffico per correre a consegnare la droga, anche fuori Roma. La vettura bianca era destinata al trasporto degli organi o del sangue ma c’era chi la utilizzava per lo spaccio, partiva dal policlinico Umberto I e andava in giro a smistare le dosi. Capitava anche che l’auto o l’ambulanza servissero per un’urgenza medica, ma l’emergenza doveva aspettare fin quando il mezzo non rientrava alla base. Non era l’unico scandalo tollerato nell’autoparco del più grande polo universitario. Qualcuno rubava la benzina, chi lavorava da tutt’altra parte risultando regolarmente in servizio all’Umberto I, altri riuscivano addirittura a pilotare assunzioni presso cooperative private e c’era anche chi prendeva l’auto di servizio per andare a fare la spesa o dall’estetista. L’indagine svolta dagli agenti del commissariato San Lorenzo, diretti da Giovanna Petrocca, in collaborazione con i colleghi del Casilino, è durata più di due anni. I poliziotti hanno filmato, intercettato e pedinato alcuni dipendenti dell’autoparco dell’Umberto I. In procura, sul tavolo del sostituto procuratore Erminio Carmelo Amelio, titolare dell’inchiesta, sono finite migliaia di pagine di accertamenti. Per tre persone sono scattati gli arresti domiciliari: il coordinatore capo dell’autoparco, Claudio Proietti, un altro coordinatore Antonio Ferri ed un autista Gianfranco Troiani. Altre 4 persone, che lavoravano come amministrativi, sono state sospese ed interdette dai pubblici uffici e altre 7 sono indagate.
LA LETTERA ANONIMA
L’inchiesta è partita nel 2014 in seguito a un esposto anonimo presentato al commissariato San Lorenzo. Gli investigatori, attraverso intercettazioni e pedinamenti, hanno scoperto che all’interno dell’ufficio dell’autoparco regnava la più totale illegalità. Alcuni degli indagati dovranno difendersi dall’accusa di truffa aggravata, peculato e falso ideologico. Ma la posizione più grave è forse quella di Gianfranco Troiani arrestato in flagranza per spaccio di droga. Ad inchiodarlo sarebbero alcune intercettazioni. Lui è alla guida dell’auto di servizio con la sirena accesa, nessun organo da trasportare ma solo droga. Un collega lo chiama preoccupato, la vettura serve per un’emergenza. «Dove sei? Sbrigati a tornare». Troiani fa ritorno al policlinico e la macchina bianca può ripartire per la consegna urgente di un organo.
Antonio Ferri formalmente lavorava all’Umberto I ma in realtà stava da tutt’altra parte. Gli agenti hanno accertato che per mesi ha prestato servizio in un autoparco di ambulanze privato a Casal del Marmo. Eppure il suo cartellino risultava regolarmente timbrato al policlinico dove lui non metteva piede, c’era chi lo faceva al posto suo. Non solo: gli investigatori hanno filmato addetti amministrativi che prendevano i mezzi dell’ospedale e andavano a sbrigare faccende private.
I FURTI
Qualcuno rubava anche il carburante. Gli addetti alle pompe di benzina avrebbero fatto rifornimento alle proprie auto nell’autoparco dell’ospedale. Con lo stesso sistema i dipendenti pulivano le macchine, anche l’autolavaggio era usato a fini privati. Alcuni lavoratori, approfittando della loro posizione, riuscivano a pilotare anche assunzioni presso cooperative private che avevano vinto appalti all’interno dell’Umberto I.
Gli investigatori, durante alcuni sopralluoghi, hanno inoltre verificato che gli addetti coinvolti nell’inchiesta stavano in ufficio spesso senza svolgere alcuna attività. Nel mirino degli inquirenti è finito anche l’appalto delle ambulanze interne all’Umberto I perché non sarebbe regolare e potrebbe essere scaduto da mesi.