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 2016  marzo 18 Venerdì calendario

È stato proclamato il Kurdistan siriano. È il primo passo verso una Siria divisa fra curdi, alawiti e sunniti

La Siria federale ha la sua prima «entità». Il Kurdistan. Una «Federazione della Siria del Nord» è stata proclamata ieri dalle principali forze politiche locali, guidate dall’Unione democratica curda, il Pyd. La dichiarazione è arrivata dopo una conferenza in una piccola città nel Nord-Est della Siria, dal nome impronunciabile, Rmeilan. Centocinquanta delegati curdi e alleati arabi hanno deciso di rompere gli indugi e creare una regione autonoma unificata, sul modello del Kurdistan iracheno. È il primo passo verso una Siria divisa fra curdi, alawiti e sunniti.
Difficilmente, per i curdi, si ripresenterà un momento così propizio. Hanno il controllo militare del territorio. Ricevono aiuti sia dai russi sia dagli americani. Il principale nemico in Siria, l’Isis, è in ritirata. Il governo centrale di Bashar al-Assad non ha la forza né l’interesse politico, in questo momento, di contrastarli. Il principale avversario esterno, la Turchia, è frenata dagli americani, che vedono nei curdi la forza più efficace contro lo Stato islamico, e dalla presenza militare russa.
«Un Siria federale e democratica è la migliore garanzia per una convivenza fraterna – ha spiegato il dirigente dello Pyd Nawaf Khalil -. Alla conferenza hanno partecipato turkmeni, arabi, cristiani». Salih Muslim, co-presidente del Pyd, ha ribadito che alla conferenza si sono delineati i criteri per i «futuri rapporti» fra le diverse entità della Siria. I curdi sperano che ai colloqui di pace in corso a Ginevra – anche se non sono presenti per il veto posto dalla Turchia – si gettino le basi dello stato federale.
Il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, ha insistito che vengano invitati ai negoziati, perché la nuova struttura dello Stato siriano sia discussa coinvolgendo «tutti i gruppi etnici e religiosi». Più freddi, apparentemente, gli Stati Uniti. Il Dipartimento di Stato ha fatto sapere che «non riconoscerà» la nuova entità. Il governo di Damasco ha respinto la decisione curda come «incostituzionale e inutile». La Coalizione nazionale siriana, all’opposizione, ha denunciato il tentativo di «confiscare la volontà del popolo siriano».
Il grande Kurdistan
Più che le parole contano le forze sul campo. I guerriglieri curdi sono il nerbo di una formazione curdo-araba di 30 mila uomini. In un anno hanno triplicato l’area sotto il loro dominio e organizzato un embrione di Stato con scuole e servizi pubblici. Hanno una ideologia socialisteggiante, sul modello di quella del Pkk in Turchia. Sono considerati da Ankara terroristi al pari del Pkk e accusati di complicità negli attentati degli ultimi mesi.
Le differenze politiche frenano l’unione con il Kurdistan iracheno, dominato dal Kdp di Massoud Barzani, filo-americano e per un’economia aperta. Ieri il posto di confine di Al-Malikiya fra i due Kurdistan è stato chiuso. Tensioni che allontanano il sogno del Grande Kurdistan che unisca tutti i curdi. Il Kurdistan siriano si chiama Rojava, cioè Occidentale. Quello in Turchia è il Settentrionale, in Iraq il Meridionale, in Iran l’Orientale. Messi insieme farebbero una nazione di oltre 400 mila kmq con circa 25 milioni di abitanti.