La Stampa, 18 marzo 2016
Chi fermerà Messi, Suarez e Neymar?
Due frasi spiegano meglio di ogni altra cosa la qualità del Barcellona che si avvia – non c’è altro verbo a disposizione, nonostante la palla com’è noto continui a essere «rotonda» – a vincere per la prima volta dai tempi del Milan di Sacchi la Coppa dei Campioni per due volte di fila: da quando si chiama Champions League, 1992/93, non è ancora accaduto. La prima frase detta da chi lo allena, qualche giorno fa: «Preoccupato? La mia unica preoccupazione è per la cena, devo decidere se mangiare carne o pesce». L’altra pronunciata ieri da chi ha affrontato il miglior giocatore del mondo qualche volta in questi anni: «Vincere la Champions con Messi è più facile che vincerla avendolo come avversario».
Un tabù da infrangere
Detto che monsieur de La Palice difficilmente avrebbe potuto far meglio di Mourinho, non stupisca nemmeno la serenità di Luis Enrique. Né sia scambiata per arroganza. È la pura verità: voi sareste preoccupati se doveste allenare una squadra che comincia ogni partita sul 2-0? Perché questa è la realtà del Barça, misurata attraverso i numeri dei suoi fuoriclasse. Messi, Suarez e Neymar, una squadra nella squadra: 228 gol in tre da quando giocano insieme (ottobre 2014), 106 in questa stagione (50 partite). Da soli, meglio di tutte le possibili avversarie d’Europa tranne tre. L’«altro» Barcellona difende e aggiunge 35 reti ai 2-0 di partenza: il risultato è la sensazione di facilità di gioco e vittorie che già si era ammirata nella scorsa primavera su ogni campo del continente, fino a quei 10’ di difficoltà nella finale di Berlino comunque sottratta alla Juve. Qualcosa che non si era visto nemmeno nel primo Barcellona perfetto, quello creato nel 2008 da Guardiola.
Macchina perfetta
«Quei tre trasformano la vita normale in arte», l’elogio di Wenger dopo l’ennesima ripassata di mercoledì sera al Camp Nou. Barcellona-Arsenal 3-1 (pardòn, MSN-Arsenal 3-1) è stato l’esempio plastico della superiorità fatta tridente. Un gol a testa, completamente diversi: velocità e precisione nel diagonale del brasiliano, istinto e acrobazia nella splendida semirovesciata dell’uruguaiano, classe infinita nel tocco finale dell’argentino. Un mix perfetto, come l’amicizia che li unisce e si vede anche dai 37 assist che si sono regalati a vicenda. C’è mai stato un attacco tanto devastante? Negli ultimi trent’anni forse qualcosa di simile hanno prodotto soltanto il Milan degli olandesi (Gullit e Van Basten) e il Brasile campione del mondo 2002, con Ronaldo (il Fenomeno), Ronaldinho e Rivaldo. Ma nessun club aveva mai riunito tre dei primi quattro al mondo. La differenza si vede.