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 2016  marzo 18 Venerdì calendario

L’importanza di usare la parola «genocidio», l’unica che permette un rafforzamento delle azioni militari contro l’Isis

«Lo Stato Islamico sta perpetrando un genocidio contro tutte le minoranze religiose: cristiani, yazidi, sciiti». La denuncia arriva dal segretario di Stato John Kerry. È un’affermazione gravida di conseguenze, non a caso la parola “genocidio” è stata usata pochissimo nelle prese di posizione ufficiali dei governi americani. In tempi recenti c’è un solo precedente: il Darfur (Sudan) nel 2004. Il Dipartimento di Stato invita a non trarne conseguenze affrettate, non è in vista l’invio di truppe terrestri americane. Però l’uso del termine genocidio apre la strada ad un rafforzamento delle azioni militari (raid aerei, blitz delle forze speciali). Crea anche i presupposti per trascinare in futuro i colpevoli di fronte a un tribunale internazionale, com’è accaduto in altri casi.
«Daesh – ha dichiarato ieri Kerry usando un altro nome dello Stato Islamico o Is – è colpevole di pulizia etnica e di crimini contro l’umanità». Ha elencato le vittime principali in tre gruppi religiosi, cristiani Yazidi e sciiti, ed ha aggiunto però che talvolta anche i sunniti, i curdi islamici e altre minoranze sono state colpite. «Dobbiamo riconoscere – ha detto il segretario di Stato – la gravità di quello che Daesh sta facendo. Dare un nome ai crimini è importante, ma quello che è ancora più essenziale è fermarli». Ha ricordato che proprio le stragi e persecuzioni di Yazidi furono tra i primi crimini che portarono lo Stato Islamico all’attenzione internazionale, e spinsero gli Stati Uniti a un intervento militare, sia pure limitato nelle operazioni dai cieli nonché nell’appoggio ai peshmerga curdi. Ha aggiunto che nonostante le operazioni di soccorso i jihadisti erano riusciti a «catturare e ridurre in schiavitù migliaia di donne e ragazze yazidi, vendendole, stuprandole, distruggendo le comunità in cui avevano vissuto per generazioni». Kerry ha aggiunto esempi di violenze simili esercitate in modo sistematico contro altre minoranze religiose o etniche. «Il carattere del genocidio – ha detto – è l’intenzione di distruggere in tutto o in parte un gruppo etnico o religioso proprio perché tale. Lo Stato Islamico uccide i cristiani perché sono cristiani, gli Yazidi perché sono Yazidi, gli sciiti perché sono sciiti. La loro visione del mondo è basata sull’eliminazione di quelli che non aderiscono alla loro ideologia perversa».
Il portavoce del Dipartimento di Stato, Mark Toner, ha precisato che l’accusa di genocidio «ha prima di tutto un valore morale», non comporta un obbligo di «intervento umanitario» che vada oltre quello che gli Stati Uniti stanno già facendo in quella zona. Lo stesso Kerry ha ricordato che l’azione congiunta dei raid aerei americani più l’intervento di forze terrestri alleate agli Usa hanno ricacciato indietro lo Stato Islamico dal 40% del territorio che aveva invaso in Iraq e dal 20% del territorio che controllava in Siria.
Ma la reticenza di tutte le Amministrazioni Usa in passato a usare il termine genocidio ha delle ragioni. Il termine è gravido di significato storico (richiama ovviamente l’Olocausto degli ebrei, in Germania e nei territori occupati dai nazisti o dai loro alleati, prima e durante la Seconda guerra mondiale) ed inoltre ha delle implicazioni legali qualora i colpevoli vengano catturati e processati. A premere perché Kerry usasse questa definizione per la prima volta dopo il suo predecessore Co- lin Powell nel 2004, è stato il Congresso. Una vasta coalizione bipartisan di parlamentari democratici e repubblicani ha raccolto gli appelli venuti in particolare da diverse organizzazioni cristiane. Prima ancora che Kerry prendesse questa posizione lo aveva fatto Hillary Clinton, ma quando ormai era già candidata alla Casa Bianca non più segretario di Stato. È probabile che l’Amministrazione Obama si sia coordinata con la Clinton. Se Kerry avesse ancora tardato a lanciare l’accusa di genocidio, questa reticenza poteva diventare un’arma in mano ai repubblicani in campagna elettorale. Donald Trump ha più volte accusato l’attuale Amministrazione di debolezza e di inefficacia nella lotta allo Stato Islamico. L’accusa di genocidio di Kerry può preludere anche ad un’azione degli Stati Uniti presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Resta invece escluso, perché Obama su questo è stato finora irremovibile, l’invio di truppe terrestri americane sul terreno, che non siano quei commando speciali già dispiegati.